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Un equilibrio di resistenze. La scena siciliana, a Palermo

Sul finire della stagione in corso, sembra opportuno fare il punto su alcuni temi della gestione dell’offerta performativa in Sicilia. Un resoconto tra periferie, finanziamenti, gestione degli spazi

Anche a Palermo la stagione teatrale sta volgendo al termine, e il tempo trascorso è propizio allo svolgimento di un primo bilancio. Attraversiamo la città in bici, preferiamo le vie che costeggiano il mare, dove purtroppo gli smisurati palazzoni della speculazione edilizia incombono sui bassi borghi marinari. Si fronteggiano, le due dimensioni, e sembrano ignorarsi; ma in realtà, la tensione è sempre percepibile. È una tensione di opposti a governare la vita insulare, difficilissima a sciogliersi. Se ne ricordi il lettore, considerando quanto segue. Si parlerà di teatro, e spesso lasceremo che siano gli operatori a parlarne. Ma non è solo questo.

PORSI AL MARGINE. TRA CENTRO E PERIFERIA

Foto di Remigio Schifano e Giovanna Cusenza

La stagione teatrale in corso è stata inaugurata da un rinnovato interesse per le aree periferiche, in particolare l’area sud-est della città. I quartieri Brancaccio, Settecannoli, Romagnolo, tuttavia, non sono stati sempre periferia: è stato il boom economico a ridurli in questa condizione. Nel settembre 2022, il bando FUS “Periferie” ha fatto sì che eventi come Prima Onda Fest (curato da Sabino Civilleri, presidente di Genìa) o la sezione Off del Mercurio (curato da Giuseppe Provinzano, di Babel Crew) abbiano avuto luogo in questi luoghi. Il progetto di Prima Onda, in particolare, prevedeva l’interessamento dell’area già prima la pubblicazione del bando; Civilleri parla così dell’esperienza: «Per lavorare a Brancaccio è necessario mettere da parte gli egocentrismi ed essere disposti a dialogare con gli abitanti del luogo, senza invaderne gli spazi». La presenza degli artisti a Sant’Erasmo, in uno spazio destinato poi ad altri usi, ha creato una reale familiarità con il vicinato: «Non volevano che ce ne andassimo, ci dicevano: “almeno se ci siete voi facciamo qualcosa”». Intanto, le attività di Genìa stanno continuando, con l’auspicio di estendersi a tutto il circondario cittadino.

Ma è interessante dare la parola anche a chi qui si è trovato di passaggio. Si è da poco conclusa la residenza di Elisabetta Consonni presso l’Ecomuseo Mare Memoria Viva nel quartiere Romagnolo, dove la performer ha portato il suo “gioco urbano” Ti Voglio Un Bene Pubblico. L’iniziativa rientra nel progetto Traiettorie Urbane, cofinanziato da Edison Orizzonte Sociale e ideato da EOS, Associazione Mare Memoria Viva e CLAC ETS. TVUBP pone in relazione il corpo, il gesto, lo spazio pubblico e la proprietà privata: l’intento politico è quello di contestare la presunta legittimità di quest’ultima. Nella periferia palermitana la performer, al lavoro con ragazze/i in età scolare, ha dovuto ripensare le categorie per lei più abituali: reti bucate, cancelli semiaperti, chiusure dalle quali si apre sempre, da qualche parte, un duplice varco di diffidenza e accesso. «Invece al Nord la proprietà privata è sacra» dice. Veniamo insieme alla conclusione che se non esiste un’effettiva cultura della cosa pubblica, carenza oggettiva nell’isola, al contempo non può esistere una cultura del privato. Il confine tra le due cose è estremamente complesso, sfumato, coincidente. E così la sua gestione.

TRA PUBBLICO E PRIVATO. ALLA CORTE DELL’ARS

Nel salutare la stagione primaverile, l’Assemblea Regionale Siciliana ha emanato la nuova Legge di stabilità per il triennio 2023-25 (GURS a. 77, n. 9 del 1 marzo 2023). L’ARS è l’organo legislativo della Regione Siciliana, dotato degli ampi margini di autonomia tutelati dallo Statuto speciale. Con questa manovra, i fondi del FURS, che nel 2022 ammontavano a 6,8 milioni sono stati ridotti a 5.276 migliaia di euro. Latitudini. Rete siciliana di drammaturgia contemporanea, ha ribattuto con una nota destinata a Elvira Amata, assessora regionale a Turismo, Sport e Spettacolo, chiarendo le cifre effettive della questione. Nell’ambito dello spettacolo il comparto privato, in Sicilia, garantisce l’occupazione di oltre 1.500 dipendenti tra stabili e stagionali, con un costo medio annuale per l’erario regionale di € 2.955 per lavoratore. Il settore pubblico occupa circa 1.350 dipendenti, ma il costo è di € 38.026 per lavoratore. Con le nuove disposizioni, il privato arriva a incidere sulla spesa complessiva regionale per l’11% annuo, il pubblico per l’89%. Anche Slc Cgil Sicilia incalza: le conseguenze sui lavoratori dello spettacolo potrebbero essere “drastiche”. Al di là dell’efficacia effettiva di misure come il FUS, ciò che intanto interessa è comprendere quali criticità possa determinare la gestione del pubblico quando diviene un fatto privato.

Latitudini raggruppa compagnie, teatri e festival siciliani attivi nel campo della drammaturgia contemporanea; con il sostegno del FURS, la Rete ha potuto «incrementare l’offerta di Teatro, Musica, Danza» anche nei territori «più remoti e mal collegati», dove sono arrivate le più interessanti compagnie regionali (Scimone-Sframeli, Retablo, per citarne solo alcune) e non (Lombardi-Tiezzi, Scena Verticale, sempre per fare un paio di esempi). Raggiungiamo al telefono Luigi Spedale, presidente di Latitudini. Ci parla delle attività, dei successi conseguiti nonostante le difficoltà oggettive, specie per la distribuzione; ma anche e soprattutto delle criticità di questa ultima manovra dell’ARS. Su suo invito, diamo poi un’occhiata ai beneficiari degli stanziamenti. Una miriade di non meglio identificate associazioni, le cui attività sono pressappoco riconducibili all’organizzazione di feste rionali, ricevono elargizioni di 90 mila euro e oltre. Ad accedere alla cosa pubblica è una nutrita corte di vassalli, valvassori e valvassini. Intanto, al di là dell’affaire FURS, i deputati regionali hanno da poco incrementato il proprio stipendio mediante l’adeguamento delle indennità all’indice Istat: da 11.100 a 11.990 euro al mese, con un aumento secco di 890 euro. Il presidente dell’ARS, Renato Schifani, ne dice: «Una manovra che guarda al sociale». Così, giusto per contestualizzare.

TRA APERTURE E CHIUSURE. CHI SI OCCUPA DEGLI SPAZI OCCUPATI

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Al sociale guardava pure, ma in modo diverso, chi nello scorso decennio ha dovuto occupare teatri per aprirli alla comunità: il Teatro Garibaldi nel 2012, il Teatro Mediterraneo Occupato nel 2013, il Montevergini nel 2016. In tutti i casi, gli occupanti chiedevano una gestione orizzontale di spazi che a loro avviso erano oggetto di incuria o di scarsa valorizzazione: cosa ne è rimasto? Consideriamo il Garibaldi, la cui vicenda, particolarmente tormentata, è esemplare. Nel 2013 artisti e artiste lasciavano il Teatro. Da allora si sono succedute differenti iniziative e proclami: un’attribuzione imprevista, “emergenziale” e molto contestata, della direzione artistica a Matteo Bavera, già direttore del teatro dal 1996 al 2007; la promessa di una cessione alle compagnie di Franco Scaldati e Mimmo Cuticchio, mai concretizzata; un risibile interessamento da parte della biennale Manifesta, che qui ha posto gli uffici della direzione organizzativa nel 2018. Infine, nel 2021, la cessione della gestione del teatro, per sei anni con prospettiva di rinnovo, all’Università degli Studi di Palermo. L’obiettivo: creare un centro di formazione e di coordinazione con le altre realtà teatrali cittadine.

Secondo le dichiarazioni, il Garibaldi dovrebbe essere (e non è) luogo di studio e ricerca per gli iscritti al DAMS di Palermo che, unico caso tra gli atenei italiani, è un corso ibrido, nato dall’iniziativa congiunta tra un corso universitario e la scuola di un’istituzione teatrale (il Teatro Biondo). Sulla validità dell’offerta formativa del curriculum Recitazione e professioni della scena, sono state sollevate molte perplessità: Melino Imparato, storico attore della compagnia Scaldati, ha parlato di una creazione di “dottori-attori”. Certo è che tra gli insegnanti spiccano grandi nomi dell’intellighenzia universitaria. L’attuale sindaco, Roberto Lagalla, già magnifico rettore dell’Università di Palermo dal 2008 al 2015, si amareggia adesso nel vedere il Garibaldi, un tempo nella rete dei Teatri d’Europa, addirittura inagibile, e ne promette il recupero. Staremo a vedere.

Tiziana Bonsignore

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