Questa recensione fa parte di Cordelia, febbraio 2023
La storia si articola attraverso scelte, disposte su un tracciato di cause e conseguenze. Possono dirsi individuali, talvolta, ma possono anche farsi collettive, identificare un popolo o, ancor meglio, una nazione, contenitore non solo di cultura etnica ma anche di precise finalità politiche. Non è possibile dunque immaginare l’ascesa di Adolf Hitler nella Germania che mal digeriva il lassismo di Weimar senza la plateale, forse plebiscitaria adesione popolare. Questo il nucleo di partenza di Fabrizio Sinisi, autore, e Mario Scandale, regista, per Incendi, secondo capitolo della trilogia dedicata al dittatore nazista. Se La gloria narrava la giovinezza del sognatore austriaco che voleva essere pittore e iniziava a compitare le proprie idee più radicali, Incendi si concentra sulla diversa natura di alcuni giovani che condividono l’epoca storica e non certo le intenzioni: Sabine (Marina Occhionero) è appena arrivata per studiare in città, dove una forza segreta la affascina, Marinus (Alessandro Bay Rossi) vive al margine di questa trasformazione e ne vuole sovvertire i presupposti, Helmut (Dario Caccuri) e Ralf (Luca Tanganelli) sembrano invece godere della spinta del vento nuovo. C’è un futuro vigoroso all’orizzonte, paradossalmente animato dalla retorica del ritorno al glorioso passato; non a caso dunque, nella lettura di Scandale, passato e presente si mescolano in un contorno sfumato, sia nei costumi, come unico elemento o quasi della scena, sia nelle proiezioni video, sequenze di film capitali dell’epica tedesca contemporanea, da Metropolis a Germania Anno Zero, passando per Olympia del mito Leni Riefenstahl. L’estrema pulizia della regia e della recitazione permette una riflessione profonda sul confine tra scelta e rassegnazione, tra esaltazione e vitalismo, conservando però una conturbante nota di sensuale ambiguità che evidenzia il legame irrisolto tra la natura umana della disumana violenza e l’erotismo del potere, in cui l’educazione alla sopraffazione non è un atto di crudeltà ma gaudente manifestazione della supremazia, dell’evidenza del presente. (Simone Nebbia)
Visto al Teatro Biblioteca Quarticciolo, Roma. Credits: di Fabrizio Sinisi, regia Mario Scandale, con Alessandro Bay Rossi, Dario Caccuri, Marina Occhionero, Luca Tanganelli; produzione La Corte Ospitale, Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico
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