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C’È VITA SU VENERE

Questa recensione fa parte di Cordelia, gennaio 2023

Presentato al Teatro Quarticciolo per un focus sulla Compagnia Abbondanza Bertoni nell’ambito della stagione di danza Orbita, C’è vita su Venere è un solo coreografico su cui svetta l’eleganza “d’argento” di Antonella Bertoni, che, assente da diverso tempo sulle tavole come interprete, così definisce la propria forma. L’idea di ritorno è da intendersi in doppia accezione: non solo per la qualità del suo gesto quanto per una sorta di vicinanza metaforica con il cuore stesso dello spettacolo, esemplificazione possibile del ciclo vitale che, dalla nascita, approda all’abbandono del campo perché viva un’altra vita. Dal primo tempo sulle note del Cigno di Camille Saint-Saëns ma con scatti improvvisi da gallina (minuziosa maschera realistica in formato gigante di Nadezhda Simenova), il corpo in tailleur e tacchi rosa si prepara languido e serafico al suo compito procreativo. Una morte in poltrona che diventa nuova vita – Michele Abbondanza nelle note di regia fa riferimento alla fenice che risorge dalle sue ceneri, sebbene questa immagine arrivi qui un po’ farraginosa – ma che, una volta piombato l’uovo gigante da covare, lascia solo frenesia nelle azioni della figura, che adesso si muove su un ritmo elettro-ethno-pop sguaiato e caciarone ((le elaborazioni sonore sono di Orlando Cainelli). In un mondo stucchevolmente rosa, questa nuova creatura mitica sembra raccontarci della costrizione al multitasking, che non è il superamento della logica patriarcale quanto l’ennesima condanna della donna ad essere “di più”, all’iper produttività in cui, oltre alla cura dell’altro, rimangono gli oggetti stereotipati del femminile, dall’ambiente della cura domestica a quella della cura estetica o dell’intrattenimento mondano. La resa è un abbandono se la vita sul pianeta Venere è questa, c’è ancora spazio per un’ultima metamorfosi: il mostro dalle quattro gambe ma con il volto finalmente svelato va via e lascia spazio alla nuova vita, forse, nella speranza che si verifichi un cambio di intenti. (Viviana Raciti)

Visto al Teatro Biblioteca Quarticciolo durante Orbita |Spellbound Centro Nazionale di Produzione  della Danza; di Michele Abbondanza e Antonella Bertoni; con Antonella Bertoni; disegno luci Andrea Gentili; elaborazioni sonore Orlando Cainelli; tecnico di tournée Claudio Modugno; maschera e oggetti di scena Nadezhda Simenova; abito Chiara Defant; organizzazione, strategia e sviluppo Dalia Macii; foto Tobia Abbondanza.

Leggi le altre recensioni in breve di Cordelia gennaio 2023

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Viviana Raciti
Viviana Raciti
Viviana Raciti è studiosa e critica di arti performative. Dopo la laurea magistrale in Sapienza, consegue il Ph.D presso l'Università di Roma Tor Vergata sull'archivio di Franco Scaldati, ora da lei ordinato presso la Fondazione G. Cinismo di Venezia. Fa parte del comitato scientifico nuovoteatromadeinitaly.com ed è tra i curatori del Laterale Film Festival. Ha pubblicato saggi per Alma DL, Mimesi, Solfanelli, Titivillus, è cocuratrice per Masilio assieme a V. Valentini delle opere per il teatro di Scaldati. Dal 2012 è membro della rivista Teatro e Critica, scrivendo di danza e teatro, curando inoltre laboratori di visione in collaborazione con Festival e università. Dal 2021 è docente di Discipline Audiovisive presso la scuola secondaria di II grado.

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