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DOPO LA BORA (di F. Miranda Rossi, regia F. Dordei)

Questa recensione fa parte di Cordelia, maggio 2023

C’è la storia dei manicomi, dei pazienti e la loro fragilità, ma poi c’è la storia poco indagata di chi ne vive l’effetto, i familiari che scontano il punto di crisi tra coscienza e martirio. La loro condizione produce storie attraverso cui passa il vento, le sconvolge o solo le accarezza, le può lasciare intatte o confonderle, fino a spostarle altrove dove saranno parte di altri racconti. C’è una data, dietro Dopo la bora di Francesca Miranda Rossi che Federica Dordei porta in scena: il 13 maggio 1978, giorno in cui la Legge Basaglia chiuse tutti i manicomi. Ma, sembra chiedersi il testo, cosa invece apre? Quale conseguenza è frutto di una causa in apparenza così nobile? Le storie dal vento raccolgono detriti, spore che vi germogliano dentro i ricordi, il passato, e i desideri, cioè il futuro. I germogli sono tre personaggi che raccontano in dialetto triestino (tre gli attori: Nicholas Andreoli, Giulia Chiaramonte, Isabella Delle Monache), sui quali emerge la presenza assente del Dottor F, un telefono rosso appeso in alto che squilla senza risposta, la voce da fuori che determina il dentro. È Franco Basaglia, direttore del manicomio di Trieste dal 1971, medico e pensatore che ha rivoluzionato la concezione di malattia psichica in rapporto all’istituzione. Ma c’è chi vi ha scoperto una libertà ignota, per cui si sente inadeguato, i dubbi di chi ha con fatica ricostruito la “vita senza” e non sa come immaginare una nuova “vita con”. Il testo si interroga sul mondo fuori dal manicomio, Dordei al debutto da regista si concede qualche ovvia ingenuità che una maggiore severità potrà certo equilibrare, ma la necessità del lavoro è inquadrare ciò che sfugge alle cronache, determinato dai grandi fatti e a cui la storia deve medesima cura. “Entrare fuori, uscire dentro”, l’espressione è di un ex paziente del manicomio a Roma, ora nome del progetto museo Laboratorio della Mente che ne inquadra gli sviluppi. Forse è il momento che tutti, anche chi non si occupa di malattie, capiscano e accettino cosa sia il fuori e cosa il dentro. (Simone Nebbia)

Visto a Fortezza Est Crediti: di Francesca Miranda Rossi; regia Federica Dordei; con Nicholas Andreoli, Giulia Chiaramonte, Isabella Delle Monache; realizzazione scene Cristina Magliocchetti

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Simone Nebbia
Simone Nebbia
Professore di scuola media e scrittore. Animatore di Teatro e Critica fin dai primi mesi, collabora con Radio Onda Rossa e ha fatto parte parte della redazione de "I Quaderni del Teatro di Roma", periodico mensile diretto da Attilio Scarpellini. Nel 2013 è co-autore del volume "Il declino del teatro di regia" (Editoria & Spettacolo, di Franco Cordelli, a cura di Andrea Cortellessa); ha collaborato con il programma di "Rai Scuola Terza Pagina". Uscito a dicembre 2013 per l'editore Titivillus il volume "Teatro Studio Krypton. Trent'anni di solitudine". Suoi testi sono apparsi su numerosi periodici e raccolte saggistiche. È, quando può, un cantautore. Nel 2021 ha pubblicato il romanzo Rosso Antico (Giulio Perrone Editore)

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