Recensione. Dans la mesure de l’impossible è l’ultimo spettacolo scritto e diretto da Tiago Rodrigues su chi lavora all’interno delle missioni umanitarie, presentato in prima nazionale al CSS di Udine, a Maggio al Piccolo teatro di Milano.
C’è un momento a cavallo tra le comunicazioni tecniche che anticipano lo spettacolo e quest’ultimo (più che di inizio dovremmo propriamente parlare di prologo), da cui emerge la quadra del modo di fare teatro di Tiago Rodrigues: Natacha Koutchoumov, incaricata di comunicare una variazione del numero degli attori in scena a causa del Covid, si fa portavoce della volontà di andare in scena comunque sul palco del Teatro Palamostre del CSS di Udine sostenendo che sia “lo scopo stesso dello spettacolo che ci spinge a farlo”, ci tranquillizza dicendo che l’opera, un assemblaggio di assoli, è “sufficientemente perfetta da essere rappresentata”, aggiungendo che dopo gli anni di fermo pandemico si “ha tanta voglia di ritornare a fare e vedere teatro”. Pausa, e poi, quasi sorniona, chiosa dicendo che “ora questa è la prima battuta dello spettacolo: I don’t like theatre”.
Osserviamo la naturalezza dello slittamento tra la persona attrice e il personaggio cui presta voce e corpo, che anche un po’ casualmente raccoglie il contrasto tra il desiderio dell’una e l’indifferenza dell’altra; a quest’ultima non piace, o meglio non interessa il teatro perché è filtro tra sé e mondo, lente di riflessione e medium, mentre la protagonista delle storie di Dans la mesure de l’impossible non ha esperienza mediata del mondo se non che tramite se stessa. Assieme a lei, altri due personaggi (interpretato oltre che da Koutchoumov, anche da Adrien Barazzone e Baptiste Coustenoble, assente è Beatriz Brás) condividono parte del loro lavoro all’interno delle missioni umanitarie; volontari che hanno fatto del proprio lavoro ciò che gli altri definiscono “da eroi”. Tanto nel prologo quanto nell’epilogo (volutamente leggero, istrionico loro malgrado) i testimoni sembrano consegnare le linee guida di come gli attori dovrebbero interpretarli, e come le loro storie andrebbero raccontate: si aggrappano alla loro normalità (“parlate anche del sesso, se ne fa tanto quando si aspetta per giorni!”), ai vizi di forma che come in ogni lavoro prevedono nepotismi, impreparazione, prevaricazione, alle difficoltà insite di un lavoro che si poggia sulle linee di guerra, la speranza che è racchiusa anche in simboli di cui chi se ne serve non ne sa ancora il significato, il sapere morboso e confinato degli amici al ritorno a casa, quando l’interesse per ciò che fanno si risolve non appena si entra nei meandri più dolorosi e complessi.
L’eroe, dai miti fondativi fino ai block-buster da cinecomics contemporanei, è colui che si occupa di questioni più grandi del singolo, assume su di sé scientemente il peso del mondo, se ne fa carico per salvarne almeno una parte. Ciò che dichiarano con forza le voci di questi personaggi (le cui testimonianze Rodrigues ha raccolto incontrando diversi professionisti del settore, supportato dal Comitato Internazionale della Croce Rossa, oltre al partenariato produttivo svizzero-franco-italo-portoghese) è invece uno iato tra il voler agire in prima persona, l’intima vocazione civile che vuole incidere nelle comunità – “vado a salvare il mondo” – e la consapevolezza di essere tesi verso una misura impossibile – “il mondo non può essere salvato” –, fatta dello sconforto per le grandi azioni per cui spesso si è totalmente impreparati e di piccoli gesti di umanità, balsamo per sé e per chi li riceve.
La scelta dell’essenzialità, tipica del regista, drammaturgo e attore portoghese, riguarda certo la scena, riempita dai racconti e da un enorme tendaggio che nel corso dello spettacolo passa da indicazione di spazio a luogo concreto, in cui il nostro sguardo si sente sempre più accolto “dentro”. Ma perché il teatro possa dirsi luogo di condivisione e rispecchiamento non si può fare il gioco di una o di un’altra fazione, si sceglie di non identificare nomi, regioni, associazioni specifiche, un po’ come il volontario che di fronte a un ferito non vede il colore della propria bandiera. Allora tutte le regioni citate sono “posti dell’impossibile”, e il teatro, che non può mostrare realmente, può però restituire quella tensione verso, quella misura di impossibilità. Il tono e la resa volutamente naturali degli interpreti sono funzionali innanzi tutto al racconto, al passaggio di testimonianze che rende questo incontro un momento di condivisione. Unica “concessione artistica” oltre al tendone che prima di essere del tutto sollevato a vista si presta al ricordo di valichi, monti o foreste, è il complesso di percussioni (musiche composte da Gabriel Ferrandini e suonate dal vivo da Pedro Costa) inizialmente nascosto alla vista, poi sempre più evidente. C’è anche un gong, al lato del palco, che non verrà mai toccato direttamente, ma ne sentiamo il rimbombo provocato dalle vibrazioni della batteria. Anche quel suono sconquassante apparirebbe impossibile, è prova però tangibile di un’azione sotterranea e costante che arriva nelle ossa, a noi come a loro. Forse, allora, quei numeri, folli di vittime o di bombardamenti o di povertà o di richieste di aiuto, possono sembrarci appena un po’ più concreti e non soltanto notizia o, peggio, intrattenimento.
Viviana Raciti
Visto al CSS di Udine, febbraio 2022
Date in calendario tournée
Théâtre national de Bretagne, Rennes (F)
10-11 marzo 2022
L’Equinoxe – Scène nationale de Châteauroux (F)
15-17 marzo 2022
CDN Orléans – Val de Loire (F)
25-26 marzo 2022
TPR – La-Chaux-de-Fonds (CH)
29-31 marzo 2022
CDN Besançon Franche-Comté (F)
5-7 aprile 2022
Théâtre de la Cité – CDN Toulouse Occitanie (F)
12-14 aprile 2022
La Coursive Scène nationale La Rochelle (F)
26-27 aprile 2022
Théâtre d’Arles (F)
29 aprile 2022
Théâtre des Salins, Scène nationale de Martigues (F)
4-6 maggio 2022
Maillon Théâtre de Strasbourg – Scène européenne (F)
10-13 maggio 2022
Théâtre du Nord, CDN Lille – Tourcoing (F)
18-19 maggio 2022
Scènes du Golfe – Théâtre Anne de Bretagne – Vannes (F)
25-27 maggio 2022
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
2-12 giugno 2022
Teatro Nacional D. Maria II – Lisbona (P)
16 settembre -15 ottobre 2022
Odéon-Théâtre de l’Europe per Festival d’Automne, Parigi
Dans la mesure de l’impossible
testo e regia Tiago Rodrigues
traduzione Thomas Resendes
interpretiAdrien Barazzone, Beatriz Brás, Baptiste Coustenoble, Natacha Koutchoumov, Gabriel Ferrandini (musicista dal vivo)
scene/luciscene Laurent Junod
musichecomposizione musicale Gabriel Ferrandini, suono Pedro Costa
costumi Magda Bizarro
assistente alla regia Lisa Como
una produzione Comédie de Genève in coproduzione con Odéon – Théâtre de l’Europe – Paris, Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, Teatro Nacional D. Maria II – Lisbonne, Équinoxe – Scène nationale de Châteauroux, CSS Teatro stabile di innovazione del FVG – Udine, Festival d’Automne à Paris, Théâtre national de Bretagne – Rennes, Maillon Théâtre de Strasbourg – Scène européenne, CDN Orléans – Val de loire, La Coursive Scène nationale La Rochelle
con l’aiuto di CICR – Comité international de la Croix-Rouge