Questa recensione fa parte di Cordelia, gennaio 2023
Sette le virtù e i vizi capitali, sette i bracci della Menorah e le divinità mitologiche della Cabala ebraica; sette sono i sacramenti del Cristianesimo e gli attributi di Allah; ma anche sette i chakra e i passi del Buddha verso la Consapevolezza. In ogni viaggio di scoperta, questo numero pianta una vera e propria giungla di simboli. Sette sono gli schermi installati a sfondo della creazione The Garden, firmata da Fanny & Alexander e, dopo il debutto a Romaeuropa Festival 2021 e un giro all’estero, giunta ad Ateliersi di Bologna per un’ultima tappa nel dicembre 2022. Luigi De Angelis (ideazione, regia, drammaturgia, video) firma una complessa immersione nell’universo del dolore e del martirio, animando un polittico digitale con sette possibili icone, tra sottili rimandi alla cronaca recente e simbologie più minute e non prive di ironia. La voce di Claron McFadden e il live looping di Emanuele Wiltsch Barberio guidano una meditazione di suoni e di sguardi suddivisa in stanze, una «galleria di lamentazioni e memorie musicali» – così da note di regia – che frequenta Bach, Monteverdi, Nina Simone e altre modulazioni di sofferenza. Respiro ampio ed emissione chirurgica, McFadden sfrutta una vertiginosa versatilità per diventare amplificatore emozionale. L’intervento di Barberio sulle melodie, che crea sorprendenti canoni e multiple armonizzazioni, aiuta a snodare una rapsodia intima, addolorata e dolorosa, precipitando lo spettatore in uno scavo nelle profondità dell’animo, dove la coscienza incontra il crocevia delle responsabilità individuali. Il duo ravennate (trent’anni nel 2022) compone un ennesimo enigma, disseminando di indizi cognitivi un viaggio di visione e ascolto che mostra i diversi strati del “mestiere di vivere”: ogni giorno ci crocifiggiamo e, scriveva Michel Serres, «nessuno salva nessuno e nessuno viene salvato». Il paesaggio emotivo e la ferita che provoca viaggiano alla stessa velocità, sfruttando l’intensità del disegno e dell’esecuzione, di sopraffina complessità. (Sergio Lo Gatto)