Questa recensione fa parte di Cordelia, gennaio 2023
Una sagoma di cartapesta sospesa sul fondale ricorda gli orologi liquefatti di un celebre dipinto di Dalì. “Che brutto”, penso, “sembra fatto da un bambino”. Saverio La Ruina entra in scena al Teatro Basilica passando sotto quel piccolo manufatto naive, poi incede dubbioso fra le candele che tracciano a terra un crocicchio. Il suo passo è quello leggero di sempre, indeciso, imperfetto. È il suo passo, non quello di un personaggio. La storia è una strada: Via del Popolo è l’asse principale di Castrovillari, la via interna di una Calabria interna lontana per antonomasia – lontana quasi per assunzione culturale, forse per segreto autocompiacimento, più irraggiungibile di quanto, di fatto, orografie e infrastrutture consentano. Eppure Castrovillari fu il riflesso di una civiltà metropolitana per la famiglia La Ruina, scesa in città dal Pollino negli anni ‘60. Via del Popolo, coi suoi due bar, il falegname, il dottore, il macellaio, il sarto, è la metonimia di tutto il paese, che è la metonimia della vita del protagonista, che forse è la metonimia di qualcos’altro che intuiamo appena, anche se Castrovillari la conosciamo poco. La Ruina, attraverso la potenza della sua intonazione flautata, antica, ci porta a convegno coi volti della strada, a ogni incontro abbiamo l’impressione rassicurante di affondare l’indice nelle caselle di un calendario dell’Avvento, di performare un rituale che compiendosi nel tempo mira a congelarne lo scorrere solo per fallire e, fallendo, diventare poesia. Ma l’immaginario dello spettacolo nulla concede a vernacolarismi o facili nostalgie: una volta tanto, questo sud non è il Sud, ma un luogo di piccole storie emancipate da stereotipi asfissianti. La realtà squarcia la narrazione pescando nel profondo di figurazioni ancestrali eppure radicate nel proprio esserci, come il padre ottantenne perduto e ritrovato, a distanza di un giorno, appisolato in un fosso. Tutto per capire che quel brutto orologio di cartapesta è il tempo come lo ha sognato un bambino in Via del Popolo. (Andrea Zangari)