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TOM À LA FERME (di M. M. Buchard, Regia di G. Bucci)

Questa recensione fa parte di Cordelia, giugno 2023

Tante complesse tematiche convergono nella pièce canadese Tom à La Ferme, con la menzogna come comune denominatore. Persino il titolo è una bugia fuorviante, come dichiara l’autore Michel Marc Bouchard. Il testo pluripremiato (Xavier Dolan ne fece un film nel 2015) è densissimo, carico di sfaccettature al limite con l’eccesso: non si limita a denunciare pregiudizi non ancora superati verso l’omosessualità, ma le insidie esistenziali della stessa, l’esperienza della morte che scardina certezze, la disarmante violenza delle verità postume, l’imprevisto e pericoloso assottigliarsi del confine tra attrazione e repulsione. La messa in scena firmata da Giuseppe Bucci è dunque giustamente essenziale: nel dipanare la mole di spunti tragici ne esalta i tratti ironici, a volte indugiandovi. Una parete luminosa di fondo presenta i personaggi dapprima in controluce: sagome che entrano in scena per svelarsi lentamente nell’intimità dei propri lati oscuri. Tom (Salvatore Langella) è un brillante ragazzo di città che si trova calato in un contesto estraneo con la violenza di un evento tragico: la morte del suo compagno Guillaume. Langella stesso compie un percorso attoriale che asseconda il viaggio di formazione del personaggio, inspessendosi gradualmente in intensità e adesione. Al polo opposto Francis (Lorenzo Balducci), l’incarnazione della paura che si fa violenza, della fragilità vestita di muscoli e rancore. La sua prova è statica, conformemente a quanto richiesto dal ruolo, che pure avrebbe potuto meritare maggiore tridimensionalità. Tra i due Agathe, madre in lutto, ingenuamente bigotta ma capace di perdono e comprensione materna, resa con notevole efficacia, misura e profondità da Marina Remi. La messa in scena di Bucci è funzionale e sentita, pur se l’avvicendarsi non sempre fluido delle scene, il cui ritmo è frammentato da ripetuti cambi a vista, rischia di togliere forza al climax finale. (Sabrina Fasanella)

Visto al Teatro Belli. di Michel Marc Bouchard. Con Salvatore Langella, Lorenzo Balducci, Marina Remi, Maria Lomurno. Musiche Pericle Odierna. Regia, luci e spazio scenico Giuseppe Bucci

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