Questa recensione fa parte di Cordelia, ottobre 2022
La vita è così perché c’è la gente che trova il modo, ogni volta diverso, di trascorrerla; qualcuno lo sceglie, molti si adattano, ma la vita è sempre la stessa e si manifesta in idee, gesti, risate, tic nervosi, rifiuti, tutto ciò che permette a un essere umano, in qualche maniera tutta sua, di stare al mondo. E per essere artisti, di questa umanità, bisogna essere curiosi. Lo sanno, da sempre, Gli Omini che da qualche anno se ne vanno in giro a raccogliere Trucioli, piccoli frammenti di umanità, pezzetti di legno che dall’albero vengono ma che poi saranno scartati per costruire l’oggetto migliore, solido, più adatto a non frantumarsi o finire nel fuoco. Volano i trucioli, poco più della segatura sembrano inutili, ma è lì che gli artisti vanno a cercare per rappresentare la vita: Giulia Zacchini compone dunque una drammaturgia che scava tra le macerie dell’umanità, assieme ai due attori Francesco Rotelli (che si conferma tra i migliori attori italiani in circolazione) e Luca Zacchini rintraccia esperienze in diverse lingue, pause, atteggiamenti, fino a costruire un paesaggio di ciò che resta solitamente fuori dal grande affresco della vita. Un tavolo frontale, una sorta di conferenza si trasforma poi in una offerta di scene “extra ordinarie”, si direbbe, di tutti i giorni ma arricchite di quella originalità spiazzante che le rende uniche. Tanti personaggi scelti dagli spettatori di fronte a una parete di trucioli, una mappa di titoli diversi; i due attori trovano chiavi di lettura per esprimere l’uno o l’altro con qualità e profondità, mettere in luce queste “vite minuscole di gente minuscola”, fuori dalla storia forse, ma mai fuori dalle loro storie. (Simone Nebbia)