VENERDì 04 NOVEMBRE 2022 ore 21.00
Dimore creative
JEKYLL LU DUTTURI
Di e Con: Pietro Cerchiello
Musiche Originali eseguite dal vivo: Marina Boselli
Un uomo è al centro della scena. Lui prende fiato, starebbe per parlare, dire qualcosa. Ma poi ci ripensa. Perché? “Perché per tardare la fine, bisogna tardare l’inizio” dice l’uomo. L’inizio di una lunga confessione, che lo porta a ripercorrere gli eventi più significativi della sua esistenza. Jekyll Lu Dutturi è la storia di Giacomo Nicchio, figlio di pastori, nato e cresciuto a Sant’Antonio del Porcello, un piccolo paese in provincia di Canicattì. Le scelte da lui fatte, le pieghe della vita, lo portano oggi davanti ad un agente di polizia: a tardare l’inizio della sua confessione, per tardarne la fine. L’uomo inizia a raccontare dal principio: dal 10 maggio 1924. Giorno della sua nascita, tra le grida e la festa per l’arrivo di Benito Mussolini a Canicattì. Racconta dell’infanzia, dei fratelli Primo e Ultimo. Del padre, grande sostenitore del fascismo, partito per la guerra e mai tornato. Degli studi, dell’amore, del sogno di avere un giorno un figlio. Della grande povertà e dell’inaspettata ricchezza. Di Don Pilato, della politica…e della mafia. Di un sistema più forte della Chiesa, dello Stato. Di un sistema che tanto gli ha dato, ma che tutto gli ha tolto. Una storia che ha luogo nella Sicilia degli anni ’20, ma quanto mai attuale. Una storia che attraverso un linguaggio poetico e ironico, goffo e istintivo, rabbioso e malinconico, il protagonista racconta. Una storia semplice, che parla di ieri, per parlare all’oggi.
VENERDì 11 NOVEMBRE 2022 ore 21.00
Sara Parziani
ROMANZO DI UN’ANAMNESI
Di e con Sara Parziani
Questa è la storia di una bambina che diventa grande. Lungo un percorso di crescita in cui a segnare le tappe sono problematiche fisiche che con il tempo spariscono, si ripresentano, cambiano, ci si muove tra un mondo esteriore popolato da famiglia, ospedali, scuola e un mondo interiore popolato da storie e personaggi fantastici. Camminando tra questi due mondi, il desiderio di essere come gli altri e la fatica di capire qualcosa in più di sé, la bambina diventa grande confrontandosi, senza saperlo, con una “malattia rara”.
Fin dalla nascita, ho presentato una serie di difficoltà motorie, e non solo, con le quali mi sono dovuta confrontare e che solamente in età adulta sono state raccolte come sintomi della Sindrome di Ehlers – Danlos, una malattia rara del tessuto connettivo. L’anamnesi medica, quindi, rappresenta certamente la trama narrativa di questo monologo autobiografico, che attraverso un’ironia poetica e surreale, trova una strategia per spiegare qualcosa di troppo grande per essere compreso. Un monologo che si stacca dai fatti e, con l’ausilio della fantasia, una delle armi più potenti che abbiamo, diventa un vero e proprio romanzo di formazione in cui quello che preme sono domande su di sé. Un monologo sui punti deboli, sulla fragilità, ma anche, soprattutto, sull’identità, sulla libertà di essere come si è e di poterlo raccontare. Infatti, è proprio quando ci sentiamo diversi, quando ci chiediamo “perché a me?” che scopriamo di avere in comune con gli altri le stesse paure, gli stessi dubbi, e la nostra domanda diventa, allora, “perché non a me?”.
VENERDì 18 NOVEMBRE 2022 ore 21.00
Carlo Decio
OTELLO pop tragedy
da William Shakespeare – adattamento Mario Gonzalez e Carlo Decio
METTETEVI COMEDY! L’Otello di Mario Gonzalez e Carlo Decio è uno spettacolo attuale, pungente, divertente e irriverente. Carlo Decio narra la celebre tragedia shakespeariana, interpretandone i 12 personaggi principali, uomini e donne. Come ai tempi della commedia dell’arte, lo spettacolo, grazie alla relazione con il pubblico e al luogo sempre nuovo, si presenta diverso ogni sera. Attraverso le tecniche di narrazione, il lavoro sul personaggio e l’arte del mimo, Carlo dipinge immaginari e personaggi epici. Spassoso e tragico, commovente e diretto, a tratti ruvido; è uno spettacolo che ironizza in modo intelligente e un po’ amaro sugli istinti più profondi della natura umana. Un lavoro magnetico, fatto di tutto ma fatto con niente. Un attore solo in scena che trascina il pubblico dentro un testo immortale, con accattivante ironia. Si susseguono nel racconto tematiche senza tempo: invidia, razzismo, sopraffazione, gelosia, desiderio di giustizia, violenza di genere e inganno. Uno spettacolo agile, moderno e versatile.
VENERDì 25 NOVEMBRE 2022 ore 21.00
Luci della Ribalta
UNA DIFFICILE COMMEDIA
Scritta e diretta da Guglielmo Lipari
Con: Vincenzo Triggiano, Anna Rapoli, Marco Abate, Mauro Collina
Una giovane coppia, formata da Francesco e Rosa, convive all’interno di una piccola ma originale
mansarda. Francesco è un uomo di trentotto anni, si occupa principalmente di start up ed ha un sogno: realizzarne una tutta sua. Rosa, di poco più piccola, fa l’infermiera in un piccolo paesino della provincia campana e sente la maturità giusta per fare un passo avanti nella propria vita e realizzare il suo desiderio di essere madre. L’equilibrio già precario tra i due verrà completamente stravolto quando si troveranno ad ospitare il fratello di lei, Antonio, per il periodo di assenza della madre, partita per un viaggio in Europa. Antonio soffre infatti di una particolare sindrome…
Attraverso ritmi incalzanti, tempi comici, gag e battute sottili emergono, tra le risate, quelli che sono gli universali disastri sociali della generazione dei trenta di oggi: un mondo del lavoro difficile, frustrante e senza prospettive, una conseguente vita sociale non pienamente soddisfacente, la difficoltà nel mettere al mondo un figlio e in generale nel seguire i passi che vengono socialmente imposti da una consuetudine non più al pari con i tempi.
VENERDì 02 DICEMBRE 2022 ore 21.00
Serata di premiazione con spettacolo fuori concorso
Servomuto Teatro
GAVROCHE
Con Marco Rizzo, Erica Meucci
Drammaturgia e regia Michele Mariniello
Non era un bambino, non era un uomo; era uno strano monello fatato»
(VICTOR HUGO)
Il piccolo Gavroche, monello di strada e piccolo rivoluzionario rompe la “linea del male” con la sua famiglia di malavitosi. Con allegria, in un’esplosione di vita, rompe anche con una scuola che lo ingabbia, che affligge ogni periferia o bassofondo, con la catena degli obblighi e delle attese altrui. Le petit Gavroche di Hugo che moriva sulle barricate, nei moti parigini del 1832, ballando tra le fucilate, incarnava la tematica della libertà di un bambino scanzonato che vive alla giornata, e allo stesso tempo quella della morte nella rivoluzione.
Il nostro Gavroche parte dalla rilettura di questa tematica dove la rivoluzione è cambiamento umano, dove la morte irrisoria, somiglia all’estinzione di quel generoso monello che è la nostra vocazione, avvenuta in tutti noi quando abbiamo capito che davanti alle barricate ci si fa male e ci siamo rintanati dietro di esse: dietro all’età adulta, ai doveri attesi dagli altri, alla paura competitiva ed egoista che qualcun altro ci sopravanzi; nessuno può essere rivoluzionario così. Il nostro Gavroche a inizio spettacolo non è un bambino, è un adulto, dei giorni nostri. Lo troviamo nel suo ufficetto, un lento trascorrere di tempo scaduto, vuoto, frenetico e sempre uguale che non può che culminare in un burnout.
Proprio in quel momento riappare la sua anima, o meglio la sua vocazione, una creatura silenziosa, dalla pelle blu, smarrita ormai da tempo.
Sì, ma quando?
E perché?
Gavroche riavvolge il nastro e ripercorre tutta la sua vita, un viaggio di riconnessione interiore con i suoi sogni e il suo io bambino, alla ricerca di quel momento di smarrimento. Da lì bisogna ripartire. Un atto rivoluzionario di ricerca di se stessi in cui chiunque si può specchiare, con la consapevolezza che non è mai troppo tardi.
AL TERMINE PREMIAZIONE DEL CONCORSO