Questa recensione fa parte di Cordelia, febbraio 2023
La qualità più riconoscibile dei personaggi cechoviani consiste nella vitalità della loro inedia, energia potenziale sempre sull’orlo dell’implosione. Come una folata di vento improvvisa fa alzare in volo la polvere e la fa scintillare, così questi esseri umani danzano un breve momento di vita, per poi tornare con tenerezza e pietà alla propria condizione statica e asfissiante, esattamente come quando, chiusa la finestra, la polvere torna a depositarsi sul pavimento. La regia e l’adattamento di Roberto Valerio lavorano in sottrazione per lasciare spazio all’espressione di questa energia momentanea, mossa simbolicamente dall’alcool. Ne sono pieni i bicchieri, le bocche, le botti: i personaggi lo bevono, ci giocano, vi si aggrappano. L’intera distribuzione è di grande efficacia: la qualità delle interpretazioni è alta e omogenea. Giuseppe Cederna nel ruolo di Vanja è tutto nervi e cuore, tecnica e pancia, fulcro ed emblema di questa vitalità compressa. Pietro Bontempo è un Astrov esuberante e malinconico insieme; Caterina Misasi una Elena sottile e persuasiva nella propria indolenza. L’andamento circolare di un dramma come Zio Vanja – in cui nulla accade eppure tutto sembra in procinto di accadere – trova ritmo nei pieni e nei vuoti ben distribuiti, a partire dall’organicità scenica: il palco è idealmente diviso a metà da una parete di fondo, un velatino che appare e scompare come accade alle chimere che Vanja insegue, sempre raggiunto dalla paralizzante concretezza della realtà. In alcuni momenti viene varcata la soglia del grottesco: certi accenti di Astrov, certe posture di Elena, pur non compromettendo la struttura generale, stridono come piccole forzature. O ancora la scena finale, declamata a gran voce da Sonja (Mimosa Campironi, per due atti fresca e puntuale): tutta l’energia delle due ore precedenti arriva ad un surplus quasi isterico in quel testamento rassegnato che forse avrebbe assunto forza maggiore in un lento assopirsi. Valerio sceglie di non far depositare la polvere, ma di usarla per un ultimo fuoco d’artificio. (Sabrina Fasanella)
Visto al Teatro Parioli di Roma. di Anton Čechov. Adattamento e regia Roberto Valerio. con (in ordine alfabetico) Pietro Bontempo, Mimosa Campironi, Giuseppe Cederna, Massimo Grigò, Alberto Mancioppi, Caterina Misasi, Elisabetta Piccolomini. Costumi Lucia Mariani. Luci Emiliano Pona. Suono Alessandro Saviozzi. Allestimento Associazione Teatrale Pistoiese. Produzione ATP Teatri di Pistoia Centro di Produzione Teatrale con il sostegno di Ministero della Cultura, Regione Toscana
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