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NAPOLEONE. LA MORTE DI DIO (di Davide Sacco)

Questa recensione fa parte di Cordelia, giugno 2023

©ivan nocera

Destinato per nome ai fasti del potere, Napoleone II fu imperatore solo per due giorni prima di vedere il cugino, Luigi III, portargli via il titolo. Se ne andò, a causa della tisi, ventunenne, nel 1832; era dunque già morto quando nel 1840 tornarono in patria le spoglie del padre. La morte di Dio di Davide Sacco insomma non può essere uno spettacolo storico, e dunque dalla storia prende solo ispirazione per mettere in scena un figlio frustrato che piange il padre. Vorrebbe essere invenzione metaforica e poetica, ma il ricordo del giovane corre sul filo del sentimentalismo. In scena una lunga panca, della terra, due comprimari relegati a servi di scena, una (Simona Boo) canta di tanto in tanto e l’altro (Amedeo Carlo Capitanelli) gestisce delle azioni fisiche per movimentare quello che difatti è un monologo con l’interpretazione pulita ma abbastanza monotona di Lino Guanciale. Sul fondale un telo e una grande scacchiera di fari caldi che poi verranno puntati sul pubblico. Il testo prende le mosse da Victor Hugo che in un libricino, I funerali di Napoleone, raccontava con abilità e dettagli documentaristici la celebrazione delle esequie in quel 15 dicembre 1840 e difatti i momenti drammaturgicamente più riusciti sono quelli in cui si fanno spazio le immagini e i racconti della storica giornata. Ma si ha difficoltà a comprendere l’idea di teatro che dovrebbe emergere da questo allestimento: Guanciale, con una maglia scura abbottonata da un lato, usa la prima persona, si strugge nel ricordo di questo padre rimanendo chiuso in un approccio finzionale poco credibile e non giustificato dagli elementi drammaturgici. Se questo personaggio non è il figlio di Napoleone, chi è? Da dove parla e in quale relazione è con la platea? Non basta la voce rotonda e affabile di Guanciale. Il pubblico del Campania Teatro Festival applaude, qualcuno alza i telefoni per fotografare il protagonista ai saluti, a loro sì, basta il proprio idolo. (Andrea Pocosgnich)

Visto al Teatro Politeama, Campania Teatro Festival. drammaturgia e regia Davide Sacco con Lino Guanciale scene Luigi Sacco luci Andrea Pistoia aiuto regia Claudia Grassi organizzazione Ilaria Ceci, Luigi Cosimelli comunicazione Raffaella Martellotti, Emiliano Luciani ufficio stampa Carla Fabi, Roberta Savona produzione LVF

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Andrea Pocosgnich
Andrea Pocosgnichhttp://www.poxmediacult.com
Andrea Pocosgnich è laureato in Storia del Teatro presso l’Università Tor Vergata di Roma con una tesi su Tadeusz Kantor. Ha frequentato il master dell’Accademia Silvio D’Amico dedicato alla critica giornalistica. Nel 2009 fonda Teatro e Critica, punto di riferimento nazionale per l’informazione e la critica teatrale, di cui attualmente è il direttore e uno degli animatori. Come critico teatrale e redattore culturale ha collaborato anche con Quaderni del Teatro di Roma, Doppiozero, Metromorfosi, To be, Hystrio, Il Garantista. Da alcuni anni insieme agli altri componenti della redazione di Teatro e Critica organizza una serie di attività formative rivolte al pubblico del teatro: workshop di visione, incontri, lezioni all’interno di festival, scuole, accademie, università e stagioni teatrali.   È docente di storia del teatro, drammaturgia, educazione alla visione e critica presso accademie e scuole.

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