Franco Scaldati, Teatro 1975-1979, a cura di Viviana Raciti e Valentina Valentini, Marsilio (2022)

Si parla spesso di declino del teatro in Italia, accadeva anche prima dell’articolo di Franco Cordelli con cui si è attivato un lungo dibattito estivo sulle pagine de La Lettura, più difficile è mettere in evidenza certe imprese che invece rappresentano punte di eccellenza, come accade in questo caso di operosità editoriale. Marsilio ha infatti dato alle stampe i primi due volumi dell’opera di Franco Scaldati, più di ottocento pagine per il libro con i testi degli anni Settanta e oltre seicento per la raccolta relativa agli anni Ottanta. Nei prossimi mesi verranno pubblicati altri tre degli otto volumi totali, insomma parliamo di un’impresa incredibile per un Paese dove la drammaturgia non ha una relazione strettissima con l’editoria. Le protagoniste di questa odissea tra le opere del drammaturgo siciliano più importante del Secondo Novecento e scomparso nel 2013 sono Valentina Valentini e Viviana Raciti, a loro dobbiamo il lavoro di scavo effettuato nell’archivio di Scaldati a Palermo. Le due studiose si sono trovate di fronte non solo a un corpus di decine di drammaturgie (di cui solo 13 sono state pubblicate), ma anche a una serie di varianti dei testi originari. Vale la pena immergersi nelle avvertenze e nelle introduzioni dei volumi per tentare anche solo di avvicinarsi alla complessità del progetto. Il cuore dell’opera è il corpo a corpo con la lingua teatrale di Scaldati, intesa come forma letteraria di un palermitano “non addomesticato”, che “non viene utilizzato secondo un gusto folklorico, nostalgico”, e come idea di teatro che nasce “tra improvvisazioni e discussioni collegiali”. “Scaldati ritrae spesso gobbi, ciechi, senza un arto o senza dita. Violenti e goffi, lottano per la propria vita una guerra tra poveri dove nessuno è vincitore”. L’accesso alla sfilata di personaggi assurdi, ai margini, o ai confini tra vita e morte è possibile grazie a un lavoro imprescindibile di traduzione, ogni testo viene infatti pubblicato con la versione in italiano a  fronte.

Andrea Pocosgnich
Andrea Pocosgnich è laureato in Storia del Teatro presso l’Università Tor Vergata di Roma con una tesi su Tadeusz Kantor. Ha frequentato il master dell’Accademia Silvio D’Amico dedicato alla critica giornalistica. Nel 2009 fonda Teatro e Critica, punto di riferimento nazionale per l’informazione e la critica teatrale, di cui attualmente è il direttore e uno degli animatori. Come critico teatrale e redattore culturale ha collaborato anche con Quaderni del Teatro di Roma, Doppiozero, Metromorfosi, To be, Hystrio, Il Garantista. Da alcuni anni insieme agli altri componenti della redazione di Teatro e Critica organizza una serie di attività formative rivolte al pubblico del teatro: workshop di visione, incontri, lezioni all’interno di festival, scuole, accademie, università e stagioni teatrali.   È docente di storia del teatro, drammaturgia, educazione alla visione e critica presso accademie e scuole.

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