Questa recensione fa parte di Cordelia, giugno 2023
Tutto comincia, per il Barocco, con il disinganno. Fu come la rottura di una diga: «y solamente | lo fugitivo permace y dura» («solamente | il fuggevole ormai permane e dura»: così il Quevedo del nostro Bodini). Mentre molti discorsi sul moderno sono all’origine della Barok Renaissance: le iperboli di Gaudì come le visioni dei Ballets Russes dialogano tutte in flagranza con la musica barocca (di quella romantica non se ne poteva quasi più…). Per questo, l’occasione di riascoltare dal vivo il primo oratorio di Georg Friedrich Händel, composto ventiduenne a Roma nel 1707, su commissione illustre del mecenate e cardinale Benedetto Pamphilj che scrisse pure il libretto, equivale a riaprire una finestra. Teatrale ed estetica. Il Trionfo del Tempo e del Disinganno visto e ascoltato al Teatro Malibran in un nuovo allestimento affidato alle mille abilità sceniche del danzatore e coreografo Saburo Teshigawara, e alla sapiente, efficacissima, direzione musicale di Andrea Marcon, combina perfettamente gusto e sincretismo. Questa ipotesi scenica di una performance allegorica a quattro voci e altrettanti danzatori (a bassa densità di azione e quasi tutta risolta in un intenso bianco e nero), funziona qui benissimo. In una cura formale estremamente sobria ma efficace, come un moralista classico alla Montaigne e Pascal, Teshigawara predispone alcuni elementi cubici che incorniciano, comprendono o escludono i protagonisti, li costringono anche a un difficile (ma non impossibile) equilibrio, oppure li contengono come in uno spazio sicuro della presenza e della voce. Anche i costumi, perfetti, rendono dell’allegoria che incorporano l’essenza della loro possibilità di stare in scena. Fra le voci, il soprano Silvia Frigato (la protagonista Bellezza) è stata molto apprezzata soprattutto nel maggior impegno della seconda parte. Vi è stato anche lo spazio per un mirabile e rivelatore assolo di Teshigawara, su una musica di transizione tra gli atti, fluente e scattoso, con lo sguardo riflessivo su ciò che di Bellezza resta nel Tempo del Disinganno: è conversione di realtà. (Stefano Tomassini)
Visto al Teatro Malibran di Venezia per VeneziaMusica e dintorni, interpreti Silvia Frigato, Giuseppina Bridelli, Valeria Girardello, Krystian Adam; danzatori Saburo Teshigawara, Rihoko Sato, Alexandre Ryabko, Javier Ara Sauco; maestro concertatore e direttore Andrea Marcon; regia, scene, costumi, light design e coreografia Saburo Teshigawara; assistente alla regia e alla coreografia Rihoko Sato; Orchestra del Teatro La Fenice; nuovo allastimento.
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