Questa Recensione fa parte di Cordelia, settembre 2022
Le prime parole sono dedicate alla paura, appare in scena come ombra luminosa ma sfocata dietro un telo e diventa quasi un’alleata. Il viaggio scenico è ricordo di quello reale compiuto in bici da Giuseppe Mortelliti, Con un quaderno nel portapacchi vol. 1: Milano-Udine, è il tentativo di una ricerca per tappe in 10 giorni su e con se stessi, sfida fisica ma anche interiore, confronto con piccoli luoghi, fatiche, sfortune, incontri, risoluzioni. Il racconto ironico e partecipato è diretto al pubblico di Inventaria (che lo accoglie dentro al Teatro Trastevere dopo un primo passaggio romano la scorsa primavera a Fortezza Est), piccoli gesti di coinvolgimento, tono sornione quando sottolinea un certo non detto, strizza l’occhio servendosi di un immaginario generazionale da cui trae aneddoti e personaggi (tra quelli popolari emergono in realtà anche citazioni teatrali, dagli ambienti à la Rezza alla cadenza del racconto di Dario Fo). I panni appesi su fondo scena servono da quinta o come appoggio per un cambio di personaggio, teli azzurri rimarcano l’artigianato di certi spettacoli dove una sciarpa diventa il fiume e tanto basta. E poi l’altra compagna, a pedalata assolutamente non assistita come dice nello spettacolo: la bicicletta Girardenga, sulla quale sale spesso per dare grana di verità al corpo e alle parole. Mortelliti in questo diario di bordo, evoca un racconto sincero che si ascolta con piacere; forse gioverebbe un po’ di distanza in più, asciugare qualche passaggio e alcuni momenti forse ancora troppo carichi di quel sentimento di fatica esistenziale, cui ancora non serve dare risposta. (Viviana Raciti)
Visto al Teatro Trastevere, Roma, Festival Inventaria. Crediti: con Giuseppe Mortelliti; tecnica Simone Martino; foto di scena Alessio Trerotoli.
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