Questa recensione fa parte di Cordelia, settembre 2022
Giulia Zacchini cuce un testo ispirato a Ratto – storie di ratti di Andrea Bendini (drammaturgo e burattinaio), siamo in un futuro post apocalittico: gli umani alla fine ce l’hanno fatta, si sono sterminati e in questo apologo un po’ punk, un po’ fumetto irriverente e caustico i topi regnano incontrastati. Nello spazio del Teatro Fabbrichino, caotico per la quantità di oggetti, tre attori (Andrea Macaluso, Giusi Merli e Paola Tintinelli) sono protagonisti interpretando tre topi, attraverso dialoghi, racconti e canzoni. Potrebbe essere un racconto teatrale interessante per il tema scelto e la sua capacità metaforica, rispetto ai tempi in cui stiamo vivendo, ma la scrittura (naturalmente c’è anche un’ ispirazione kafkiana) non riesce ad andare oltre la struttura favolistica e la messinscena dopo poco si cristallizza nella forma di un cabaret un po’ cialtrone al quale manca l’affondo drammaturgico. Si ripete la struttura: la regina dei topi canta o si esibisce in un numero spettacolare, poi si addormenta e qui sogna un uomo, viene svegliata per la colazione per poi ricominciare nello stesso schema. Ci vorrebbe un tempo più lungo per far emergere l’eterno ritorno di questa piccola famiglia di topastri, ci vorrebbe una scrittura e una regia mature e precise, in grado di rompere lo schema favolistico. Peccato, si intravedeva una possibilità in questo amore tutto onirico della regina dei topi per un esponente della razza umana tanto odiata. I topi si sono liberati degli esseri umani ma ne sognano la capacità di fare poesia, di amare. (Andrea Pocosgnich)
Visto al Teatro Fabbricone, Contemporanea Festival. Crediti: uno spettacolo di Teatro Elettrodomestico, liberamente ispirato a Ratto – storie di ratti di Andrea Bendini, testo di Giulia Zacchini, con Andrea Macaluso, Giusi Merli e Paola Tintinelli regia Eleonora Spezi musiche di Marco Baraldi una produzione Teatro Metastasio di Prato/Contemporanea Festival
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