EPPIDEIS

Questa recensione fa parte di Cordelia, gennaio 2023

Foto Antonio Parrinello

Gioni abita in un mondo di plastica e cartone dal quale vorrebbe bandire ogni stortura. Così inventa un sogno ambientato a Milwaukee dove, come nella serie televisiva Happy Days, tutti sono belli e felici. Ma lei non è né bella, né felice. Nell’universo di feticci e consumi colorati che la circonda e di cui si circonda, le vere conseguenze del boom sono state smascherate. Gioni è un residuo, è ciò che rimane ai margini della corsa sociale, lungo la quale cerca di trascinare, allegra e infelice, il suo personale grumo di sofferenza e cicatrici. Sulla scena di Mela dell’Erba, un set da sit-com anni ‘50, la ragazza è condannata a vivere la vita che vorrebbe e non ha, una grande finzione individuale e collettiva nella quale tira dentro, a forza, il pubblico che sorride un po’ divertito, un po’ imbarazzato, un po’ colpevole. Il telefilm dove Gioni saltella a tempo di boogie (il suono è di Gianluca Misiti), è una disturbante, tragicomica messinscena alla quale tutti devono partecipare loro malgrado, ed è qui che in un certo senso si consuma la vendetta della protagonista, autorizzata a infierire su quanti ritenevano di poterla osservare indisturbati. Alla fine di tutto, Gioni è l’unico elemento davvero reale della farsa, anche se porta la parrucca, i baffi e un abitino che, aderendo alla fisicità muscolare di Silvio Laviano, appare grottesco e inverosimile. Sotto la frizzante patina da spot commerciale, si agita la storia di un lutto, di un suicidio, di un padre troppo debole, di un mondo interiore nel quale la parola diviene una cosa brutta e rotta, da buttare. Laviano attraversa le fasi del suo personaggio con lo slancio sicuro di un atleta imponendosi, quasi temibile, su un pubblico bistrattato di potenziali “cretini”. Così, nel corso di una sorta di cammeo, Palazzolo interviene sul corso degli eventi nella propria veste di autore, direttamente sulla scena. Non abbiamo compreso, dice. E forse ha ragione. (Tiziana Bonsignore)

Visto allo Spazio Franco, Palermo. Crediti: testo e regia Rosario Palazzolo con Silvio Laviano con le voci di Cosimo Coltraro, Manuela Ventura, Viola Palazzolo e Rosario Palazzolo scene e costumi Mela Dell’Erba musiche originali e effetti sonori Gianluca Misiti luci Gaetano La Mela assistente alla regia Gabriella Caltabiano produzione Teatro Stabile di Catania. Si ringrazia l’Associazione culturale Peppino Impastato di Salemi. Foto di Antonio Parrinello.
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