A dicembre gli ultimi appuntamenti della rassegna Puro Teatro 2021, giunta alla settima edizione e dal 2020 entrata nell’avviso pubblico triennale Contemporaneamente Roma. Intervista.
Scambio, contaminazione, coraggio: questi gli ingredienti dell’edizione 2021 della rassegna Puro Teatro a cura di Teatro Rebis. Cinque spettacoli dal vivo, tre radiodrammi, tre residenze creative e due workshop di alta formazione tra il Teatro di Documenti e il Teatro Centrale Preneste. Incontro Angela Antonini, attrice e codirettrice della rassegna insieme ad Andrea Fazzini, drammaturgo e regista. Ci troviamo d’accordo nel preferire uno scambio dal vivo ad un’intervista telefonica. Emerge da subito uno degli elementi caratterizzanti la direzione artistica di questa rassegna: l’importanza dell’incontro, della relazione profonda che il teatro può e deve veicolare e che nel caso di Puro Teatro si deve fortemente all’esperienza inedita di una direzione affidata non a organizzatori, ma direttamente agli artisti. Andrea Fazzini, non ancora a Roma, ci raggiunge telefonicamente.
Qual è la purezza cui allude il titolo della rassegna? In che modo negli anni si è ampliato il suo significato?
Angela Antonini: Tutto nasce dal Libero Gruppo di Studio d’Arti Sceniche (LGSAS), fondato da Claudio Morganti e composto da più di quaranta tra attori, drammaturghi, registi e tecnici di tutta Italia. Ci riuniamo da circa vent’anni in vari luoghi d’Italia, con un nomadismo che mi è rimasto nel cuore, per discutere di tutte le questioni che riguardano le arti sceniche, con un occhio particolare all’attore, dal punto di vista sia pratico che teorico. Da questo gruppo sono nate tante collaborazioni ma soprattutto amicizie, rapporti profondi. Nel 2015, durante uno di questi incontri ad Armunia a Castiglioncello, è emersa in modo particolare una realtà che tutt’ora è un punto dolente e lo è sempre stato: il fatto che tanti spettacoli per noi meritevoli non riuscissero a girare, a farsi conoscere. Io che vivevo a Roma da qualche anno mi sono quindi proposta di creare una piccola situazione romana, una situazione alla mia portata – io sono un’attrice, non sono formata come organizzatrice. Ma avevo voglia di far conoscere artisti cari e importanti per me nella realtà in cui vivevo. Durante i primi anni la rassegna non aveva nessun tipo di finanziamento, era del tutto autoprodotta: si chiamava Tre Giorni di Puro Teatro. Il primo giorno portavo in scena un mio spettacolo, realizzato con i gruppi con cui lavoravo (come Laboratorio Nomade). Con gli incassi di questo primo spettacolo finanziavo la compagnia che ospitavo nei giorni successivi. Era una formula semplice e piccola, ma funzionava: potevo ovviamente sostenere in maniera relativa le compagnie, quindi chiedevo loro di portare un progetto che stesse nascendo, magari un primo studio da misurare con il pubblico. Ho sempre voluto lasciare gli artisti liberi di scegliere cosa presentare, perché ero e sono interessata a loro prima che agli spettacoli. Ecco la purezza originaria del titolo della rassegna: quella dei progetti in germe, ancora vicini a quel nucleo primario che non andrebbe mai dimenticato, anche quando il lavoro cresce. È stato bello poi negli anni vedere questi primi studi crescere e prendere forma altrove. Tutto questo è successo fino al 2020, quando il progetto si è ampliato ed è entrata la collaborazione di Teatro Rebis e la codirezione di Andrea Fazzini. Il nostro orizzonte si è allargato, ma questa germinalità è comunque una formula che ancora ci teniamo a mantenere: ad esempio “Il Vagabondo delle Stelle”, andato in scena il 17 novembre 2021 al teatro Centrale Preneste, è anch’esso un primo studio, la prima esplorazione di Francesco Pennacchia dei racconti di Jack London.
Andrea Fazzini: Purezza per me è sinonimo di radicalità e trasparenza. La radicalità con cui vogliamo scegliere progetti in germe, proteggerne la visione e sostenere la fragilità delle scelte coraggiose, che rompano con tutto ciò che è stato in precedenza. Vogliamo andare fino in fondo a progetti in apparenza impossibili, sperimentare come artisti e come direttori. La direzione per me è un atto etico e politico, non organizzativo. Quella di Pennacchia è ad esempio un’opera delicata, una germinalità innocente che abbiamo voluto accogliere e preservare.
Angela Antonini: Quest’anno ad aprire la rassegna abbiamo avuto la compagnia Astorri-Tintinelli con “45 giri – due studi sul paese e sull’arte della scena”, uno spettacolo del 2017 che è un po’ la summa dei loro vent’anni di carriera. È stata la prima volta per loro a Roma. In vent’anni non si erano mai esibiti nella capitale. Assurdo vero? Non ho risposte sul perché accada qualcosa del genere, solo domande… Forse c’è poca curiosità, poca apertura nei vari circuiti. Come gruppo LGSAS abbiamo per natura un’impostazione ad ampio raggio che rompe il concetto di territorialità tra artisti; siamo e vogliamo essere trasversali, questa nell’ambito della scena dovrebbe essere la regola.
Quest’apertura, questa trasversalità che ha guidato fin dall’inizio Puro Teatro assume una grande rilevanza dal momento che la vostra rassegna ha vinto l’avviso pubblico triennale Contemporaneamente Roma (curato dal Dipartimento Attività Culturali e promosso da Culture Roma). Spesso infatti per gli artisti restare fuori dai circuiti significa anche rimanere tagliati fuori dalla possibilità di accedere a finanziamenti e produzioni. Lo stesso vale per i giovani e giovanissimi.
Angela Antonini: Sì, abbiamo scritto molto chiaramente nel progetto presentato l’intenzione di portare a Roma artisti provenienti da altri territori, da altre realtà, magari fuori molto conosciuti e apprezzati ma che qui hanno poca visibilità. Siamo contenti che Culture Roma abbia apprezzato la cosa premiandoci con il finanziamento. All’interno del bando stesso e della rassegna abbiamo poi voluto dare grande spazio agli adolescenti. La formazione dei giovani ci sta molto a cuore da sempre. In questa edizione abbiamo perciò previsto due workshop di alta formazione, uno di drammaturgia con Rita Frongia e l’altro di recitazione con Gianluca Stetur. Entrambi sono rivolti ad un gruppo che è parte integrante del progetto di Puro Teatro: Cactus, il teatro che punge. Si tratta di una compagnia teatrale composta da adolescenti che seguo da molti anni e che è nata all’interno della Cooperativa Sociale di Psicoterapia Medica (altro partner della rassegna insieme a Radio Frammenti) come laboratorio teatrale permanente. Abbiamo deciso di inserire i due workshop all’interno della rassegna perché siamo convinti che il vero scambio formativo debba avvenire a contatto con gli artisti. Cactus andrà in scena in chiusura di rassegna con il lavoro “Axolotl – Giovani per sempre”, insieme agli “Esercizi di vita all’aria aperta” di un giovane gruppo analogo, Let’s Revolution!, guidato da Teatro Patalò e nato in collaborazione con Santarcangelo Festival. Let’s Revolution! è in qualche modo gemellato con Cactus: si è attivato un bellissimo scambio che ci ha visto loro ospiti a Santarcangelo quest’estate; ora saremo noi ad ospitare loro a Puro Teatro.
L’edizione 2020 di Puro Teatro si è svolta interamente in forma radiofonica grazie alla collaborazione con Maria Genovese e Radio Frammenti, anche per far fronte alle chiusure dovute alla pandemia. Anche quest’anno una parte della programmazione andrà in scena in radio. Come mai a teatri aperti avete scelto di confermare questa formula?
Angela Antonini: Perché l’anno scorso abbiamo avuto una quantità di ascoltatori inimmaginabile! Certo, eravamo tutti a casa, ma questo successo ci ha sorpresi. La radio per noi è ciò che più si avvicina al teatro, perché custodisce e restituisce il corpo della voce, la pura phoné. Abbiamo voluto ricreare anche l’evento teatrale, l’appuntamento con il pubblico: gli spettacoli sono trasmessi a partire dalle 21 e non sono riascoltalbili on demand. Questo restituisce l’idea della comunità degli spettatori/ascoltatori, la loro compresenza nella distanza.
Andrea Fazzini: C’è un pizzico di romanticismo nella scelta del mezzo radiofonico, antico e contemporaneo insieme. E anche lo scorso anno la radio è stata una scelta, non solo una necessità. Il teatro in video non è mai stata un’opzione per noi: a meno che non sia realizzato con una vera regia televisiva, diventa tutt’altro, non è più teatro. Siamo molto grati a Maria Genovese e a Giulio Sonno, che hanno messo a disposizione la loro attenzione, la loro intelligenza oltre che gli strumenti tecnici per permetterci di realizzare quel particolare ascolto e quella possibilità di proiezione che avvicinano tanto la radio al teatro.
Angela Antonini: Proprio con il contributo del critico e dramaturg Giulio Sonno riproponiamo anche quest’anno il format radiofonico I(n)spirazioni diffuse (il cui prossimo e ultimo appuntamento andrà in onda su Radio Frammenti il 23 dicembre alle 18): dalla scorsa edizione Giulio ha avuto l’idea di chiedere a vari artisti – esterni alla rassegna, sempre in un’ottica di apertura ad ampio raggio cui teniamo particolarmente – un contributo, un dono, a partire da alcuni temi che emergevano dalla programmazione di Puro Teatro. È stato ed è un bellissimo appuntamento, anche perché ci permette di fare rete con tutti questi artisti, alcuni conosciuti proprio grazie al format.
Qual è stato il lavoro svolto, soprattutto lo scorso anno, per “convertire” in forma radiofonica gli spettacoli della rassegna?
Angela Antonini: Ci siamo confrontati tantissimo su questo fronte con gli artisti. In alcuni casi il passaggio è stato abbastanza naturale, mentre in altri ha richiesto una riscrittura ed una lavorazione intensa. È il caso di “Macbeth – l’ultimo sguardo” di Gianluca Stetur, che ha debuttato in forma radiofonica a Puro Teatro 2020: con lui abbiamo discusso tanto, ci siamo confrontati a lungo su come renderlo al meglio per il solo ascolto. Il risultato è stata una versione dello spettacolo di cui siamo stati molto felici, è stato il lavoro che ha avuto più ascoltatori in assoluto, anche se in questo caso il passaggio non è stato naturale, ha richiesto tantissimo lavoro. Stetur cura molto la composizione del tessuto sonoro, era già una sua materia, ma ha comunque dovuto rielaborare il lavoro molte volte, è stato un processo intenso e bellissimo. I radiodrammi di questa edizione 2021 sono invece spettacoli pensati espressamente per il mezzo radiofonico. Come Sotto il Bosco di Latte, progetto a cura di Andrea Fazzini a partire dall’omonimo radiodramma di Dylan Thomas, il cui primo movimento (Llaregubb_una cosa da niente) è stato trasmesso lo scorso 9 novembre da Radio Frammenti.
Andrea Fazzini: Lavoravo già dal primo lockdown a questo progetto. Poi, quando quest’estate tutto è ripartito con una frenesia incredibile e tantissimi spettacoli che di colpo hanno iniziato ad affastellarsi, ho avuto bisogno di silenzio. C’era qualcosa di disturbante in quel caos. Per questo ho scelto di continuare a lavorare per la radio. Perché il mezzo radiofonico ha la capacità di disseminare gocce di silenzio nell’ascolto.
Che pubblico attira Puro Teatro? Quali spettatori cercate e quali trovate?
Angela Antonini: L’incontro è alla base di Puro Teatro. Incontro tra artisti e incontro con il pubblico. Privilegiamo spazi intimi, che avvicinino e potenzino quella speciale relazione che il teatro permette. Non a caso la rassegna vive all’interno di spazi come il Teatro di Documenti e Centrale Preneste. Il nostro è un pubblico particolare, dal basso. Un pubblico che negli anni si è formato seguendoci. Siamo partiti con numeri piccoli, com’è ovvio. Ma tramite i gruppi con cui lavoro da anni, con laboratori di vario genere per non professionisti, si è creato un passaparola efficace che ha allargato le nostre platee, rendendole ibride. Ci sono spesso tanti colleghi e ne siamo sempre felici, ma anche tanti spettatori non addetti ai lavori.
Andrea Fazzini: Vogliamo che il teatro inizi quando si esce dalla sala e non all’apertura del sipario. Scegliamo spettacoli e artisti che creino questa possibilità. Sono opere delicate che chiedono la stessa delicatezza agli spettatori. In questo Angela Antonini ha un grande merito, quello di aver fatto negli anni un lavoro di formazione che ha saputo riflettersi anche sul pubblico.
Il cartellone di quest’anno vede un particolare focus sul lavoro di Rita Frongia, con appuntamenti di varia natura dedicati al suo lavoro.
Angela Antonini: Rita è una regista e drammaturga di spiccatissimo valore, alla quale abbiamo tenuto a dare spazio qui a Roma perché ha un pensiero sul teatro, sulla scena e sugli attori per noi preziosissimo. Oltre al suo workshop con i ragazzi di Cactus, il 14 dicembre andrà in onda su Radio Frammenti in anteprima nazionale il suo radiodramma “Gli occhiali da sole”, mentre il 16 e 17 dicembre andrà in scena al Teatro Centrale Preneste “Gin Gin – di cosa si parla quando si parla”, spettacolo conclusivo della sua Trilogia del Tavolino. “Gin Gin” ha debuttato nel 2018 a Drama Teatro di Modena ma dopo un paio di date ad Armunia e al Festival delle Colline Torinesi è stato bloccato dalla pandemia, motivo per cui abbiamo voluto riproporlo qui per due serate. Accanto a me in scena ci sarà Meri Bracalente, mentre la regia è della stessa Rita Frongia.
Sabrina Fasanella