Questa recensione fa parte di Cordelia, ottobre 2022
Sergio Pierattini è drammaturgo abile, in grado di creare piccole fotografie ingiallite di interni. Siamo al Teatro Vittoria di Castrovillari, a Primavera dei Teatri, ma siamo anche in una casa fiorentina (che forse avrebbe giovato di una scenografia più spoglia); un interno di vecchia abitazione vissuto da un uomo di mezza età (interpretato dallo stesso autore). Ma c’è anche un fratello (Luca Biagini) che non vive lì, è la vecchia casa dei genitori, stanno cercando di venderla senza sapere che quelle mura custodiscono un segreto, un mistero della memoria che ha un posto di rilievo anche nella storia. La pietra d’inciampo che dà il titolo all’opera si trova di fronte alla casa e secondo lo zelante agente immobiliare (Emanuele Carucci Viterbi) potrebbe essere un problema per eventuali acquirenti che avrebbero a che fare con la responsabilità palpabile di quella memoria. Eppure noi siamo fatti della memoria che ci siamo costruiti, del passato sul quale abbiamo edificato i nostri principi, il nostro vivere, la nostra etica: cosa sarebbe di noi se scoprissimo che tutto è costruito su delle menzogne? Ritrovare i propri nonni non come gli eroi antifascisti che avevano raccontato di essere, ma come approfittatori, denunciatori di ebrei che si sono arricchiti su quella delazione. Deve ancora essere rodato attorialmente questo spettacolo diretto da Riccardo Diana, ripulito da certi eccessi, da certi mascheramenti (si vedano i toni fin troppo grotteschi dell’agente immobiliare), eppure il plot, avvincente e dotato di una scrittura drammatica precisa negli ingranaggi, si lascia seguire con attenzione e trasporto. (Andrea Pocosgnich)