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I pesi della Storia: L’amico ritrovato al Teatro di Rifredi

Recensione. Il Teatro di Rifredi di Firenze, recentemente entrato a far parte del Teatro Nazionale, apre la stagione teatrale toscana con L’amico ritrovato di Fred Uhlman, nella riduzione di Josep Maria Mirò e per la regia di Angelo Savelli.

Foto Marco Borrelli

Quest’anno l’associazione Pupi e Fresedde – Teatro di Rifredi, nella gestione di Giancarlo Mordini, Angelo Savelli e Francesco De Biasi, ha condotto l’edificio di Via Vittorio Emanuele II sotto il patrocinio della Fondazione Teatro della Toscana, il Teatro Nazionale. Il nutrito pubblico del Teatro di Rifredi, che gode della confortante accoglienza del vicinato, e che si lascia guidare dal 1984 dalle scelte di una direzione artistica attenta ai linguaggi contemporanei condivisi in Europa, si trova ora a sedere tra le poltrone di una platea da Teatro Nazionale. Ed è proprio Angelo Savelli ad avere il piacere di condividere l’apertura di stagione del teatro toscano (la prima serata ha visto alla Pergola La dodicesima notte per la regia di Pier Paolo Pacini) col riadattamento dell’Amico ritrovato Di Fred Uhlman per mano del drammaturgo catalano Josep Maria Mirò, già compagno di palcoscenico dopo il sodalizio, nel 2018, de Il principio di Archimede. Nella stagione, che prevede una quasi totale assenza femminile (fatta eccezione per Emma Dante e il suo Pupo di zucchero), si impongono i nomi di padre e figlio Savelli presenti in ben sette produzioni (L’amico ritrovato, Io non so chi sei, I promessi sposi, La beffa del grasso legniaiuolo, Il principio di Archimede, E la favola insegna che…Al lupo, al lupo!, E la favola insegna che…La volpe e l’uva): un’attitudine forse ancora troppo poco nazionale

Foto Marco Borrelli

Rhapsody in blue di Gershwin accompagna la calma entrata in scena di Roberto Gioffré nei panni dell’avvocato ebreo Hans Schwarz; ormai residente a New York, Hans è un cittadino tedesco sfuggito alle persecuzioni venticinque anni prima, nel 1933. L’uomo riceve una lettera dal liceo della nativa Stoccarda, contenente una richiesta di donazione per l’erezione di un monumento agli ex studenti morti in guerra. Il palco è uno spazio frazionato nei tempi, quello presente e quello passato: il primo, ridotto, costruito alla distanza di due braccia dal pubblico, il secondo, propriamente scenico, suggestivo e simbolico. I due momenti e i due spazi si sfiorano nel racconto, dialogando silenziosamente sotto lo sguardo malinconico del narratore. Nello spazio esteso della memoria appaiono Mauro D’Amico e Federico Calistri, rispettivamente il giovane Hans e il suo amato amico Konradin, rampollo di una nobile e antica famiglia tedesca. I  ragazzi, come fossero gli unici viventi in un mondo irreale, animano ambienti condizionati dal silenzio dei manichini o di presenze solo evocate; l’assenza degli altri espone il veemente sentimentalismo dei due attori, che non di rado peccano di eccesso di trasporto. Lo stesso Gioffré non riesce a evitare qualche impeto di troppo nell’esporre il dolore, e i suoi pianti spezzati da grida di stizza risultano innaturali.

Foto Marco Borrelli

Forse più che simbolico, il termine corretto da usare sarebbe didascalico dal momento che tutto è esasperato per provocare, di volta in volta, un’unica condivisa e potente reazione: ad esempio, l’enorme bandiera con svastica che D’Amico e Calistri calano solenni e affranti sulla scena, con un immaginario ormai desueto, seppur eccessivamente noto, che rispolvera un fiacco impegno politico, sortiscono l’effetto sperato e il buio della platea si carica di sgomento. Per lo stesso motivo, le frequenti battute tese a ridicolizzare l’estremismo nazista alleggeriscono l’insostenibile e patetica tensione con lo scoppio di fragorose risate. Tutti in sala si ritrovano, loro malgrado e inevitabilmente, conformati sotto le categorie di un singolo barometro emotivo reattivo a un campionario di immagini talmente manierate da essere valide solo per sovreccitare la più impulsiva e lacrimevole commozione. 

Valentina V. Mancini

Teatro di Rifredi, Firenze – ottobre2022

L’amico ritrovato

di Fred Uhlman
adattamento Josep Maria Miró
con Federico Calistri, Mauro D’Amico, Roberto Gioffré
traduzione e regia Angelo Savelli
musiche Federico Ciompi
la canzone dello spettacolo è cantata dal piccolo Pietro Cambiati
costumi Serena Sarti
luci Henry Banzi
elementi scenici Tuttascena
By arrangement with The Random House Group Ltd, a Penguin Random House company

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