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IN CROCIERA (di Kronoteatro)

Questa recensione fa parte di Cordelia, febbraio 2023

Nel nuovo lavoro di Kronoteatro, In crociera, cinque personaggi coabitano la scena spoglia e dalle tonalità blu/oceaniche di un villaggio turistico, dove tutto vagheggia tra il vacuo divertimento e una sfrenatissima allegria cacofonica. Una presenza robotica fuoricampo ha il compito di riscattarli dal personale tedio esistenziale: Alfredo (voce interpretata da Ferdinando Bruni), nella proiezione mentale dei turisti, è l’unica vera anima (seppur senza corpo) della vacanza, punto di riferimento del loro svago indotto di cui scandisce, dall’alto della scenografia, le attività della giornata – balli di gruppo, yoga, canzoni e giochi comunitari – come fossero gli ingredienti di una ricetta per la felicità. Ma nella scrittura vorace di Fiammetta Carena si tratta di una felicità scarnificata da ombre scure, esuberante nelle forme, banale e vuota nei contenuti. Il testo raccoglie con amara ironia gli indizi di una profonda inquietudine, ma attraverso i ritratti fortemente stereotipati riesce a ricostruirne soltanto dei margini indefiniti. Rispetto a questo meccanismo narrativo tipizzato, a tratti scivoloso, risulta più acuto il lavoro registico enfatizzato dalle luci di Alex Nesti, in cui le ipocrisie sociali vengono smascherate dal dettaglio dell’isolamento nei monologhi dei cinque protagonisti: di essi, rimane la vuotezza di due signori (Maurizio Sguotti e Consuelo Barilari) che tentano invano di anestetizzare la tragicità del reale, lo spaesamento di due giovani (Viola Lo Gioco e Filippo Tampieri) soffocati dall’ansia e dal disagio sociale, l’indifferenza di un infermiere (Tommaso Bianco) che usa il cinismo come veicolo di denuncia nei confronti di ciò che lo circonda. La crociera in lontananza diviene così unico appiglio visivo all’infinitezza di un orizzonte di fittizia euforia, ma anche premonizione di naufragio, minaccia di un incontro con l’altro, irruzione violenta della realtà in un mondo dimentico di cui rimangono solo i resti sul fondo del mare. (Andrea Gardenghi)

Visto al Pim Off. Crediti: di Fiammetta Carena, regia Maurizio Sguotti, con Tommaso Bianco, Viola Lo Gioco, Consuelo Barilari, Maurizio Sguotti e Filippo Tampieri, voce registrata Ferdinando Bruni, spazio scenico Kronoteatro e Francesca Marsella, costumi Francesca Marsella, suono Hubert Westkemper, responsabile tecnico e disegno luci Alex Nesti, fonica Luigi Gabriele Smiraglia, movimenti Nicoletta Bernardini, produzione Kronoteatro, con il sostegno di PimOff. Foto di Luca del Pia

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Andrea Gardenghi
Andrea Gardenghi
Andrea Gardenghi, nata in Veneto nel 1999, è laureata all’Università Ca’ Foscari di Venezia in Conservazione e Gestione dei Beni e delle Attività Culturali. Prosegue i suoi studi a Milano specializzandosi al biennio di Visual Cultures e Pratiche Curatoriali dell’Accademia di Brera. Dopo aver seguito nel 2020 il corso di giornalismo culturale tenuto dalla Giulio Perrone Editore, inizia il suo percorso nella critica teatrale. Collabora con la rivista online Teatro e Critica da gennaio 2021.

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