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Franco Arminio/Tindaro Granata: il paesaggio che resta

Intervista a Tindaro Granata della compagnia Proxima Res che in anteprima nazionale presenterà a Pergine il 14 luglio 2022 Poetica, drammaturgia originale tratta dai componimenti di Franco Arminio, editi da Bompiani e inediti scritti e donati dal poeta per la compagnia. Materiali creati in Media Partnership.

La parola di Franco Arminio in che modo evoca quella teatrale?

Avevo desiderio di lavorare su un progetto poetico, sono un amante della poesia e volevo cimentarmi in un lavoro simile. Poiché mi è caro il tema dell’abbandono, e avevo letto molto a riguardo, ho ripreso in mano uno dei testi di Franco Arminio che già conoscevo e ho trovato la sua lingua di paesologo molto narrativa e evocativa nella semplice narrazione dell’abbandono dei paesi rurali. Questa modalità di scrittura è per me aderente a quello che stiamo vivendo in Italia, all’abbandono delle tradizioni ma non solo, anche e soprattutto dei luoghi. Stiamo trasformando, e deturpando, il nostro paese in un territorio occupato da costruzioni nuove lasciando indietro quelle vecchie. Attraverso il percorso poetico e la ricerca di Arminio, riceviamo il racconto della provincia italiana e della vita delle persone comuni, dei singoli, che l’hanno abitata. Piccole e semplici cose che ci conducono a un mondo emotivo nuovo.

Quando hai capito che si stava gradualmente delineando una geografia umana, con le storie delle persone funzionali alla scrittura teatrale di Poetica?

La drammaturgia diventa funzionale a far emergere la poesia di Arminio perché questa è parte integrante del tema che vogliamo raccontare: come se i componimenti riferibili ai luoghi e alle persone che abitano, o abitavano, quei posti da lui raccontati fossero la struttura stessa del pensiero che muove tutto il progetto. Siamo cinque attori e attrici in scena, la drammaturgia è scritta da me ma l’adattamento è della mia compagnia Proxima Res. Abbiamo creato cinque quadri i quali singolarmente sono dedicati all’abbandono che ognuno/a di noi ha vissuto e che è rimasto impresso nella memoria. In questi, sono state racchiuse tutte le poesie di Arminio che hanno a che fare con i temi trattati da ciascun quadro. Così si è delineata questa geografia umana. In ogni quadro siamo sia persone che personaggi, come se le poesie fossero accolte attraverso il ricordo personale.

Tindaro Granata

Dal testo alla drammaturgia e quindi alla scelta dei cinque personaggi. Cosa contraddistingue questo approccio registico e il lavoro con gli attori e attrici di cui anche tu fai parte?

Il processo creativo direi che è stato abbastanza facile ma poi, quando è arrivato il momento di portarlo in scena, sono subentrate delle difficoltà. A ognuno/a degli attori e attrici ho chiesto di raccontarmi un ricordo relativo all’abbandono, non necessariamente il proprio ma che fosse loro rimasto impresso. Abbiamo poi adattato la drammaturgia sulle poesie di Franco Arminio inerenti i temi dell’abbandono affrontati. È un procedimento di lavoro nuovo per la nostra compagnia, avere dei riferimenti poetici come base drammaturgica non è facile, inoltre, in questo caso specifico, le parole usate da Arminio sono semplici e la scrittura teatrale deve rispettare, e corrispondere, quella semplicità, altrimenti il pubblico percepirebbe il distacco tra i due linguaggi. Altro aspetto nodale del lavoro è la scelta di un oggetto che rappresenti la quotidianità di tutte le famiglie. In scena ci sono quindi cinque stendini, simboli di quelle case ormai vuote che lasciano però il ricordo di una presenza, attorno ai quali si è costruita la drammaturgia e da questi sono derivati i movimenti scenici. Gli stendini compaiono in molte delle poesie e sulla scena diventano come forme drammaturgiche non scritte, mi ricordo un verso per esempio che recita qui l’evento più straordinario capitato negli ultimi anni è una molletta caduta da un balcone.

Cos’è per te la provincia?

In questa fase storica per me la provincia rappresenta il luogo, l’unico direi, in cui persistono rapporti che hanno a che fare con l’umano e la natura. La lentezza permette in quei luoghi di instaurare delle relazioni più gestibili per il ragionamento delle persone, c’è più sensibilità all’ascolto e quindi meno solitudine. Ancora resiste un codice di comunicazione diverso, ed è un valore. Vero è, e parlo per mia esperienza, se si va via dalla provincia un motivo c’è. È come una mamma cattiva che ti nutre, ti dà tutto ma poi quando cresci e hai bisogni diversi, ti manda via. Poi mi chiedo anche, cosa determina la scelta di andar via che contraddistingue chiunque viva in provincia? La paura che non succeda nulla o il bisogno di lasciare?

La paesologia come “cura” verso i paesi che rischiano lo spopolamento ma anche, più in generale, come osservazione di ciò che sta per scomparire, perdersi. Qual è la tua paesologia, cosa temi possa scomparire e vorresti invece resistesse?

Sento moltissimo il desiderio di avere relazioni forti, solide, profonde intorno a me. Le persone con cui parli, alla posta, sui mezzi, sono felici quando entri in contatto con loro, che le ascolti. Il mondo che avevamo prima non si è sgretolato ma è più fragile, siamo di fronte a un orizzonte che non riesce a garantire il benessere, nella sua accezione più ampia. E ho paura di questa povertà, mi spaventa che i ragazzi e le ragazze possano non ricevere più alcun sapere dalla nostra generazione, che le loro capacità si disperdano e si allontanino dal legame naturale con le cose della vita. Vorrei quindi che Poetica raccontasse questo mondo di prima perché ora siamo proiettati in avanti ma non sappiamo da dove partiamo.

Redazione

14 luglio 2022, Pergine Festival. Clicca qui per info e prenotazioni

Poetica

Ideazione drammaturgica e regia Tindaro Granata
Testi Franco Arminio (editi da Bompiani e testi inediti scritti e donati dal poeta per la
compagnia Proxima Res)
Scene e costumi Margherita Baldoni
Interpreti (in ordine alfabetico) Caterina Carpio, Tindaro Granata, Mariangela Granelli, Emiliano Masala, Francesca Porrini
Produzione Proxima Res

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