La redazione di Teatro e Critica ha stilato una mappa composta da spettacoli visti nei 12 mesi passati tra stagioni teatrali e festival, danza e arti performative
Cosa ci ha colpito nel 2022? Cosa consiglieremmo senza indugio a spettatrici e spettatori nel 2023? Quella che state per leggere non è una classifica, non sono i finalisti di un premio, è più che altro una mappatura che tenta di riconnettere i fili dispersi di opere, artiste/i e compagnie che abbiamo incontrato durante l’anno appena passato e ci sentiamo di consigliare per il 2023. Proprio nella circuitazione è rintracciabile uno dei punti deboli del sistema teatrale italiano, per molti di questi spettacoli non sarà facile avere altre date, noi, come al solito, cercheremo di avvertirvi nel caso di repliche e tournée. Alle nostre redattrici e ai nostri redattori abbiamo chiesto tre titoli che li abbiano maggiormente colpiti e che reputano dunque da non perdere, per ogni spettacolo naturalmente trovate il riferimento critico: la mappatura diventa così una fotografia, non esaustiva di certo, ma indicativa, del meglio che abbiamo visto tra Palermo, Napoli, Roma, Milano, l’Emilia Romagna. ecc.. Emergono le opere internazionali, ma anche lavori più piccoli, locali, le tensioni politiche e civili, l’utilizzo delle nuove tecnologie, i nomi immancabili e quelli sorprendenti, la danza d’autore, la grande drammaturgia, le collaborazioni inedite. La pluralità delle scene che ci hanno colpito arriva a toccare luoghi drammaturgici per noi solitamente lontani, a dimostrazione che il miglior consiglio che ci sentiamo di dare è quello di coltivare curiosità.
Tiziana Bonsignore
CLOSER
In Closer i rapporti affettivi sono espressione di un’istintualità interessata e incostante; tuttavia, nella regia di Falco, gli e le interpreti descrivono l’essere umano e i suoi limiti con una delicata e appassionata indulgenza. Ci convincono, mentre si muovono lungo la minimale scena geometrica che ne accoglie le vicende. Su di essa si specchiano, comunque impietosamente, grandi miserie e piccole salvezze della vita contemporanea. Recensione
LA FUGA
Alla bulimica riproduzione di immagini alle quali i media costringono l’occhio umano, la Fuga in Egitto di Retablo sostituisce un’indagine critica dei rischi che ne derivano. Il fatto evangelico è qui lo spunto di un racconto digitale, fruito per mezzo di visore, nel quale si indagano le impalpabili espressioni dell’attuale potere politico. Ma si va oltre: lungo il cammino della Fuga si svolge anche un percorso verso possibili, e nuove, contestazioni. Recensione
CON SORTE
Il monologo Con sorte, scritto da Giacomo Guarneri, è stata una piccola, significativa scoperta. Un testo sospeso sapientemente tra riso e sgomento, tragicomico nel senso più genuino del termine, cucito addosso alla duttile ed espressiva mimica di Oriana Martucci. Una storia di mafia e omertà, che si addentra nell’ambigua questione della connivenza: come uno sparo, il fatto narrato esplode imprevedibile sugli spettatori. Al temine della visione, avevamo ormai smesso di ridere. Recensione
Sabrina Fasanella
DANZANDO CON IL MOSTRO
L’incontro tra la Piccola Compagnia Dammacco e Roberto Latini apre la possibilità di un racconto in cui parola, gesto e voce collaborano alla ricerca di un patto, autoironico e poetico, con l’oscurità che ci abita e che segna i contorni del nostro essere. La danza di questo mostro arriva a riconciliarci con l’idea stessa di teatro. Recensione
HYBRIS
L’ultimo lavoro di un artista capace di riunire le platee più eterogenee sotto il segno della propria totale libertà creativa, ribollente di rivendicazioni, ciniche ammissioni, dita puntate a smascherare quella miseria che siamo: così umani e presuntuosi da non capire se siamo piegati dal ridere o da una fitta allo stomaco che Rezza ci ha inflitto col suo ghigno. Recensione
Angela Forti
EARTHBOUND di Marta Cuscunà
Analizzando a fondo il pensiero di Donna Haraway, Cuscunà ci conduce in un viaggio nel futuro sempre al limite tra utopia e distopia, dipingendo, grazie all’abilità performativa e all’ingegneria delle figure, prospettive possibili del futuro dell’umanità in un mondo infetto. Una storia di genetica e affetti, che ci lascia con una tenue speranza e, insieme, un profondo interrogativo sugli esiti della vita umana nel nostro pianeta. Recensione
SULLE VIE DELL’INFERNO di Mimmo Cuticchio
In uno slancio di sperimentazione, nell’incontro tra cinematografia, teatro dei pupi, cunto e musica dal vivo, Cuticchio ci accompagna nell’Inferno dantesco e, insieme, in una Sicilia di orizzonti sconfinati, ora aridi, ora dipinti dal blu del mare di Ulisse e degli eroi greci. La macchina da presa e la fotografia di Ciprì riescono a svelare una dimensione inattesa del teatro dei pupi siciliani, mostrando i dettagli dei volti e delle armature dei paladini, così come i volti larvali di pupi contemporanei e spogliati, in un’estetica scarna e brutale come, talvolta, le parole di Dante. Recensione
L’ANGELO DELLA STORIA
Non a caso, miglior spettacolo dell’anno ai Premi Ubu: una staffetta dell’assurdo umano ridotto ai minimi termini, epifanie di rivelazione e follia che la storia, l’angelo della storia, si è trascinato via aggrappati alle ali del tempo che può soltanto correre, senza indugiare sui destini. Momenti che Sotterraneo dilata con sapienza performativa e disseziona con ironia chirurgica, con perfetti meccanismi a incastro e a orologeria, lasciandoci addosso una strana nostalgia, e un baratro di accadimenti e strade interrotte.
Recensione
Andrea Gardenghi
NUCLEO – DA FRANCIS BACON
Nel linguaggio performativo di Alessandra Cristiani l’arte è uno strumento potente, esprime ciò che della vita rimane latente e invisibile, è un tentativo di resistenza alla crisi e suo stesso superamento. Nucleo – da Francis Bacon è un lavoro minuzioso, attraverso cui il pubblico si riavvicina e sperimenta una dimensione profonda dell’arte scenica, dove la trasfigurazione del corpo si fa vivida immagine e dono spirituale. Recensione
THE SHEEP SONG
L’efficacia della reinvenzione del mito nella narrazione della questione identitaria, oggi al centro di un dibattito sempre più urgente, è testimoniata dal lavoro immaginifico della compagnia FC Bergman: qui, lo smarrimento è la condizione di chi, sentendosi diverso, intraprende un viaggio per diventare come gli altri ma finisce per perdere, inevitabilmente, sé stesso. Recensione
IN TRANSIT
Koohestani porta a teatro un argomento scomodo, terribilmente attuale, ma celato, ignorato, taciuto. Lo fa con uno sguardo tagliente, quasi documentaristico, intrecciando più narrazioni che si svolgono all’interno di una struttura architettonica in transito, come i personaggi che la abitano. Una riflessione importante sui confini imposti e sulla necessità di andarvi oltre. Recensione
Simone Nebbia
BREVI INTERVISTE CON UOMINI SCHIFOSI
Spettacolo semplice di struttura ma recitato con strategia e talento. David Foster Wallace offre a Veronese un testo con un’importanza oggi decisiva, mettendo in luce la perfida dinamica di potere tra il maschile e il femminile e così la difficile soluzione della questione di genere. Recensione
LEMNOS
Lemnos è un’isola greca. Ma Lemnos è anche un simbolo che esprime la necessità della politica in un mondo che oggi la riduce a chiacchiera virtuale. Giorgina Pi con talento registico compie un viaggio verso Lemnos, si porta in tasca le parole del Filottete, di poetesse profonde, di partigiani martiri, infine torna a casa con doni antichi per il tempo presente. Recensione
GLI ANNI
Marco D’Agostin entra nel romanzo di Annie Ernaux e usa una chiave umana: Marta Ciappina. Così conduce a osservarsi dentro, i propri anni e quelli altrui, far coesistere la propria memoria in un disegno già delineato, fare i conti con il tempo e mostrarsi pronti a sapere che passa e lascia traccia. Recensione
Valentina V. Mancini
PADRI E FIGLI
Quando i mondi precipitano, ciò che strenuamente resiste è il barlume dell’indulgenza. La grande letteratura, le grandi storie di uomini e donne che vivono solo grazie a passioni, dolori, meschinità, paure e sogni, tra le mani robuste e gentili di brillanti giovanissimi attori è tra gli esempi più alti di quell’umanità a cui non possiamo rinunciare. Recensione
Marianna Masselli
LA CUPA
Verso e suono, lemma e lingua. La densità della parola squarcia il velo del linguaggio, senza il timore di essere ostica. Composizione e immagine, gesto e azione. La definizione della cifra estetica si riversa nella cromia, passa per il movimento e modella i corpi. La Cupa di Mimmo Borrelli è una dimensione, ove in tre ore mezzo circa gli elementi del teatro cancellano quelli del tempo e si condensano in complesso di figure che si affiggono agli occhi, compitano il ritmo dei respiri, consegnandosi così all’alito infinito del qui ed ora della scena. Recensione
TAVOLA TAVOLO, CHIODO CHIODO
La tessitura drammaturgica minuziosa di differenti fonti avvera in scena una partitura discreta eppure immane, che utilizza i riferimenti alle commedie di Eduardo solo come baleni, per restituire quanto in e per De Filippo dal principio e sino alla fine ha segnato la vita per il teatro e il teatro per la vita, un riverbero di cui Lino Musella è custode cosciente, fautore di un atto di rispetto profondo e necessario con ha la grazia del tradimento della mimesi, la consapevolezza riflessa dell’impossibilità di sottrazione alla vocazione. Recensione
NATALE IN CASA CUPIELLO
Ciò che è famigliare e ciò che pertiene al passaggio, da un mondo all’altro. da una generazione all’altra, ma anche da un piano (quello della rappresentazione vera e propria) all’altro (quello della realtà teatrale). Nel Natale in casa Cupiello del TAN la proposizione di una tra le più, se non la più conosciuta opera di De Filippo, rivela un processo di preparazione lungo, un lavoro di confronto e conoscenza della drammaturgia originale, ma anche una nuova tensione all’opera eduardiana come materia viva e interpretabile.
Lucia Medri
FRATELLINA
Fratellina di Scimone Sframeli è una mano tesa verso la confusione e l’incomprensione di questi tempi, è l’assurdo ragionevole e lungimirante che spiega quello che non riusciamo a capire delle assurdità del reale. Recensione
POETICA
Nella “geografia umana” di Poetica della compagnia Proxima Res, gli attori e le attrici sono “creature nell’urgenza”; incarnano i personaggi dei propri racconti e nel realismo di uno spaccato di vita tanto privato quanto comune riescono con onesta qualità a collocare le singole tematiche sul piano dell’universalità. Recensione
TUTTI PARLANO DI JAMIE
Tutti parlano di Jamie è l’adattamento di Piero Di Blasio attorno alla storia vera di Jamie raccontata nel documentario della BBC, Jamie: Drag Queen at 16. La vicenda di Jamie riproposta in questo periodo storico e in una forma di intrattenimento costruttivo che veicola un messaggio quantomai urgente, si amplifica nella risposta significativa del pubblico, per accoglienza e partecipazione politica. Con leggerezza si abbattono pregiudizi appesantiti dalla dialettica dell’intolleranza tramite le storie di personaggi che vogliono rivendicare la propria unicità, combattere il pregiudizio e autodeterminarsi. Recensione
Andrea Pocosgnich
CATARINA E A BELEZA DE MATAR FASCISTAS
Una delle nuove scritture più potenti di questi anni, Tiago Rodrigues inventa una favola al contrario, una leggenda piantata nel presente che ci lascia riflettere, attoniti, sulla relazione che abbiamo con i nostri ideali. Quanto siamo disposti a fare per cambiar il mondo? Siamo disposti anche ad uccidere? Un ensemble straordinario per una drammaturgia di quasi tre ore sul filo dei pensieri, dei ragionamenti e delle scelte da compiere. Recensione
CON LA CARABINA
Licia Lanera ha calato il testo di Pauline Peyrade in una dimensione italiana, a Sud: il risultato è un’operazione a cuore aperto in cui lo spettatore assiste da vicino, senza possibilità di fuga. Qui una recensione di Lucia Medri che è una sorta di sonda nella creazione interpretata da Ermelinda Nasuto e Danilo Giuva. Recensione
THE SPANK
C’è una sorta di alchimia, di magico mistero che sta nel mezzo, tra una battuta e l’altra, di The Spank: un vero e proprio corpo a corpo tra Valerio Binasco e Filippo Dini, ma anche tra loro e la parola di Hanif Kureishi. La parola teatrale qui è in grado di creare il mondo e tutte le vite che lo attraversano. Recensione
Stefano Tomassini
PARADISO
Paradiso del gruppo nanou (scene magistrali di Alfredo Pirri e musica straordinaria di Bruno Dorella): perché è un Paradiso senza Dio questo di nanou, liberato da qualsiasi retorica redentiva, perché il paradiso è già qui, in un tempo fermo che non si sviluppa, ma che si ripete al di là del tempo. Recensione
LOVETRAIN2020
Lovetrain2020 di Emanuel Gat (musiche retro dei Tears for Fears); perché qui la musica è un principio organizzativo fondamentale del movimento, mentre l’uso dello spazio è una vera e propria categoria esistenziale (lo spazio timico tematizzato da Biswanger). Recensione
BALLADE
Ballade di Mauro Bigonzetti (per la MM Dance Company); perché si tratta di un musical in forma di ballata, ispirato al mondo di Tondelli e al fare rivolta di quegli anni attraverso lo stile, secondo un preciso potenziale dell’anacronia coreografica che trasforma il contemporaneo in una irruzione dell’intempestività (nel passato dal futuro) e che impedisce al presente di coincidere con se stesso. Recensione
Viviana Raciti
ORESTEA – TRILOGIA DELLA VENDETTA
Enzo Cosimi completa la sua rilettura dell’Orestea (trilogia essenziale e debordante, placida e sincopata) non tanto o non solo per ammodernarla quanto per farla scontrare con il nostro tempo di riflessioni e posture in un corpo a corpo, anche, con le conseguenze ingenerate – nel bene e nel male – dal suo portato tentando di capire come e se possano ancora parlarci. Recensione
ERA MEGLIO CASSIUS CLAY
Era meglio Cassius Clay di Rita Frongia mostra il lato festoso per parlarti della fatica di vivere e della sua resistenza. Voci impastate di sonorità vive, tre corpi, frammenti di storie e noi spettatori come irretiti, quasi fossimo all’estremo di Beckett manipolati dalla parola dell’ultimo Pinter – ma più dolce. Recensione
L’ECHOIC CHOIR
Quelle condizioni di presenza, reiterazione, immersività, attitudine all’accettazione del caos che son tra i pilastri della performance non si fanno sempre rarefazione impercettibile, comprensibile solo per poche teste. L’echoic choir di Stine Janvin e Ula Sickle è un rave estatico nel quale siamo avvolti e ne godiamo attraverso i sensi, fino a perderci. Recensione
Andrea Zangari
IL MINISTERO DELLA SOLITUDINE
Così vicina, così lontana: la pandemia e le sue conseguenze sociali hanno ridisegnato i confini della nostra solitudine. Ma se la rimozione è uno schema di difesa di massa, ci pensa lacasadargilla a scavare nel passato recente per ribattere una via della melanconia come condizione ontologica e drammatica, fino a ricercare le ragioni delle nostre pose quotidiane più dolenti nella città sola di Olivia Laing, popolata dalle sagome rarefatte dellə artistə americanə del secondo Novecento. Recensione
PENELOPE
Attraversare l’Odissea con lo sguardo inverso e traverso di Penelope, come già Margareth Atwood. Martina Badiluzzi è regista e autrice di questa magmatica trasfigurazione del classico, che non passa attraverso la riscrittura ma la carne attorale di una formidabile Federica Carruba Toscano, trovandovi un’interpretazione che si innalza a coautorialità: un passo a due che cede la parola ad una Penelope quanto mai contemporanea, come una pratica femminista in fieri sulla scena. Recensione