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MERIDIANI (di C. Galiero, regia C. Sorrentino)

Questa recensione fa parte di Cordelia, maggio 2023

C’è un sole immobile in alto sulla scena semivuota, resta lì per il giorno e per la notte, forse diventa luna ma poco importa, protegge e rende luce a ciò che sta di sotto, se ne frega del tempo che passa perché semplicemente lui è il tempo, che gli esseri umani, lì sotto, sono costretti a misurare. Per capire. Per vivere. Perché chi non ha più tempo, chi non lo misura più, allora vuol dire che non ha più un metro, non ha più vita. Ci sono due orfani, Reii lui (Giuseppe Brunetti) e Gigo lei (Chiarastella Sorrentino), cresciuti insieme e ora, per questo, inseparabili; per lavoro celebrano le feste dei bambini che non sono stati mai, con la chitarra e certe canzoncine, ma una volta l’anno se ne vanno all’Isola dei Morti, dove per l’occasione i morti, magari i genitori, tornano a parlare con i vivi. Proprio lì, sulla sponda tra l’isola e il mare attorno, Dinamo (Loris De Luna) sta per lanciarsi in mare e diventarne parte. Ma Gigo (anagramma di oggi) lo vede, non sa nulla di lui ma una forza più grande la innamora, lo stesso accade al giovane, un po’ diverso è per Reii (ieri) che non accetta questa unione. Ma Dinamo (domani) ha vita breve, il suo gesto era motivato da una morte imminente. Ma che importa se con i morti si può continuare a parlare? Sono come i Meridiani, titolo dello spettacolo scritto da Carlo Galiero e diretto dalla stessa Sorrentino, che partono da un punto della Terra, fanno un giro immenso e lì si ritrovano all’origine. Scrittura intelligente quella di Galiero, dosata da un’idea sorprendentemente tenace e non banale alla regia, con attori generosi e solidi e la notevole cura estetica definita dalle luci che giocano con la complementarità dei colori. La riflessione su amore e morte, altrove definita da intenti tragici e compiacimento lacrimoso, vive qui una tappa in cui si mescolano poeticamente leggerezza e profondità, reale e surreale. Il sole, che per splendere deve consumarsi, resta acceso: solo da morti, sembra far intendere, si è eterni. (Simone Nebbia)

Visto al Teatro Vittoria Crediti: di Carlo Galiero; regia di Chiarastella Sorrentino; con Giuseppe Brunetti, Loris De Luna e Chiarastella Sorrentino; musiche originali Giuseppe Brunetti; scene Rosita Vallefuoco; costumi Rachele Nuzzo; disegno luci Sebastiano Cutiero; progetto sonoro Filippo Conti

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Simone Nebbia
Simone Nebbia
Professore di scuola media e scrittore. Animatore di Teatro e Critica fin dai primi mesi, collabora con Radio Onda Rossa e ha fatto parte parte della redazione de "I Quaderni del Teatro di Roma", periodico mensile diretto da Attilio Scarpellini. Nel 2013 è co-autore del volume "Il declino del teatro di regia" (Editoria & Spettacolo, di Franco Cordelli, a cura di Andrea Cortellessa); ha collaborato con il programma di "Rai Scuola Terza Pagina". Uscito a dicembre 2013 per l'editore Titivillus il volume "Teatro Studio Krypton. Trent'anni di solitudine". Suoi testi sono apparsi su numerosi periodici e raccolte saggistiche. È, quando può, un cantautore. Nel 2021 ha pubblicato il romanzo Rosso Antico (Giulio Perrone Editore)

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