Questa Recensione fa parte di Cordelia, settembre 2022
Ci sono spettacoli che non sono spettacoli, ma che hanno comunque una risultante spettacolare molto precisa, riescono ad aggirare le convenzioni teatrali con una certa sincerità naïf; qualche sera fa al Mattatoio per Romaeuropa Festival abbiamo assistito a Yishun is burning di Choy Ka Fai. Opera che contiene oggetti artistici, rituali e politici apparentemente distanti tra loro. Dove siamo? A Singapore? O in uno spazio per le arti performative a Testaccio? Sono vere entrambe le ipotesi. La scena, – con uno schermo per proiezione sul fondale, due schermi laterali, una consolle a sinistra – è collegata in diretta con Singapore, in una sala buia, tra la fine della notte e l’inizio della mattina, un ensemble di musica sperimentale farà incontrare le sonorità elettroniche con il canto tradizionale. Choy Ka Fai, programmato all’interno della sempre sorprendente Digitalive di Ref (sezione curata da Federica Patti), è un artista nato a Singapore e residente a Berlino: gli interessa la relazione tra il corpo umano e le ritualità, quelle tradizionali e quelle contemporanee, come il rapporto tra tra la tangibilità umana e la dimensione eterea del virtuale. Un documentario sulla festa dedicata alla dea Khali (in cui i corpi dei partecipanti raggiungono parossistiche eccitazioni) lascia il posto alla danza dal vivo di Sun Phitthaya Phaefuang, con tanto di esperimento di virtualizzazione tramite sensori per motion capture. In fine il cortocircuito decisivo: la tradizione mistica indù incontra la cultura del vogueing e delle ballroom. Ed è kitsch, sublime e divertente. (Andrea Pocosgnich)
Visto al Mattatoio, Romaeuropa Festival. Crediti: ideazione, Documentario e Regia: Choy Ka Fai Drammaturgia: Tang Fu-Kuen Presenza Spirituale: Kali and Kuan Yin Guest Dancers: Brielle Munera, Clementine Windowsen, Gian Windowsen, Valeria Windowsen Coreografia e performance di danza: Sun Phitthaya Phaefuang Sound Design e Performance Musicali: NADA (Rizman Putra & Safuan Johari) e Cheryl Ong Progettazione e tecnologia visiva 3D: Brandon Tay
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