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 PROSPERO – marzo 2022 

»TEATRO IN LIBRERIA. Schede e segnalazioni di volumi che guardano e parlano al teatro e alla danza, raccontano e analizzano la scena. Per questa nuova rubrica ci siamo lasciati ispirare da un altro personaggio shakespeariano: Prospero, nobile naufrago, esperto di arti magiche e avido lettore. Prospero che ha una “biblioteca grande abbastanza quanto un ducato”

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 Sei personaggi in cerca d’autore  

Cominciamo con un volume che non è una novità, ristampa  importantissima però, soprattutto a cento anni dal celebre debutto al Teatro Valle. Parliamo del volume curato da Guido Davico Bonino per Einaudi: una esaustiva versione per gli appassionati e gli studiosi che vogliono approcciarsi a Sei personaggi in cerca d’autore. Questa edizione è fondamentale perché raggruppa una serie di materiali utilissimi ad avvicinarsi al testo pirandelliano. In primis le due edizioni, quella del 1921 e quella del 1925 che poi sarà la stesura definitiva e verrà utilizzata dallo stesso autore (quando sarà regista al Teatro d’Arte di Roma); in mezzo c’è stata la tournée, il debutto disastroso al Valle, il successo milanese, la consacrazione parigina grazie alla quale Luigi Pirandello capisce che gli spunti del teatro nel teatro hanno presa sul pubblico e necessitano dunque di un ulteriore approfondimento. Ma soprattutto è la seconda parte del libro a renderlo prezioso, nella corposa appendice infatti c’è un piccolo tesoro che comprende i racconti e le novelle, gli appunti e le lettere in cui passo dopo passo nasce e si struttura l’dea secondo la quale i personaggi, reclamando la vita,  dimostrano di avere una propria autonomia e concretezza. E poi le testimonianze dalla prima lettura e dalle prove della compagnia di Dario Niccodemi; fino alle recensioni dopo la serata del Valle e le successive repliche: una fotografia della prosa giornalistica e della critica teatrale alla prova del più importante testo teatrale del primo Novecento. L’importanza di questo volume è inversamente proporzionale al suo costo, appena dieci euro. (Andrea Pocosgnich)
Indicazioni Bibliografiche: 2014. ET Classici.pp. 312 € 10,00 ISBN 9788806220570 A cura di Guido Davico Bonino

 Il maestro. A fuoco i teatri 

Del maestro, con la minuscola, non se ne poteva parlare che così, con l’impeto dialogante di una prosa fluente, ma riflessiva, segnata da una sovrabbondanza dei tre punti di sospensione: ossessivo e ricorrente inciso di silenzio tra i periodi del racconto. La rabbia, quella d’amore però, che sta all’origine dell’agile libello edito da Momo edizioni (2021) dal titolo Il maestro. A fuoco i teatri, è dedicata in apertura a Carla, compagna di Carlo, da parte dell’autore Gianmarco Mecozzi. Invitando il lettore a lasciar perdere la lettura, escamotage forse un po’ pretestuoso ma qui congeniale, Mecozzi – assistente dal 2007 di Carlo Quartucci e Carla Tatò per il progetto Teatr’Arteria – sin dalla prima pagina non si preoccupa di fornire note didattiche suddivise in capitoli, non ripercorre la teatrografia e non gli interessa neanche la definizione di avanguardia, quanto piuttosto vuole restituire quella prossimità alla “stravisione” di Carlo, il «comunista pezzente». Chi scrive ricorda i calzini rossi dell’uno e il profumo familiare dell’altra, di come venivano preceduti da Moby, il cane, e di come seguivano poi Brecht, Beckett, Genet, Kleist e Cotrone e il greco Kounellis, Nora e Pentesilea e Amleto e Godot e Clov… Nelle pagine si infonde l’affetto, maldestro e anche un po’ incazzato, per un’utopia che quando si realizza spaventa e travolge ma di cui non si può più fare a meno, nonostante le contraddizioni e i dubbi, che come lame di coltelli affilati restano conficcati proprio lì, nel teatro nero nerissimo e dalle pareti circolari dietro Fontana di Trevi. (Lucia Medri)
Indicazioni Bibliografiche: Il maestro. A fuoco i teatri di Gianmarco Mecozzi, Momo Edizioni, 2021, pp. 80. ISBN 979-12-80298-07-2

 Drammaturgie sonore vol. 2 

Eterodirezione, ventriloquismo, estasi, invocazione, crisi, aleatorietà, percezioni, filogenesi, malìa, voce-macchina, voce-ultra umana, grido, urlo, Babele, tradizione e sperimentazione. L’afflato con cui Valentina Valentini intende proseguire con una ricerca condivisa gli studi sulla vocalità è di tipo poetico ancor prima – ma non meno – che analitico. La «laringe come grembo materno», «l’ascolto come azione femminile in senso più ampio, che lascia spazio all’altro da sé, al perduto, al nascosto». Nato a partire da un seminario tenutosi al Palazzo delle Esposizioni nel 2019 con l’intenzione di esplorare il femminile nella vocalità, Drammaturgie sonore 2 (2021) è – dopo il primo volume edito sempre da Bulzoni nel 2013 – una seconda raccolta di saggi e conversazioni che ragiona in profondità sulle pratiche vocali di artiste, artisti, studiosi e studiose della scena nazionale, in uno spettro che comprende tanto indagini antropologiche quanto le sperimentazioni elettroniche, presentando alcuni casi di studio e analisi più ad ampio raggio. Con gli interventi di: C. Tatò, C. Ghidi, M. D’Amburgo, E. Montanari, C. Lagani, M. Cavalcoli, F. Della Monica, M. D’Agostin, R. Fazi, D. Chiricò, C. Serra, R. Ioli, P. Di Matteo, D. Vergni, V. Valentini, E. Pitozzi, A. Vecchia, M. Petruzziello, D. Tortora. (Viviana Raciti)
Indicazioni bibliografiche: Drammaturgie sonore vol. 2, a cura di Valentina Valentini, Bulzoni Editore, 2021, pp. 380, ISBN  978-88-6897-239-4.

 Tempi morti 

Chiunque sia passato in mezzo al teatro romano degli anni Novanta, quello degli scantinati e dei centri sociali, a un certo punto non può non essersela trovata davanti, Eleonora Danco, con tutta la potenza rabbiosa del suo parlato, con la spudorata bellezza del suo corpo in continuo movimento, con le sue parole strappate, come grattate via dalla lingua prima di finire violentemente al nostro orecchio. Ci sono voluti 25 anni per vedere tutti i suoi testi riuniti, per merito di Giulio Perrone Editore che nella collana Teatro mette insieme i Tempi morti della sua drammaturgia. Ed è impossibile, leggendo, non trovarsi la sua voce tra le pieghe delle parole, come se fossero del tutto incatenate all’autrice, ai meccanismi del quotidiano che emergono da una sorta di scossa sismica, alle situazioni dove continuamente sembra andare in scena una sfida tra quel corpo che lotta – il suo – ed il mondo attorno. Quelle immagini della città metropolitana spesso notturna, quell’umanità diseredata che vi appare, ogni passaggio mette in evidenza l’urgenza schietta di un’autrice che sa farsene carico, perché sa viverci attraverso, se ne sente parte e ne riproduce uno scheletro avvilito, apparentemente privo di redenzione. L’eco della drammaturgia che già negli anni Novanta arrivava dal Regno Unito, in Danco prende però una forma espressiva bifronte, perché dietro il ghigno dei denti da far vedere, tra le pieghe della solitudine, nelle urla di un mancato ascolto, è nascosta la dolcezza bambina con cui si vorrebbe, ancora, guardare il mondo. (Simone Nebbia)
Indicazioni bibliografiche: Tempi morti, di Eleonora Danco, Giiulio Perrone Editore, 2022, 200 pp. ISBN: 10- 8860046254

 Teatro. Anatomia comparata. Io lavoro per la morte. Elettra 

Dalla vita alla carta passando per il corpo scenico. La parabola della drammaturgia di Nicola Russo trova spazio nella raccolta Teatro edita da Titivillus per la collana Lo spirito del teatro. Le tre pièces qui presentate, in un percorso a ritroso dalla più recente alla prima esperienza di scrittura di Russo, costituiscono nell’insieme il ritratto di un preciso patto che l’attore e regista stringe con il sé drammaturgo. Il teatro come occasione di incontro tra dimensioni umane, come macchina del tempo, privo di obblighi cronologici. Il luogo di quel “futuro interiore”, per usare una felice immagine di Iolanda Stocchi in calce al volume; ovvero il futuro che comincia con lo sguardo, quello presente, sul passato. “Anatomia Comparata” (2021), “Io lavoro per la morte” (2017) e “Elettra, biografia di una persona comune” (2010) sono tenuti insieme dal filo rosso della memoria – porosa, permeabile, in divenire – e da quello di un dualismo che tende all’unità. Portati in scena dallo stesso Russo, i tre testi hanno visto la presenza sul palco di due attori; ma il loro dialogo non è che un reciproco rispecchiamento, un parlare a sé stessi, l’incontro portato all’apice dell’intensità. Non v’è traccia, nel volume, di ulteriori indicazioni sulla messa in scena: l’attore e regista è qui puramente drammaturgo e consegna al lettore un testo intatto nelle sue reticenze, a conferma di quell’universo tutto interiore che il palcoscenico può estrinsecare in molteplici possibilità performative. L’esperienza della lettura produce dunque quel voluto sovrapporsi delle identità e delle voci, che divengono coerentemente unico inno al potere della memoria. (Sabrina Fasanella)
Indicazioni bibliografiche: Teatro. Anatomia comparata. Io lavoro per la morte. Elettra, biografia di una persona comune, di Nicola Russo, prefazione di Gianfranco Capitta, Titivillus, 2021, pp. 112, ISBN: 978-88-7218-463-9

 Tà kài tà 

Enzo Moscato è autore che ha bisogno di poche presentazioni. Lungo la linea dell’orizzonte che segna il golfo di Napoli per aprirsi alla moltitudine dimensionale dei mondi possibili, il suo nome è ancorato alla scena, alla parola e all’azione, alla drammaturgia che racchiude queste e quelle. “Questo e quello” è appunto il significato del greco antico Tà Kài Tà, titolo di uno spettacolo presentato al Napoli Teatro Festival anni fa, testo consegnato alle stampe per Editoria & Spettacolo nel 2020 con la curatela di Antonia Lezza che firma anche l’introduzione. Il riferimento nominale è al film che Pier Paolo Pasolini avrebbe dovuto, voluto fare con Eduardo De Filippo. E seppure i rimandi al poeta e regista bolognese tornano più di una volta, è su Eduardo che si incardina il lavoro, o sarebbe meglio dire che è lui ad essere evocato in una sorta di processo messianico e immaginifico, che lo arpiona per trascinarlo fuori dal santino concettuale del personaggio o dell’ulteriore speculazione di figura dello stesso. Tra Giovani Spiriti e Fantasmi, Tra E. 1 ed E. 2, non senza lambire il confine che può esserci tra la morte dell’individuo e quella della sua opera ricomposta in un sepolcro inviolato e inviolabile, la narrazione procede per sezioni, per stanze, con una verità che non necessita della verifica lineare della biografia, toccando alcuni nodi fondamentali. Dell’uomo e dell’artista, della fusione di entrambi a segnare l’intero esistere di Eduardo, per Eduardo. «Scusate. Forse parlo per pleonàsmo. / Esagero le cose. / Ma non sono mai stato capace di dir la frase giusta – a’ parola ca conviene – quando sono emozionato». (Marianna Masselli)
Indicazioni bibliografiche: Tà kài tà, di Enzo Moscato, a cura di Antonia Lezza, Editoria & Spettacolo, 2020, 132 pp. ISBN: 13-978-8832068269

 Dialoghi con artisti di teatro 

Dialoghi con artisti di teatro è una raccolta di testimonianze che nell’arco di 10 anni la critica e studiosa Chiara Pirri Valentini ha raccolto sul campo, osservando una buona fetta della scena artistica contemporanea internazionale con uno sguardo che fluidamente passa dalla danza al teatro, dalle istallazioni alle performance. Delle tre sezioni in cui è diviso il volume, la prima vanta la posizione ravvicinata a un oggetto festivaliero fondamentale per l’osservazione del campo di indagine prescelto, Romaeuropa Festival. Ad aprire questa sezione sono proprio le parole di Fabrizio Grifasi che vede in questa operazione portata avanti con «sensibilità», una possibilità per «dare nuovo valore a questa eccezionalità temporaneamente perduta». Preme sottolineare come non si tratti tanto di interviste dove i confini netti tra io e l’altro impongono barriere rigide, ma di dialoghi intesi come intimo processo di svelamento, in una coautorialità dove l’incontro in presenza diventa occasione per avere accesso alla poetica degli artisti e possibilità di “innescare un processo dialettico e di conoscenza per ciascuna delle parti in gioco: chi pone le domande, chi risponde e chi legge”. Attraverso domande legate a un oggetto specifico che poi si ampliano rispetto all’intera pratica creativa, emergono questioni legate al rapporto instaurato tra diverse arti, alle risonanze tra passato e presente, tra istanze artistiche e sociali, tra sperimentazioni sceniche e tradizioni letterarie. Nello stesso tempo, tra le righe emergono alcuni tratti personali degli artisti nel rapporto intimo con le proprie opere quasi fossero un figlio amato o cresciuto a lungo. (Viviana Raciti).
Indicazioni bibliografiche: Dialoghi con artisti di teatro, di Chiara Pirri Valentini, Bulzoni Editore, 2021, pp. 280, ISBN: 978-88-6897-238-7

 Memorabilia 

Diario, romanzo, cronologia, glossario teatrale: con Memorabilia Antonio Massena traccia una cronaca meticolosa della lunga e articolata esperienza della compagnia aquilana L’Uovo. L’opera è preziosa per la vocazione antologica, l’urgenza di testimoniare la storia di un percorso esemplare, strettamente legato alla vita di una comunità, quella aquilana e abruzzese in primis, quella nazionale ed europea sullo sfondo. In una precisa scansione cronologica ricca di rimandi e coordinate Massena, impegnato in prima linea nella storia de L’Uovo come organizzatore, distributore e scenografo, svela vizi e virtù del sistema produttivo teatrale e culturale degli ultimi quarant’anni. Così viaggiano di pari passo l’artigianalità di un lavoro appassionato sul campo (il teatro ragazzi, il teatro in carcere, le sperimentazioni e la cura del pubblico) e uno sguardo generale agli aspetti tecnico-burocratici della produzione teatrale (il reperimento sempre sofferto di fondi e spazi, particolarmente duro sul territorio abruzzese anche ben prima del tragico terremoto del 2009, l’impegno coordinato e non facile con le altre entità operanti sul territorio, il sempre complesso rapporto con le istituzioni). La peculiarità di queste pagine di aneddoti è la voce singolare, la prima persona che colora il racconto di emozioni, soddisfazioni e delusioni, di tanti personaggi e persino di colpi di scena, come nota Lucio Argano nella presentazione al volume, oltre a un carattere fortemente scrupoloso nei tanti rimandi a normative, articoli di giornale, recensioni. È in queste ultime, spesso riportate a piè di pagina, che si svela il volto più strettamente artistico e creativo de L’Uovo, mentre al corpo del testo è riservata la narrazione delle vicissitudini organizzative, testimonianza forse ancor più importante di ciò che spesso sbiadisce dalla memoria storica di una compagnia e di un intero sistema teatrale. (Sabrina Fasanella) 
Indicazioni bibliografiche: Memorabilia. Teatro L’Uovo, metamorfosi di un impegno artistico, sociale e civile, di Antonio Massena, presentazione di Lucio Argano, Titivillus Mostre Editoria, 2021, pp. 312, ISBN: 978-88-7218-461-5

 Il poema di Diego 

Quando è arrivata la notizia, il 25 novembre 2020, chi abbia mai per un attimo considerato il calcio nella propria vita ha avuto un contraccolpo: era morto Diego Armando Maradona, ammesso che le leggende possano morire e non invece cambiare di stato, eternarsi in altra forma. In un articolo scritto con il cuore caldo, subito ho sentito la necessità che un drammaturgo si prendesse la missione di trascrivere l’epica che già aveva raggiunto in vita, per le sue qualità calcistiche ma non solo, perché Maradona è stato il campione che ha scelto da che parte stare: in un mondo dominato dal denaro, ha scelto gli umili, quella strana magmatica entità che è il popolo. Un drammaturgo napoletano, Cristian Izzo, mi scrisse allora che quella sfida l’aveva raccolta, lasciando la propria testimonianza in versi: Il poema di Diego o la canzone del barrilete cosmico (Francesco D’Amato Editore). Nei versi sciolti che compongono dieci capitoli (inevitabile riferimento simbolico al numero sulle spalle), il mito prende forma a partire dalle vicende calcistiche, ma le innalza fin là dove la cronaca non può scalfirne il senso tragico; le contraddizioni, nei versi di Izzo, emergono prive di giudizio e di difese, anzi contribuiscono a comporre una dimensione completa del personaggio, perché come gli eroi omerici, cui il poema si richiama con forse eccessiva ricorsività arcaicizzante della lingua, Maradona non tace la propria fragilità, è l’umano che volle farsi Dio e sconta la superbia con il martirio in vita.  (Simone Nebbia)
Indicazioni bibliografiche: Il poema di Diego o la canzone del barrilete cosmico, di Cristian Izzo, Prefazione di Angelo Petrella, introduzione di Armando Rotondi, postfazione di Jvan Sica, D’Amato Editore, 2021, pp. 90, ISBN: 9788855250986

 Dramagia 

«Dopotutto si tratta di magia nera». Questa frase è firmata da Edward Albee. Può di certo riferirsi ai crudeli esercizi di immaginazione – quasi una sorta di negromanzia – di George e Martha, i protagonisti di Chi ha paura di Virginia Woolf?. Il volume Dramagia. Edward Albee e il mestiere del dramaturg di Linda Dalisi, in un ricco e sorprendente formato editoriale, compie un viaggio alla scoperta di una figura, quella del dramaturg. Linda Dalisi è stata al fianco di molti progetti teatrali, lungo il suo sodalizio con il regista Antonio Latella, che nel 2022 ha debuttato con il suo allestimento di Chi ha paura di Virginia Woolf?. Nel libro si analizza il «lavoro del detective» che porta avanti un’autopsia vivace, dalla biografia alle opere, fino al singolo titolo. Tre sono le parti di questo libro, come tre gli atti del dramma di Albee: Fun and Games, Walpurgisnacht, The Exorcism. Tre pietre d’inciampo nel complesso lavoro del dramaturg: la dettagliata biografia dell’autore; estratti di diario delle prove, mappe concettuali, algoritmi e scritti firmati dal cast artistico; una riflessione sul senso del lavoro del dramaturg. Un formato colorato e cangiante agevola l’inserimento di contenuti inter e extra-testuali, dando voce a una «ricerca non ha mai fine», perché «tutto è scrittura», dalle azioni alle luci. E tutto questo contiene il «Folle Archivio del dramaturg», che «ha il compito di perlustrare il terreno […] da scoprire per arrivare alla piena interpretazione dell’opera», in un lavoro che si arricchisce nel tempo perché «cresce insieme alla compagnia». Allora forse il processo creativo è vera magia nera. (Sergio Lo Gatto)
Indicazioni Bibliografiche: Dramagia. Edward Albee e il mestiere del dramaturg, prefazione di Nino Marino, Emergenze Publishing / TSU, Perugia 2022, pp. 157

 Carmelo Bene 

Armando Petrini insegna Storia del teatro all’Università di Torino e la sua passione – a vedere il percorso di certi suoi studi – si muove attorno ai palcoscenici di fine Ottocento, dei primi decenni del Novecento (con un affondo anche su Gustavo Modena). A fine 2021 Petrini è tornato su Carmelo Bene, già oggetto di sue pubblicazioni, con un volumetto di poco più di cento pagine edito da Carocci nella serie diretta da Lorenzo Mango e Franco Perrelli “Percorsi e dimensioni del teatro”. Per un teatro irrappresentabile, Gli esordi, La grande stagione dell’attore-artifex, Una fase nuova. Dalla phonè alla “macchina attorale”, Pinochio storia di un attore: sono questi i cinque capitoli in cui Petrini divide il volume con l’intento di approfondire, tappa per tappa, il viaggio compiuto dall’arte teatrale di Carmelo Bene. Si comincia dagli esordi di Salomè fotografati dalle parole di Arbasino e Flaiano e contestualizzati in quel 1959 delle scene italiane in cui debuttavano anche Carlo Quartucci e Caludio Remondi; pochi anni dopo avrebbero mosso i primi passi Mario Ricci e Leo De Berardinis, cominciava insomma quella stagione caratterizzata da un “fermento ricco e composito”. E poi il piano internazionale, il Living a Grotowski e Peter Brook. Erano gli anni della grande sperimentazione, della ”tabula rasa”, come spiega Petrini citando l’artista in una dichiarazione del ‘76: “quando io sono partito mi sono detto: mi concedo vent’anni, ma in vent’anni devo fare chiudere tutti i teatri”. (Andrea Pocosgnich)
Indicazioni Bibliografiche: Carmelo Bene di Armando Petrini, Carocci Editore, 2021, collana Bussole, pp. 118, ISBN: 9788829011643

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