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Politica, favoritismi e cultura. Siamo tutti volpi?

Recensione. Le volpi è il nuovo spettacolo di Lucia Franchi e Luca Ricci. I due autori della compagnia Capotrave continuano a scandagliare il sottosuolo sociale della provincia italiana come metafora del Paese; in questo caso si intrecciano opportunità politiche e culturali, favoritismi e clientelismo. Con Giorgio Colangeli, Antonella Attili e Luisa Merloni. Visto al Todi Festival 2023

foto Karen Righi

Di taglio al palco del Teatro Comunale ci sono delle lunghe tende chiare; alte, sinuose, leggere ondeggiano mollemente filtrando della luce pomeridiana. Non una copertura, quanto una promessa che si sa già che verrà infranta. Promesse da portare a termine, promesse tradite, promesse che inevitabilmente creano un legame tra le persone coinvolte. Tre in questo caso: una dirigente sanitaria di un piccolo paese, personaggio coinvolto e stimato (portato sulle spalle con puntualità, grazia e accennata malizia da Antonella Attili); la di lei figlia, studiosa d’arte, ex emigrata in nord Europa e ora di ritorno con famiglia e figli, in visita dalla madre poco prima di partire per le vacanze estive (Luisa Merloni, incisiva e diretta, puntuale nel suo stereotipo dell’impegnata intellettuale disabituata al contesto provinciale); un sindaco, “un po’ appesantito sui fianchi”, alle prese con alcuni non precisati problemi locali, per i quali necessita l’intervento della proprietaria della casa entro cui si svolge la vicende (sornione è Giorgio Colangeli, mellifluo e però pronto ad accogliere l’occasione inaspettata). Quelle tende, nel loro essere complemento d’arredo di uno spettacolo in cui i personaggi agiscono e parlano aderendo a un metro naturalistico, dibattendo di questioni che attengono alla sfera del reale, diventano, in forma di sottile suggestione, il correlativo oggettivo del nodo che ha attanagliato la scrittura di Lucia Franchi e Luca Ricci al debutto a Todi Festival.

Foto Karen righi

Il titolo ce lo dice fin da subito: i tre, per quanto ciascuno faccia di tutto per negarlo, sono Le volpi. Sono personaggi presi ciascuno dalle proprie priorità, ciascuno fermo sul proprio punto di vista a discapito del resto, convinto o convinta che per poter raggiungere il proprio obiettivo, ogni carta vada giocata. Man mano che ci si addentra nel discorso (e il testo ben si presta a dire a mezze parole, accentuando alcuni aspetti e lasciando che altri arrivino dilatati, come gli assoli di Attili, in contrasto quasi – ma volutamente – stonato), si inizia a comprendere che nessuno di loro è un’unica faccia, a proprio modo hanno anche delle ragioni valide. Vale per il sindaco che non vuole che venga chiuso un reparto d’ospedale, vale per la dirigente che è restia a intercedere presso la regione tramite canali personali, vale la figlia che vorrebbe ritornare a lavorare alla direzione del museo contemporaneo locale, mettendo a servizio le sue competenze di professionista al contrario dell’attuale dirigente, galoppino e poco preparato. E però, in una logica pesantemente viziata, a fronte di pur giuste motivazioni di partenza, ogni mezzo non solo diventa lecito ma – come leggiamo nell’esergo al testo con una citazione da Sciascia – «i grandi guadagni fanno scomparire i grandi principi, e i piccoli fanno scomparire i piccoli fanatismi».

Foto Elisa Nocentini

Promesse si diceva, ma leggiamo clientelarismo, leggiamo favoritismi, leggiamo una pratica tanto comune da dirsi connaturata alla gestione, pubblica o privata, di tutto ciò che muove denaro, fondi, posti di lavoro, prestigio, interessi. Allora l’intervento di uno potrebbe essere risolutivo per l’altro ma è fondamentale che rimanga invisibile (come il vento che smuove le tende), che appaia come il corso naturale, corretto, delle cose (come la luce che filtra dal fuori scena), nell’apparente rispetto delle leggi e della morale. Salvo poi invece ribaltare le dinamiche di potere inizialmente presentate e rivelare i meccanismi malati della nostra società, nella quale si invoca la concessione su bando pubblico solo quando ci si sente esclusi e non quando si teme di essere superati. Del resto, un’altra immagine che ritorna con forza è quella del divorare biscotti da parte di tutti e tre, secondo tempi e modi differenti, tutti ad accaparrarsi briciole o pezzi grossi, non tanto per quello che effettivamente contiene in sé. La regia di Luca Ricci, nella nettezza di essere logicamente costruita su strutture quotidiane, alle quali si rifanno anche i tre attori, ben calibrati salvo alcune piccole sbavature da poter asciugare nel corso delle repliche, ha alcuni piccoli accorgimenti in grado di caricarsi di sensi metaforici ulteriori. Davanti a quelle tende si cammina, chissà quali pensieri si agitano, chissà se il personaggio che li oltrepassa non sia a sua volta attraversato da paure inconfessabili, che non si avverano, no, ma che lasciano presagire

La mancanza di coordinate identitarie o geografiche (i tre non si chiamano mai per nome, né viene mai menzionato quale sia il paese) dice dell’universalità di queste dinamiche. Dice di quanto spesso ci siamo trovati, ci potremmo trovare nella posizione di uno di loro, ci mette dalla parte della pubblica accusa morale per poi farci atterrare sul banco degli imputati, intenti a pensare: e se mi ci fossi trovato io? Cosa sarebbe stato necessario per dirmi che, in fondo, andava bene lo stesso autoassolvermi?

Viviana Raciti

Visto a Todi Festival, settembre 2023

LE VOLPI

uno spettacolo di Lucia Franchi, Luca Ricci
con Antonella Attili, Giorgio Colangeli, Luisa Merloni
costumi Marina Schindler
suono Michele Boreggi, Lorenzo Danesin
luci Stefan Schweitzer
tecnico Piero Ercolani
amministrazione Riccardo Rossi
ufficio stampa Maria Gabriella Mansi
foto Elisa Nocentini
scena e regia Luca Ricci
produzione Infinito SRL

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Viviana Raciti
Viviana Raciti
Viviana Raciti è studiosa e critica di arti performative. Dopo la laurea magistrale in Sapienza, consegue il Ph.D presso l'Università di Roma Tor Vergata sull'archivio di Franco Scaldati, ora da lei ordinato presso la Fondazione G. Cinismo di Venezia. Fa parte del comitato scientifico nuovoteatromadeinitaly.com ed è tra i curatori del Laterale Film Festival. Ha pubblicato saggi per Alma DL, Mimesi, Solfanelli, Titivillus, è cocuratrice per Masilio assieme a V. Valentini delle opere per il teatro di Scaldati. Dal 2012 è membro della rivista Teatro e Critica, scrivendo di danza e teatro, curando inoltre laboratori di visione in collaborazione con Festival e università. Dal 2021 è docente di Discipline Audiovisive presso la scuola secondaria di II grado.

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