Questa recensione fa parte di Cordelia, aprile 2023
La radiolina che Totò porta al collo è l’omaggio di una prostituta, Gisella. Totò e Gisella sono il residuo, il precipitato di una società che per loro non ha spazio: lui è un figlio sfortunato, al quale la vita ha lasciato soltanto il ricordo della madre defunta e la propria disabilità mentale; lei è prostituta suo malgrado, una madre privata della possibilità di esserlo. Sul molo, dove i due casualmente si incontrano, è possibile per entrambi un piccolo riscatto. Totò e la sua radiolina, di Giada Baiamonte in veste di autrice e regista, è un’operina sospesa e poetica, tutta compresa negli episodi che si susseguono tra un buio e l’altro. La scena di Danilo Zisa, piuttosto ingombrante, indugia in una pur gradevole didascalia. Il porticciolo occupa tutto il palco dello Spazio Franco e comprende onde marine entro una struttura trasparente, grandi barchette di carta, la panchina attorno alla quale si svolgono i dialoghi di Gisella e Totò. Eletta del Castillo, nei panni della donna, sembra una pretty woman del quartiere Capo: la resa del suo personaggio è pulita e decisa. Nicolò Prestigiacomo, nei panni di Totò, ricorda Forrest Gump. Pure lui agisce con misura, riuscendo a divertire senza cedere al grottesco. Il suo personaggio lo ritroviamo oltretutto in un altro lavoro di Baiamonte, E muriu u cani, del quale Totò e la sua radiolina è uno spin-off in vista dello sviluppo di un più ampio ciclo. Intanto, nello spettacolo visto recentemente allo Spazio Franco, il garbo entro cui Gisella e Totò svolgono il racconto della loro vicenda puntella col sorriso lo scambio ben ritmato delle battute. A volte la scrittura illanguidisce in punte di patetismo che minano la ricercata verosimiglianza: questa, oltretutto, nonostante i dichiarati intenti neorealistici, non pare essere la cifra fondamentale della vicenda. Il dramma lascia la questione sociale sullo sfondo, trasfigurandola nella narrazione di una storia lieve ma non per questo banale. Il centro non è nella realtà, ma nelle sfumate sensazioni che da questa scaturiscono. (Tiziana Bonsignore)
Visto allo Spazio Franco, Palermo. Crediti: testo e regia Giada Baiamonte, disegno luci Andrea Schirmenti, scenografia Danilo Zisa, costumi Andrea Schirmenti, interpreti: Eletta Del Castillo e Nicolò Prestigiacomo. Foto di Vito Raia.
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