Questa recensione fa parte di Cordelia, novembre 2022
Un tempo rallentato. Una figura a lato della scena in posa, composta sulla sedia, guarda lo spettatore, lo seduce. Movimenti lievi, impercettibili. Le luci di contrasto, di Gianni Staropoli, si diffondono in tonalità di azzurro e viola, su due tele incorniciate di fondo. Alessandra Cristiani è il nucleo ipnotico, il suo corpo inizialmente un abitacolo vestito che nella sperimentazione della carne non può che mostrare il proprio divenire: scivolare, allungarsi, raccogliersi e poi spogliarsi, per ritornare ad un nudo significante, primordiale. Nella sala, la performer ripercorre un dedalo introspettivo a partire dallo studio dettagliato di Francis Bacon. Del pittore recupera i toni cupi e allucinati, la distorsione dei gesti è trasfigurazione che si tramuta in cruda materia, carne viva che porta con sé un’ineluttabile tragicità. Il lavoro coreografico, prima presentato a Teatri di Vetro nel 2020, poi a Inequilibrio Festival a giugno 2022, è rientrato a ottobre all’interno della rassegna del Danae Festival di Milano, come secondo capitolo di una trilogia che snocciola la questione del corpo attraverso la sperimentazione dell’arte di grandi maestri (Schiele, Bacon e Rodin). Nei movimenti di r-esistenza del corpo di Cristiani emerge, dunque, uno studio artistico meticoloso e patologico, una danza istintiva che appare come una progressiva corrosione epidermica: il vino cola sul viso, la pelle si sporca e lacera, le polaroid si espongono al contatto, la pittura diventa unico nutrimento. «Portare l’alone di una crisi» è, qui, il senso di una metamorfosi organica, il nucleo di una profonda tensione spirituale. (Andrea Gardenghi)
Visto alla Fabbrica del Vapore di Milano. Credits: concept e performance Alessandra Cristiani, musica e suono Claudio Moneta, Iva Bittova, luce Gianni Staropoli, scatti in Polaroid (istantanee Fuji Film) Samantha Marenzi, fotografie di scena Alberto Canu, produzione PinDoc coproduzione Teatro Akropolis, Triangolo Scaleno Teatro con il sostegno di Armunia/Festival Inequilibrio. Foto di Maurizio Anderlini
Leggi le altre recensioni in breve di Cordelia novembre 2022