Questa recensione fa parte di Cordelia, settembre 2022
Vincenzo Schino è regista visionario, da un po’ di tempo il suo percorso, intrecciato con quello coreografico di Marta Bichisao, si chiama Opera Bianco. In Jump, visto al Fabbricone di Prato nel programma di Contemporanea, lo spazio nero è attraversato da diverse tensioni: ci sono due performer che hanno la funzione dei clown, si inseguono, corrono, si prendono a schiaffi, tra risse stilizzate e risate come nelle scene da slapstick comedy del cinema muto americano; ma qui è come se il segno fosse rivoltato nel nero: il sorriso si perde nel vuoto, il comico ha qualcosa di mortifero. Samuel Nicola Fuscà, C.L. Grugher, Luca Piomponi, Simone Scibilia entrano ed escono dalla scena partendo dalla platea, come forze attratte da un campo magnetico, i gesti sono geometrici e misteriosi. Bichisao e Schino seminano enigmi, come nel video che appare su due quinte unite in proscenio: un professore parla dell’Hamlet shakespeariano – per poi ricomparire di colpo con il viso bianco di biacca, come un Pierrot -, accenna ai due becchini. C’è la morte di mezzo, a nascondersi tra le zuffe, le torte in faccia, le rincorse e i salti della cavallina, anche nella simbologia finale: un grande tappeto rosso segna la scena, Schino mi racconterà che è un’immagine incontrata a un funerale. Ecco allora il rimando a Buster Keaton, il comico malinconico, ma riemerge anche un’ombra dell’immaginario tipico di Opera (le maschere della Commedia dell’Arte, la pittura, gli inquietanti pulcinella…), qui però il tentativo è di fonderlo con la ricerca sul disequilibrio, un infinito moto tra cadute e salti. (Andrea Pocosgnich)
Visto al Teatro Fabbricone, Contemporanea Festival. Crediti: Concept, coreografia e regia Marta Bichisao e Vincenzo Schino Performer Samuel Nicola Fuscà, C.L. Grugher, Luca Piomponi, Simone Scibilia Suono Dario Salvagnini Produzione: PinDoc / OPERA BIANC Coproduzione: Fondazione Royaumont (Parigi)
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