In mezzo al fumo innalzato da carri e calzari, appena dopo la battaglia per gli antichi viene il poeta, lo scrittore, colui che sa dare conto di cosa resta quando il fumo sarà diradato, cosa invece sarà perduto per sempre dopo l’ultimo tuono di cannone. Dopo la battaglia, dunque, viene la scrittura, la testimonianza. Deve aver pensato a questo Sergio Lo Gatto, per dare nome alla sua ricerca sulla critica teatrale dal titolo Abitare la battaglia (Bulzoni Editore, 2022), identificando nella critica la funzione di chi, oggi diversamente che in passato, dovrà partecipare in qualche forma alla battaglia, per poterne dare testimonianza. Colpisce, più di tutto, la natura confortevole del verbo “abitare”, rispetto invece al contesto disagevole in cui si situa la parola “battaglia”. Il mestiere della critica sembra riflettere in maniera limpida questa dicotomia: l’osservazione convoca allo stesso tempo i diversi punti da cui si esercita e i meccanismi plurimi della sensibilità, dunque ogni elemento della partecipazione concorre ad avere un rapporto con l’opera, capace di cambiare chi osserva e, forse, anche l’opera. Non somiglia dunque ciò all’abitare? Entrare di una casa, valutarne i confini visibili o meno, prendere via via possesso del tempo all’interno dello spazio? La sua relazione – “da dentro” come la definisce Gaia Clotilde Chernetich nella prefazione – fa storia contemporanea della critica, per come essa ha visto trasformarsi i propri strumenti lungo più di un ventennio, passando cioè dalla pagina cartacea di un quotidiano generalista sempre più verso una comunità virtuale specialistica, riunita attorno al web. L’indagine poi delle opportunità dell’ipertesto e della multimedialità, la contrastante natura del web come archivio e dispersione di contenuti, la trasformazione dei linguaggi con l’avvento dei social media e dello storytelling, l’apertura alla relazione con il contesto internazionale e, soprattutto, la riflessione sulle peculiarità di comunità reali e virtuali, ne fanno uno strumento decisivo per gli studi sul contemporaneo, perché anche di questi tempi caotici e decadenti resti traccia, perché siano cariche le armi del coraggio, della competenza, della misura, per la nuova battaglia futura.
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