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La finzione del Macbeth per capire la realtà. Intervista a Matías Umpierrez

In collaborazione con ERT, l’artista argentino Matías Umpierrez presenta Museo de la Ficcìon. I.Imperio. Video istallazione performance a partire dal Macbeth, con Robert Lepage e Àngela Molina. Contenuto in media partnership.

I.Imperio è la prima video installazione del progetto Museo de la ficciòn. Puoi raccontarci in cosa consista per te la relazione tra finzione e realtà e come possa cambiare all’interno della performance?

Io credo che siamo in un momento in cui è complicato distinguere una netta differenza tra realtà e finzione, ci troviamo in un’era della comunicazione in cui facciamo tantissimo uso della tecnologia e nella quale la finzione gioca un ruolo centrale, non è per niente facile distinguere dove sia la persona e dove il personaggio. Tutto il mio lavoro crea un’altra relazione con la finzione, ponendosi tutto il tempo sulla necessità di questa presenza. La risposta che al momento mi sono dato è che la finzione sia necessaria alla società, perché dà la possibilità di capire, in relazione alla sensibilità di ciascuno, chi sono io, chi siamo noi e chi sia l’altro. Perciò, all’interno del mio lavoro utilizzo e metto in gioco continuamente diversi dispositivi per creare una relazione critica con la finzione. Questo è fondamentale, soprattutto in questo momento storico all’interno del quale trovo come, a certi livelli, la finzione sia entrata prepotentemente anche nella politica, agendo però concretamente sulla realtà e sulle nostre vite di cittadini.

Nei musei non è comune vedere delle opere performative legate alla finzione e al teatro; certo, siamo abituati a vedere delle opere artistiche che hanno anche un valore documentale in grado di mostrare altri tipi di realtà, per questo motivo io lavoro a costruire una metafora della realtà. Nel caso del Museo de la Ficciòn che verrà presentato all’Arena del Sole a Bologna, entreremo in un teatro ma secondo un’altra prospettiva: gli spettatori vedranno una video istallazione, non si siederanno in platea, ma si muoveranno in più luoghi e la finzione accadrà “attorno” a loro.

ph. Studio Matìas Umpierrez

Quale indagine stai affrontando in relazione allo spazio, alle sue forze, alle sue possibilità creative?

Sono fermamente convinto che la finzione possa essere presentata e agita in qualsiasi contesto, non è necessario utilizzare esclusivamente i luoghi e gli oggetti consueti per poterla creare, ogni luogo è adatto. La cosa più importante è la relazione con la nostra sensibilità, per questo motivo ogni volta creo dei dispositivi che possono apparire anche in mezzo a un treno, in una industria di salsicce, su di una montagna, in chiesa… Il meccanismo di finzione può apparire in qualsiasi luogo vogliamo perché in potenza si trova già lì tutto il tempo, si tratta di un modo per capire la realtà, è utilizzabile come “strumento” che dunque può essere utilizzato ovunque.

In un mio progetto, Teatro solo, per esempio, questa performance per un solo spettatore si svolgeva in diverse location della città. In quel caso alcune le avevo scelte, ma anche l’Istituto che mi aveva chiamato ha fatto alcune proposte che potevano essere interessanti per la città.

In Imperio gli spettatori accederanno in un primo “spazio” collocato in platea in cui sono presenti nove tv led che mostrano la preparazione degli attori e tutta la parte off-stage, dopodiché saliranno sul palco, e saranno circondati da quattro enormi schermi da 9 mt; tutta l’azione accadrà attorno a loro, dovranno continuamente cambiare prospettiva per poterla seguire.

ph. Studio Matias Umpierrez

In Imperio, ci sono due tracce principali: una è quella shakespeariana e dunque finzionale, il Macbeth, e l’altra è storica, ovvero la situazione nella Spagna dei ‘90 post dittatura. Come hai combinato questi due diversi ordini di elementi?

Credo che Shakespeare sia assolutamente vivo in questo momento, la relazione che propone sul potere in questo testo è molto adattabile alla società di cui parlo (e non solo) dove si dà molta più priorità al denaro che alla salute, per esempio. Macbeth mi permette di mettere in relazione l’idea di finzione tra la tragedia e la società che, attraverso il tempo, ha in qualche modo ancora gli stessi conflitti. Nello specifico, dunque, gli spettatori vedranno un Macbeth adattato al contesto della Spagna dei ’90, dove esplode una follia, una corsa al denaro che per me era motivo interessante da indagare [dalle elezioni del 1977 in cui la Spagna adotta un regime democratico, la Spagna, a partire dal ‘91 vive un momento di difficoltà dovuta alla crisi petrolifera, lotte sociali e incremento salariale. Per ulteriori approfondimenti si rimanda a Manzocchi, Cavallo, L’economia spagnola da Franco a oggi, Carocci, Roma 2005, ndr].

Il mio lavoro, come dicevo prima, si basa su un continuo cambiamento, che è sì di luoghi e di discipline, ma anche di genere. Pertanto, Macbeth sarà interpretato da una attrice, Àngela Molina, mentre la Lady sarà interpretata da Robert Lepage, che è il mio mentore.

ph. Studio Matias Umpierrez

Parlando di Lepage, grazie all’iniziativa promossa dalla Rolex Arts Initiative per Mentor & Protégé nella quale sei stato selezionato, hai avuto la possibilità di lavorare con l’artista canadese, che ha assunto il ruolo di mentore per il tuo lavoro. Come questa collaborazione ti sta influenzando? Quali altri maestri hai incontrato nella tua formazione?

Lepage è il primo mentore formale, ho conosciuto moltissimi maestri ma questa è una relazione professionale davvero molto stretta, lui è molto generoso e ha voluto essere parte di questo progetto in più forme. Dal momento che come regista ha messo in scena questa tragedia [nel 1992, ndr] e la conosce molto bene, mi ha dato diversi suggerimenti nelle fase iniziali di sviluppo del testo e del progetto intero, successivamente ha anche scelto di recitarvi all’interno, è stata un’esperienza davvero fondamentale.

Parlando di altre figure di riferimento, dico subito che provengono da diversi contesti: sono figlio di un ceramista, pertanto ho cominciato a fare scultura fin dal bambino e ho incontrato diversi maestri scultori e pittori in questo cammino. Dopodiché, io ho una formazione anche da curatore, oltre che da artista; in alcuni casi mi occupo della progettazione artistica, in qualche caso creo delle linee guida, delle “tesi” da affidare ad altri artisti che chiamo a lavorare con me; anche in questo caso non riconosco soltanto un maestro.

C’è però una figura che ha sempre accompagnato il mio lavoro e che è molto importante per me, si tratta della storica dell’arte Alicia Romero, che capisce molto bene come sia il mio lavoro nella sua totalità transdisciplinare.

ph. Studio Matias Umpierrez

I tuoi lavori sono stati presentati in spazi non convenzionali: performance in luoghi museali e, come in questo caso, video istallazioni nei teatri. Si tratta di una pratica comune?

Nel mio lavoro tendo a cambiare sempre lingua, location, discipline… e per questo motivo devo comprendere i paradigmi dei diversi luoghi all’interno dei quali si colloca il mio lavoro. Per questo è fondamentale avere un dialogo continuo con i programmatori e i curatori, per capire bene come creare l’esperienza in una buona relazione con la società.

Nel Novecento, soprattutto negli ultimi quaranta/ cinquant’anni, la performance è stata presente nei musei, ma non è una pratica molto comune, io credo che siamo noi artisti che dobbiamo cambiare per primi e proporre diversi punti di vista per creare altre relazioni con i musei o altre istituzioni, io credo sia nostra responsabilità. Nel caso in cui un curatore abbia un background adatto allora è sensibile a questo tipo di proposte, ma nel caso in cui non sia così siamo noi a dover aprire il dialogo e proporre dei processi a cui magari non avevano posto attenzione prima. Per questo mi occupo anche di trovare dei partner importanti che abbiano voglia di collaborare alla creazione di qualcosa di nuovo e differente, questa è per me la possibilità di cambiare le istituzioni, proporre e perseverare!

Redazione

Teatro Arena del Sole, Bologna 9-12 dicembre 2021

Info e biglietti

Museo de la Ficcìon. I.Imperio
idea e concept: Matías Umpierrez
tour manager: Alicia Calôt, Malena Schnitzer
coordinamento tecnico della mostra: Gustavo Valera / Ultra-Lab
distribuzione internazionale: Iva Horvat & Elise Garriga / Art Republic
cast: Ángela Molina, Robert Lepage, Elena Anaya, Chema Tena, Adolfo Fernández, Ana Torrent, Tessa Andonegui, Javier Pereira, Javier Tolosa, Astrid Jones, Boré Buika, Alfonso Bassave, Tony Lam, Ziyi Yan, Olalla Hernández, Noa Sanchez Jiménez, Ángeles Arenas Ruiz

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