Questa recensione fa parte di Cordelia di ottobre 23
Per celebrare il doppio anniversario, i 100 anni dalla nascita di Giovanni Testori e i 150 dalla morte di Alessandro Manzoni, Andrée Ruth Shammah riporta sul palco del Piccolo Teatro di Milano I promessi sposi alla prova attraverso un riadattamento dello spettacolo di Testori. Riprendendo le parole della regista scritte nelle note di sala – «la mia vocazione come regista era quella di sviscerare un testo fino allo sfinimento per trovare nella recitazione degli attori il significato di una battuta, di un sentimento, di un pensiero» – troviamo con successo un’unità di intenti con la direzione stessa impartita da Testori negli anni in cui lo spettacolo andò in scena. Dunque, un’attenzione raffinata nell’uso della parola, una passione per la lingua e uno scavo profondo nella caratterizzazione dei personaggi che sembrano riprendere vita sul palco del Piccolo senza tuttavia subire il passaggio del tempo. La storia manzoniana riacquisisce quindi nella regia di Shammah tutta la sua forza narrativa, i personaggi di Renzo e Lucia rivivono una nuova e fresca giovinezza nei corpi degli allievi Tobia Dal Corso Polzot e Aurora Spreafico, la monaca di Monza si carica di una struggente e lugubre drammaticità, intensificata dall’esperienza scenica di Francesca Fracassi, Vito Vicino è un Don Rodrigo garzone e famelico, Giovanni Crippa (all’epoca di Testori interpretava Renzo e l’allievo nella messinscena) è un appassionato Maestro e un vile Don Abbondio, Rita Pelusio una vivacissima Perpetua. Sullo sfondo di un’unità di luogo, una sala di prove dismessa e continuamente agita dai personaggi per modularne gli spazi e gli oggetti scenici, l’opera di Manzoni torna ad abitare la riscrittura piena di vitalità di Testori, ripartendo dalla frase cardine da cui tutto ha avuto inizio e rievocandone l’importanza segnica, la genesi linguistica, la sonorità musicale interna: quel ramo de Lago di Como… È da quel ramo, che inizia ancora una volta la storia. (Andrea Gardenghi)
Visto al Teatro Piccolo di Milano, Crediti: di Giovanni Testori, adattamento e regia Andrée Ruth Shammah, con Giovanni Crippa, Federica Fracassi, e con Tobia Dal Corso Polzot, Rita Pelusio, Aurora Spreafico, Vito Vicino, e la partecipazione di Carlina Torta, scena Gianmaurizio Fercioni, costumi Andrée Ruth Shammah, luci Camilla Piccioni, musiche Michele Tadini e Paolo Ciarchi, produzione Teatro Franco Parenti, Fondazione Campania dei Festival, con la collaborazione di Fondazione Teatro della Toscana, Associazione Giovanni Testori. Foto di Tommaso Le Pera
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