Questa recensione fa parte di Cordelia, febbraio 2023
Nato dalla lettura registrata di un monologo elaborato a partire dal romanzo Cattivi di Maurizio Torchio, il lavoro autorale di Tommaso Banfi diretto da Giuliana Musso fende l’impalcatura della nostra coscienza civile e, prima disarmandola, la ricostruisce convinzione dopo convinzione, cementandola in un’etica del rispetto. Cattivo stringe il pubblico in un magone di affetto e paura per la confessione – «io ho bisogno di parlare» – di questo detenuto condannato alla «prigione della prigione», l’ergastolo in un carcere-isola. «Io voglio difenderlo» ci dice Banfi in un prezioso momento post spettacolo, ed è la difesa della dignità del criminale, della cura per la sua contraddizione di vittima e carnefice a brillare nel buio, tra l’infantilismo sentimentale e la spietatezza della sofferenza. Attraverso un’interpretazione naturalistica che si rivolge direttamente alla platea, l’attore crea un altro da sé, con movenze claudicanti, la gestualità rattrappita e poi dispiegata negli slanci di braccia agitate in un effimero moto di libertà; la mandibola portata in avanti a chiudere in una morsa la bocca, incespicando una parlata lombarda sdentata, stringendo a sé un telo di plastica verde – che è coperta, rifugio, terra e ostaggio anche – e sedendosi su uno sgabello; simboli scelti dallo scenografo Francesco Fassone per rendere la scena un vuoto pneumatico. Tanto che le minimali note musicali quasi disturbano quel silenzio che esalta la parola. «Non possiamo non leggere sui muri: “no al 41bis”, “Alfredo libero”, “assassini”» riflette Banfi insieme all’uditorio che al termine dello spettacolo si interroga sulle prerogative afflittive e criminogene del sistema carcerario, ora sollevate dall’attualità del caso Cospito. Le stesse che Cattivo, grazie all’onestà interpretativa di Banfi e alla direzione di Musso, chiarifica nella storia del rapitore e assassino, di colui che non avrebbe voluto uccidere ma lo ha fatto perché è stato condotto a farlo, a sprigionare la morte che aveva dentro, una volta uscito fuori. (Lucia Medri)
Visto al Teatro Biblioteca Quarticciolo: monologo tratto dal romanzo Cattivi di Maurizio Torchio, con Tommaso Banfi, regia Giuliana Musso, adattamento testo Tommaso Banfi, dispositivo scenico Francesco Fassone, musiche Claudio Parrino, sarta Chiara Venturini, residenza artistica Olinda/TeatroLaCucina Una co-produzione Compagnia ariaTeatro e La Piccionaia Centro di Produzione Teatrale
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