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BMOTION (Aurelio di Virgilio, Leila Ka, Olga Dukhovnaya, Collettivo Cinetico)

Questa recensione fa parte di Cordelia

Collettivo Cinetico – Manifesto Cannibale. Foto Cosimo Trimboli

Si rassegnino i più superstiziosi e perplessi, al festival BMotion Danza 2023 di Bassano del Grappa si danza da fermi: contro la dittatura del futuro, i disciplinamenti del presente, le ideologie oppressive, e le erezioni mancate (e non è un refuso). È una condizione di resistenza tutta del presente, già acquisita dalla scena contemporanea. E la programmazione dei primi giorni di questo festival ne è una più vera conferma. A partire da Jeplane del giovanissimo Aurelio di Virgilio che, in una ristretta ecologia dello spazio, con frenetiche sbracciate costruisce architetture immaginarie. Leila Ka invece in To cut loose dà vita a un assolo tutto incarcerato sui piedi, ma liberato nel potere dell’energia delle braccia e del torso. L’ucraina Olga Dukhovnaya in Swan Lake Solo pone un interrogativo politico sull’uso del passato, rifacendo in un chiuso assolo Swan Lake come un modo di elaborare il lutto. Fino al Manifesto Cannibale di Collettivo Cinetico che è un vero e proprio atto d’amore per Francesca Pennini che, qui in scena, si rende fantasma sotto un lenzuolo perché del lavoro non ha potuto seguire e vedere la composizione. Ogni tanto però con la magia di un flash interrompe la scena, la guarda e commenta sorpresa ‘come per la prima volta’ il lavoro, condotto in autonomia da questi disgraziati, quasi sempre nudi, e che di sorprese gliene hanno approntate molte. È infatti una continua rivelazione di giochi con la musica di Shubert, dal ciclo Winterreise (D.911), a tratti anche dal vivo grazie al bravissimo Davide Finotti, ma anche di atti invisibili (se non proprio di erezioni mancate). Scorretto ora spoilerare. Unico vero imperdonabile errore (macché, così tanto per dire…): al termine della prima parte si annuncia la fine della danza e l’inizio di manifesto cannibale, che è un atto di immobilità improvvisa a chi resiste per ultimo. (Per la cronaca ha vinto Angelo, io ho tifato Teodora.) Ma la danza a me pare invece inizî proprio da qui. È del resto un noto adagio eliotiano: «al punto fermo, là è la danza». (Stefano Tomassini)

Recensioni su Cordelia, agosto 2023

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Stefano Tomassini
Stefano Tomassini
Insegna studi di danza e coreografici presso l’Università Iuav di Venezia. Nel 2008-2009 è stato Fulbright-Schuman Research Scholar (NYC); nel 2010 Scholar-in-Residence presso l’Archivio del Jacob’s Pillow Dance Festival (Lee, Mass.) e nel 2011, Associate Research Scholar presso l’Italian Academy for Advanced Studies in America, Columbia University (NYC). Dal 2021 è membro onorario dell’Associazione Danzare Cecchetti ANCEC Italia. Nel 2018 ha pubblicato la monografia Tempo fermo. Danza e performance alla prova dell’impossibile (Scalpendi) e, più di recente, con lo stesso editore, Tempo perso. Danza e coreografia dello stare fermi.

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