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LOURDES (di Emilia Verginelli)

Questa recensione fa parte di Cordelia

Foto Pietro Bertora

Dopo Io non sono nessuno, in cui Emilia Verginelli rifletteva sulla propria esperienza in una casa famiglia, con Lourdes l’artista romana si sofferma sui 10 anni passati da volontaria sui treni che portano i malati nel santuario francese. Anche in questo caso la drammaturgia è veicolata da una prima persona autobiografica, l’esperienza diventa testimonianza: interviste da ascoltare in audio, immagini riprese di una camera live, pubblico sistemato quasi casualmente, con delle sedie che non ”guardano” tutte nella stessa direzione. Siamo nella biblioteca della scuola Pascucci di Santarcangelo e il tentativo è quello di aprire lo spazio all’ascolto, senza nessun intento spettacolare o di rappresentazione. I due performer (oltre a Verginelli Ale Rilletti), leggono o “dicono” parti del testo cercando una freddezza documentaristica che però meriterebbe di essere vivificata con maggiore cura. «La cosa assurda del miracolo è che non lo puoi dire. Se è vero è meglio che te lo tieni per te», le testimonianze appaiono in audio o riportate in voce, senza seguire però una traccia cronologica o narrativa, i materiali drammaturgici vengono distribuiti nel tempo dello spettacolo come piccole occasioni che dovranno poi essere ricucite (o acquisite singolarmente) dallo spettatore. Le divise delle volontarie con le stellette per i gradi, l’odore dei corpi e degli umori, l’ospedale all’arrivo, le persone che si immergono nell’acqua miracolosa, la grotta, la testimonianza del miracolo, i numeri dei miracoli, l’ultimo ufficiale nel 2008. «Non lo so, sono sempre rimasta in disparte», così risponde Verginelli quando qualcuno le chiede se creda o meno. C’è un certo disordine nell’aggregazione dei materiali drammaturgici, nei segni e negli oggetti sparsi nella scena, ma al di là dell’estetica anti rappresentativa (del rifiuto della recitazione, della frontalità teatrale, e della regia), ciò che colpisce è l’incandescenza di questa riflessione ontologica attorno alla fede e alle motivazioni che muovono le azioni legate ad essa. (Andrea Pocosgnich)

Visto alla Biblioteca della Scuola Pascucci Santarcangelo Festival. Di e con Emilia Verginelli e con Ale Rilletti consulenza letteraria Sara De Simone ambiente sonoro Francesca Cuttica disegno luci Camila Chiozza produzione Bluemotion / Angelo Mai ringraziamenti Roberta Luciani, Viola Lo Moro, Andrea Pizzalis, Naoures Rouissi, Filomena Fusco, Vincenzo Rilletti, Benedetto Patruno, Ubaldo, Gianni, Alessandro, Andrea Beghetto, Luisa Merloni, Elisa Alessandro, Elena Bastogi, Benedetta Boggio, Giorgina Pi, Lucia Calamaro, Sara Del Caldo
traduzioni a cura di Brianda Carreras, Alexia Sarantopoulou, Elise Blotière, Tomasz Kireńczuk, Naoures Roussi, Neon Loriga, Yan Duyvendak interpretazione LIS Edgarda Samaritani
incontri artistici a cura di FONDO Yan Duyvendak, Camille Louis, Ana Pi tra le vincitrici del Progetto CURA 2022 Elsinor Centro di ProduzioneTeatrale / Teatro Cantiere Florida (Firenze) + Cross residence (Ameno, Verbania) residenze (2020-2023)Teatro India -Teatro di Roma (Roma), fivizzano27 (Roma), KRAKK (Santarcangelo di Romagna), Ateliersì (Bologna), Angelo Mai (Roma), Centrale Fies (Dro), AMAT e Teatri di Pesaro (Pesaro), Teatro Nuovo (Napoli), Teatro Pubblico Pugliese (San Vito dei Normanni) progetto sostenuto da FONDO Network per la creatività emergente sviluppato da Santarcangelo Festival con AMAT, Centrale Fies, ERT – Emilia Romagna Teatro Fondazione, Fabbrica Europa, I Teatri di Reggio Emilia, L’arboreto – Teatro Dimora | Centro di Residenza Emilia- Romagna, Operaestate Festival Veneto / CSC Centro per la Scena Contemporanea, Ravenna Teatro, Teatro Pubblico Campano, Teatro Pubblico Pugliese, TSU Teatro Stabile dell’Umbria, Triennale Milano Teatro

Recensioni su Cordelia, agosto 2023

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Andrea Pocosgnich
Andrea Pocosgnichhttp://www.poxmediacult.com
Andrea Pocosgnich è laureato in Storia del Teatro presso l’Università Tor Vergata di Roma con una tesi su Tadeusz Kantor. Ha frequentato il master dell’Accademia Silvio D’Amico dedicato alla critica giornalistica. Nel 2009 fonda Teatro e Critica, punto di riferimento nazionale per l’informazione e la critica teatrale, di cui attualmente è il direttore e uno degli animatori. Come critico teatrale e redattore culturale ha collaborato anche con Quaderni del Teatro di Roma, Doppiozero, Metromorfosi, To be, Hystrio, Il Garantista. Da alcuni anni insieme agli altri componenti della redazione di Teatro e Critica organizza una serie di attività formative rivolte al pubblico del teatro: workshop di visione, incontri, lezioni all’interno di festival, scuole, accademie, università e stagioni teatrali.   È docente di storia del teatro, drammaturgia, educazione alla visione e critica presso accademie e scuole.

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