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Mercier e Chaignaud: battaglie e seduzioni oltreumane

Racconto della performance di Theo Mercier e François Chaignaud, Radio Vinci Park, vista a Short Theatre: un rituale tra danza, acrobazia, musica e motociclismo. Recensione

Foto Claudia Pajewski

Siamo dentro a un sotterraneo, garage aperto dalle molte vie di fuga. È un centro commerciale di una zona romana fuori dai poli culturali usuali; è sera. Riunita, una nutrita massa di persone aspetta di vedere che accada qualcosa, incurante della vaga possibilità dell’ignoto. Ci invitano a entrare; curiosi, nella penombra ci accostiamo, guidati dalle luci, a una spinetta e alla sua pianista, abiti neri graffianti contro il coperchio lussuosamente decorato di panna e storie bucoliche sull’antico clavicembalo.

Foto Claudia Pajewski

Contrasto, mistero, attesa, promessa, eternità del classico e ricerca contemporanea: è con fare alchemico che ci si accosta all’ultima creazione di Theo Mercier e François Chaignaud, Radio Vinci Park, creata nel 2016 e rappresentata a chiusura di Short Theatre e, per l’appunto, all’interno del centro commerciale I Granai.

La performance avviene come una serie di epifanie che squarciano il semi buio; attorniati, gli spettatori – chi in punta di piedi alle spalle di un altro, chi accovacciato ai piedi degli spartiti sciolti – ascoltano le sonate e nel frattempo serpeggia l’ipotesi del pericolo. Sì, perché sulla carta la performance prevede altre figure: il coreografo, danzatore e cantante François Chignaud e lo stuntman motociclista Cyril Bourny, ancora celati allo sguardo.

Foto Claudia Pajewski

Aspettativa e timore si insinuano tra le note, tra Purcell e Mozart, la mente è libera di vagare, di osservare. Anche il nostro corpo è proteso: arriverà a circondarci con un rombo cupo, dovremo sbirciare in qualche anfratto? Le vedi le persone, accorte e ogni tanto in attesa, girarsi e guardarsi intorno, in cerca.

Concluso questo preludio, come falene verso un’altra flebile luce, ci avviciniamo attorno a un altro luogo, un’arena questa volta transennata, dove – eccolo – al centro, immobile, interamente vestito di nero, tra tuta e casco sta, il motociclista.

Anche questa è un’immagine che nella sua essenzialità diventa luogo dei possibili: genera desiderio, timore, curiosità e distanza, immobile e nello stesso tempo pronta all’azione. Non una testa è distratta, tanto è il magnetismo.

Foto Claudia Pajewski

Da lontano, fuori da uno dei fuochi dell’ellisse transennata, si inizia a sentire un canto, dei tintinnii. Ecco anche l’altra figura, un essere dalle molte forme, in quelli che sembrano abiti tradizionali agresti, file e file di sonagli su avambracci e tibie, tacchi a spillo e cappuccio largo in testa. Entra e squarcia la luce che a pioggia cade dal neon sopra l’oscura figura. Diametralmente opposte le due figure eppure assolutamente complementari e necessarie l’una all’altra: chiara e scura, immobile e in continuo mutamento di forme e gesti, tra loro la tensione è costante. La coreografia di Chignaud rispecchia il nostro punto di osservazione, noi umani in balia di una forza Altra, adiacente e però distante, mossi a pietà e desiderio, e rifiuto e bestemmia contro l’impossibile vicino. Allora sorge l’ipotesi di una relazione col mito, col divino, in cui l’Altro sia qualcuno da supplicare o sedurre, a cui tendere nonostante il silenzio, la fermezza della ieratica postura. È una lotta e un rito di accoppiamento, un desiderio di rivalsa e di elevazione, mentre ancora suona il clavicembalo con ritmo forsennato, mentre ancora canta e danza, la figura, piegando corpo, voce e volontà a virtuosismi acrobatici.

Foto Claudia Pajewski

Nella nostra posizione di osservatori partecipi e catturati, ci lasciamo cullare e scuotere dalle possibilità narrative suggerite da questa drammaturgia di partiture diverse e contrastanti, fin quando, abituati a questa dimensione scenica, non ci ritroviamo ancora una volta a fare i conti con la mutazione improvvisa, il rombo che finalmente si accende, la forza divina che accoglie la sfida e spinge all’oltreumano, all’impennata, al rischio della fine, all’accoglienza. Questi due eroi-acrobati,  (risuonano le stanislaskijane memorie di figure al limite con la morte, spirituale e fisica), con precisione estrema, con cura e coraggio, saltano l’ultimo ostacolo, superano con atto di hybris le leggi dei mortali e ci lasciano soli in questo non luogo, che, per un’ora, è diventato teatro di uomini e dei.

Viviana Raciti

Visto a Short Theatre, settembre 2023

RADIO VINCI PARK
messa in scena Théo Mercier
canto e coreografia François Chaignaud
clavicembalo e arrangiamenti musicali Marie-Pierre Brébant
stunt Cyril Bourny
collaborazione artistica Florent Jacob
direzione tecnica François Boulet
disegno tecnico dei costumi Clinique Vestimentaire
amministrazione e produzione Mandorle productions, Alma Office
distribuzione Apropic
produzione esecutiva Good World
coproduzione La Ménagerie de verre – Paris, Festival Actoral – Marseille, La Bâtie – Festival de Genève, CDN Nanterre-Amandiers
con il supporto di Hermès
Mandorle productions è sovvenzionata dal Ministère de la Culture DRAC Rhône-Alpes e dalla Région Auvergne-Rhône-Alpes
Good World/ Théo Mercier è supportato da Hermès per questo progetto
con il sostegno di Institut français Italia, Fondazione Nuovi Mecenati
in collaborazione con Villa Medici
con il patrocinio di Roma Capitale – Municipio VIII

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Viviana Raciti
Viviana Raciti
Viviana Raciti è studiosa e critica di arti performative. Dopo la laurea magistrale in Sapienza, consegue il Ph.D presso l'Università di Roma Tor Vergata sull'archivio di Franco Scaldati, ora da lei ordinato presso la Fondazione G. Cinismo di Venezia. Fa parte del comitato scientifico nuovoteatromadeinitaly.com ed è tra i curatori del Laterale Film Festival. Ha pubblicato saggi per Alma DL, Mimesi, Solfanelli, Titivillus, è cocuratrice per Masilio assieme a V. Valentini delle opere per il teatro di Scaldati. Dal 2012 è membro della rivista Teatro e Critica, scrivendo di danza e teatro, curando inoltre laboratori di visione in collaborazione con Festival e università. Dal 2021 è docente di Discipline Audiovisive presso la scuola secondaria di II grado.

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