Questa recensione fa parte di Cordelia, febbraio 2023
Il nesso tra arte ed ecologia è stato oggetto di di un filone letterario trasversale, seppure non formalizzato in un canone; basti pensare a Calvino, Rigoni Stern, Zanzotto. Ma, quando nei momenti precedenti lo spettacolo, abbiamo chiesto a Lina Prosa se volesse muoversi lungo questa linea, lei ha risposto che anzitutto le interessava rappresentare “un’umanità”. Per raccontarla, nel suo Ulisse Artico, l’autrice recupera dal mito il poliedrico protagonista dell’Odissea per lasciarlo solo, tra isole di ghiaccio galleggianti, in un mondo alla fine del mondo. Nella regia di Rifici, seguita a gennaio al Biondo di Palermo, il testo dell’Ulisse Artico, senz’altro complesso nella sua prosodia classicheggiante, ha trovato inaspettata valorizzazione. La bella scena, di Simone Lannino, è un dispositivo rotante occupato dallo scheletro di alcuni arredi e da una testa di cavallo di ghiaccio, sospesa; buona parte di questa, al termine dello spettacolo, sarà liquefatta in bacinelle. L’atmosfera è tersa, cristallina (merito delle luci, ancora di Lannino). Introdotto dal canto campionato dal vivo di una misteriosa sirena delle nevi (Sara Mafodda), Ulisse (Giovanni Crippa) entra in scena. È uno sconfitto. Nella totale solitudine che lo circonda, la sua nostalgia è un viaggio senza meta, né una meta può esservi, se l’ecosistema è andato distrutto. Crippa, eroe in pelliccia, agisce sulla scena con sicuro mestiere, infondendo al suo personaggio un carattere tragicomico – che in genere è la cifra della regia – comicamente memore degli antichi fasti. Un «Ulisse senza ignoto» lo definisce, canzonatoria, la sua sua ambigua compagna di peregrinazioni. Mafodda è una presenza sensuale, una Calipso appena cinica, comunque destinata a trasfigurarsi in una delicata Inuk, ultima vittima del cataclisma. Scioglimento dei ghiacciai e dissoluzione dell’uomo, intesa a un tempo come fatto planetario e condizione esistenziale, coincidono in una regia che, anche con ironia, fa riflettere sul poco tempo che abbiamo a disposizione. (Tiziana Bonsignore)
Visto al Teatro Biondo. Crediti: di Lina Prosa, regia Carmelo Rifici, con Giovanni Crippa e con Sara Mafodda, scene, costumi e luci Simone Mannino, musiche Zeno Gabaglio, assistente alla regia Ugo Fiore, assistente alle scene Giuliana Di Gregorio, realizzazione scene Atelier Nostra Signora costruttori Giuseppe Grippi, Pablo Crichton, direttore di scena Sergio Beghi, coordinatore dei servizi tecnici Giuseppe Baiamonte, elettricista Marco Santoro, macchinista Giuseppe Macaluso, fonico Manfredi Di Giovanni, capo sarta Erina Agnello, produzione Teatro Biondo Palermo, in coproduzione con LAC Lugano Arte e Cultura. Foto di Rosellina Garbo.
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