Questa recensione fa parte di Cordelia, ottobre 2022
Un impermeabile, una valigia logora: un misterioso viaggiatore attende fuori dal Libero, prima di attraversare in volo il foyer, accarezzandone il pavimento coi piedi nudi. Lo inseguiamo, come si insegue il filo di un romanzo, per ritrovarlo poco dopo sul palco, assieme a un altro viaggiatore e altre due viaggiatrici notturne (sono Noemi Bottone, Davide Cannata, Federica Marullo e Francesco Russo). Così inizia Difficult Lovers, omaggio di Evgeny Kozlov alla letteratura di Calvino, da un progetto di Luca Mazzone. I danzatori attraversano una topografia davvero calviniana: stazioni, non-luoghi dove i personaggi si compongono e si disgregano come atomi imprevedibili; spiagge, dove sembra di doversi imbattere in qualche Palomar di passaggio; librerie astratte e cumuli di libri in cui la parola letta è qui patita fisicamente. Il testo drammaturgico è pensato come una raccolta di racconti. Le scene e i costumi di Giulia Santoro rievocano suggestivamente le atmosfere letterarie, squarciate dalle eleganti luci di Mario Villano: in vari momenti il risultato è di sapore cinematografico, da noir. Gli episodi, in successione come avvenimenti isolati, si inseguono in modo a tratti convulso, e spesso si cede a una sorta di didascalismo letterario. Ciò nonostante, la danza ha reso, nel reciproco scivolamento dei corpi, nel contatto ridotto a sfioramento, nell’iterazione simultanea di gesti minimi e appassionati pas de deux, il senso degli affetti calviniani: amori sfuggenti, difficili perché difficilmente superano il limite della possibilità. Una buona pagina di letteratura, scritta col linguaggio della performance, in questo progetto di teatro-danza. (Tiziana Bonsignore)