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Periferico. Il festival senza marciapiedi

Periferico Festival del Collettivo Amigdala è un viaggio tra i quartieri della periferia di Modena, sviluppando un dialogo tra l’arte e la popolazione locale. Una riflessione sui linguaggi, sull’importanza di avere ancora festival capaci di entrare in relazione con i luoghi.

CHEAP – Periferico – ph Margherita Caprilli

«Su queste strade non ci sono neanche i marciapiedi», ascolto dire al Collettivo Amigdala a proposito del Villaggio Artigiano di Modena Ovest in cui ha sede; e quelle strade, infatti, non sembrano che di una percorrenza pratica, non certo per il comodo passeggio. Forse Periferico, il festival che nel 2022 festeggia l’edizione numero quindici, non può che rappresentare questa particolare identità stradale, idealmente creando marciapiedi, là dove i marciapiedi non ci sono. Siamo a Modena, la città del teatro in Emilia Romagna, la città che ospita (con Bologna) la sede del fiorente Teatro Nazionale, ma attorno al centro dei mercati e del turismo c’è una Modena diversa, operaia e popolare, che lotta per il proprio spazio di rappresentazione e appartenenza. È proprio attorno al tema identitario che Amigdala – con la cura di Federica Rocchi e Serena Terranova – ha ideato un festival itinerante in vari luoghi della città, là dove si stagliano i poster di Cheap, progetto di street poster art con sette inediti interventi di paste up sul paesaggio urbano, là dove il Centro Giovanile Happen fa da collettore sia delle attività svolte durante l’anno sia delle pratiche performative in seno al festival.

CHEAP – Periferico – ph Enrico Moretti

Tra i documenti della cartella stampa c’è una mappa, ma per un paradosso significativo i suoi confini concludono esattamente dove inizia il luogo alle spalle della stazione in cui avrà vita il festival, disperso dunque oltre il foglio, in uno spazio non definito cui, dunque, proprio l’abitazione artistica potrà trovare un nome. Al centro dell’ideazione è il tema dell’Ascolto (cui è dedicato un incontro ideato con la rete Lo stato dei luoghi), attraverso il quale costituire un processo di relazione animato dalla volontà di discutere il mondo attorno e contemporaneamente discutere lo stesso proprio con il mondo; il festival – a partire dalla consistente performance Atrio ideata da Salvo Lombardo/Chiasma – è per questo continuamente pervaso da parole chiave, termini vasti con cui cercare un ambito condiviso e un nuovo ruolo al concetto di comunità.

CHEAP – Periferico – ph Enrico Moretti

Qui si articola forse il maggior valore di Periferico: ogni artista è invitato non a presentare una muta replica del proprio lavoro, ma a mettersi in dialogo con i luoghi creando un discorso del tutto autonomo, esprimendo un valore per esclusiva presenza sul territorio. L’arte, per Amigdala, è parte del paesaggio e non un’apparizione straniera che giunge a sorprendere, un richiamo alla trasformazione che contempli ogni individuo all’interno della comunità, sia esso animato dall’esperienza più vissuta o dalla più giovane curiosità.

L’aspetto itinerante è un altro fondamento del festival che contempla alcuni livelli di indagine: in primo luogo ciò permette un dialogo puro con il territorio che passa per l’attraversamento di un corpo (umano) in un altro corpo (urbano); poi c’è il tema della relazione, ossia quel farsi massa partecipante in movimento che stabilisce una osmosi molecolare come se a penetrare nelle strade fosse una marea umana, diversamente da come accade, di solito, al cospetto di una rappresentazione teatrale; un ulteriore livello di analisi riguarda il passaggio di stato da massa che si sposta a massa che, spostandosi, fruisce dell’offerta performativa, così che detto movimento stimoli a un confronto tra un prima e un dopo l’arte; infine c’è la fruizione involontaria, muta, della città che osserva il passaggio e sviluppa molteplici stadi di accoglienza verso quanto sta accadendo, esprimendo così diversi gradi di adesione soprattutto rispetto alla scelta deliberata di chi ha deciso a priori di essere presente.

CHEAP – Periferico – ph Margherita Caprilli

La performance Atrio di Salvo Lombardo si pone come una ricerca di stimolo delle idee a partire dalla loro discutibilità, quindi dalla fragilità che ne è fondamento: ogni partecipante lascia i propri oggetti perché cambino di stato, nelle mani e nei pensieri altrui, così che ognuno possa considerare i propri effetti personali al di fuori del proprio giudizio e possa così acquisire un nuovo schema identitario; la passeggiata al seguito di Teatringestazione (con Giuseppe Valentino), dal titolo A occhi aperti #Sogno Alfa_Modena, offre una doppia linea percettiva della realtà, contemporaneamente inquadrando l’immagine reale, la stessa che hanno negli occhi i fruitori, ma sviluppando un montaggio con lo stesso ambiente preregistrato; dopo aver vissuto una delle Nightwalks with teenagers, al seguito degli adolescenti che hanno guidato con molta emozione gli spettatori nei luoghi della propria appartenenza locale, la performance Signal – On the other side di Strijbos & Van Rijswijk ha invaso letteralmente strade e punti nevralgici con una sonorizzazione lirica che risuonava per l’intera area circostante, puntualizzando ancora di più come Periferico abbia necessità di misurarsi con la strada, di riversarsi nello spazio con un atto concreto di partecipazione fisica, corporea.

CHEAP – Periferico – ph Margherita Caprilli

Il flusso del festival crea identità come una forza cinetica sposta un corpo nello spazio, Signal con il suo canto schiude delle zone di quartiere addormentate finché all’inverso decresce il suono e, nel buio vegliato da una luna crescente, il riverbero combatte il silenzio e si manifesta, ancora, dalle colonne di un parcheggio a piani, sull’intonaco dei palazzi attorno, nel tremolio dei fari che sovrastano l’asfalto, dalla periferia dolente e fiera che non ne disperde alcuna vibrazione.

Simone Nebbia

Periferico Festival, Modena – Ottobre 2022

  • Parte di queste riflessioni sono frutto di un dialogo avvenuto con Francesca Calzolari per una ricerca etnografica avviata tra la cooperativa Kilowatt di Bologna e il Collettivo Amigdala, uno strumento di confronto con il pubblico qualitativo, per osservare gli effetti generati dal festival generi sulle persone, e la loro coerenza con l’intenzionalità che il collettivo vuole portare avanti, la visione di futuro a cui vuole tendere. Qui maggiori informazioni

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Simone Nebbia
Simone Nebbia
Professore di scuola media e scrittore. Animatore di Teatro e Critica fin dai primi mesi, collabora con Radio Onda Rossa e ha fatto parte parte della redazione de "I Quaderni del Teatro di Roma", periodico mensile diretto da Attilio Scarpellini. Nel 2013 è co-autore del volume "Il declino del teatro di regia" (Editoria & Spettacolo, di Franco Cordelli, a cura di Andrea Cortellessa); ha collaborato con il programma di "Rai Scuola Terza Pagina". Uscito a dicembre 2013 per l'editore Titivillus il volume "Teatro Studio Krypton. Trent'anni di solitudine". Suoi testi sono apparsi su numerosi periodici e raccolte saggistiche. È, quando può, un cantautore. Nel 2021 ha pubblicato il romanzo Rosso Antico (Giulio Perrone Editore)

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