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Palermo: quando la danza modifica l’orizzonte urbano

Ad Aprile a Palermo ha avuto luogo la sesta edizione del festival Conformazioni, dedicato programmaticamente alla danza e ai linguaggi del contemporaneo. Raccontiamo il progettato organizzato da Muxarte, che si offre come valido momento di riflessione sul rapporto tra la danza, le arti e il territorio.

Foto di Andrea Macchia

Sul finire di aprile il paesaggio urbano palermitano è stato oggetto di una riconfigurazione imprevista: per fortuna, questa volta non si tratta dell’ennesima iniziativa edilizia. Piuttosto, una sorta di città ulteriore, governata dal gesto e dal movimento, si è installata su quella reale; ma, a differenza di certe fondazioni calviniane, questa è ben visibile, seppur transitoria. La responsabilità è di Conformazioni, festival di danza e linguaggi del contemporaneo, giunto alla sua sesta edizione. Un evento che, come afferma l’ideatore e direttore artistico Giuseppe Muscarello, nasce dall’esigenza di colmare un vuoto: quello successivo agli anni Novanta e alla “primavera” di Palermo, quando il capoluogo era centro propulsore di una ricerca internazionale (si pensi alla coreografia Palermo, Palermo di Pina Bausch, nel 1990 al Biondo).

Il festival accoglie l’eredità di quella stagione felice: non a caso, la manifestazione ha toccato alcuni luoghi dotati di forte valore simbolico e identitario. È il caso di Massimo Equilibrio, esito di un workshop guidato da Manfredi Perego, la cui restituzione si è svolta lungo le gradinate del Teatro Massimo. Il festival si era confrontato con questo luogo anche in passato; Perego quest’anno opta per un intervento poco invasivo, agito da danzatori che quasi si confondono tra i passanti. I performer solcano lo spazio in tutte le direzioni, raccogliendosi in nuclei nei quali le energie si sciolgono e si condensano nel reciproco contatto. A volte i passanti vengono sfiorati, ma difficilmente si supera il muro di indifferenza dietro al quale i cittadini si barricano. Un’intera scolaresca reprime la curiosità guardando fisso davanti a sé: «In fondo li capisco – dice Danila Blasi, direttrice organizzativa – la loro è un’età in cui si vuole essere altrove». Allo spazio urbano e allo spazio performativo si aggiunge l’altrove dove qualcuno avrebbe voluto trovarsi. Una città davvero invisibile, questa, difficilmente definibile entro coordinate oggettive.

Foto ufficio stampa

Conformazioni insomma non è stato solo un momento di fruizione estetica, ma anche di riflessione critica e risemantizzazione dell’habitat cittadino. Al centro, la relazione comunicativa tra persone, arte e ambiente: di volta in volta, è stata proposta una diversa lettura dei tre parametri e della loro combinazione. Interessante in questo senso Pubblico in site specific, di e con Giovanna Velardi. In un vicolo angusto tra due padiglioni dei Cantieri Culturali alla Zisa, la performer siede in giacca bianca e visiera trasparente, da lavoro; i lustrini della minigonna reagiscono vivaci alle luci dei lampioni. Una scarica di pomodori la colpisce in pieno. In uno stato di tensione continua, tracciando con le braccia archi spezzati, Velardi rifiuta e accoglie quanto le viene lanciato, offrendosi a un sacrificio che si presta a considerazioni cristologiche – chi non ha peccato, scagli la prima pietra. Poi si rialza, esorta i presenti a lanciarle i frutti. Nessuno accoglie l’invito. Eppure Velardi aveva gridato: «preferisco i vostri pomodori alla vostra indifferenza». Anche in questo caso, l’intervento ha portato alla luce un intoppo nella possibilità di comprendersi.

Foto ufficio stampa

Comunicazione è anche contaminazione tra diversi linguaggi: danza, musica, arti figurative. Accade in Moto Cangiante, performance nata da un’idea di Muscarello, interpretata da Michael Incarbone e Danilo Smedile sulle note del sassofono di Gianni Gebbia (e di Pierfrancesco Mucari, in una replica successiva). Nelle sale della galleria d’arte Rizzuto, i danzatori dialogano con le delicate variazioni monocromatiche di Berliner Blau, la personale di Antonio Catelani. Incarbone e Smedile attraversano leggeri gli ambienti espositivi, quasi offrendo un corpo alle delicate pulsazioni organiche che animano le opere dell’allestimento. Esito di una felice collaborazione è anche Perpendicolare, di e con Daniele Ninarello, la cantante Cristina Donà e il musicista Saverio Lanza. Nella sala Strehler del Biondo i brani di Donà, eseguiti dal vivo, sono sottoposti a un processo di rarefazione, in cui suono e danza trasportano la parola cantata in una realtà ultraterrena, lunare, accogliendo la variabile energia delle sensazioni narrate. Totemica, di Manfredi Perego, si pone in altra direzione e riduce la comunicazione al grado zero di ogni linguaggio. Le sequenze pulitissime della coreografia, eseguite da Chiara Montalbani sul palco di Spazio Franco, si susseguono in un discorso calligrafico che ricorda certe tele di Mark Tobey. In esso è la mimesi di tutte forze naturali dell’universo, stilizzate in una rappresentazione asemantica, o piuttosto intrisa di un senso divino, superiore e precedente.

Foto ufficio stampa

Sempre da Spazio Franco Il Furioso di Muscarello, parte di un ciclo dedicato alla gestualità del pupo siciliano. Michael Incarbone veste i panni di un Orlando vivente: quasi disturbante la precisione filologica con la quale il danzatore riproduce le movenze della marionetta, offrendovi un corpo reale. Alla follia del personaggio, che esplode assieme alle musiche dei Prodigy, corrisponde la liberazione dai fili che ne governano il movimento. Riconosciutosi negli altri, il pupo prende coscienza del suo essere doppio e si espone, nudo, esterrefatto, allo sguardo di chi lo osserva. Adesso è un individuo dotato di una presenza propria, effettiva: chi è davvero l’altro? Nella coreografia di Muscarello si convoglia un repertorio culturale rinnovato con intelligenza, al di là dei provincialismi cui spesso cede la cultura locale. In fondo è questo il fine ultimo dell’intero festival: stabilire una relazione contemporanea con il territorio, nonostante le limitazioni che questo pone a iniziative del genere. Voler riempire il vuoto lasciato dalla primavera di Palermo, trent’anni dopo, ha il senso di un bilancio sull’efficacia delle attuali politiche amministrative, per le quali la spesa culturale non è più una priorità. Artisti e operatori vivono da tempo in bilico, sospesi come i danzatori di Massimo equilibrio. Così, mentre l’assessore alle culture Mario Zito si congratula con gli organizzatori del festival per il loro “coraggio”, Muscarello rivendica Conformazioni come “atto politico”. Forse, uno dei pochi a essere effettivamente necessari.

Tiziana Bonsignore

Palermo, aprile 2022

Prodotto da Muxarte
direzione artistica Giuseppe Muscarello
direzione organizzativa Danila Blasi
direzione tecnica Gabriele Gugliara
con il sostegno di MiC, Ministero della Cultura, Comune di Palermo, Assessorato alle CulturE
in collaborazione con Teatro Massimo, Teatro Biondo, Spazio Franco, Tavola Tonda, Sala Perriera e Rizzuto Gallery
Luoghi Teatro Massimo, Teatro Biondo, Ex Noviziato dei Crociferi, Spazio Franco e Sala Perriera -Cantieri Culturali della Zisa, Rizzuto Gallery

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