Recensione di Amore, ultimo spettacolo di Pippo Delbono. Visto al Teatro Storchi di Modena, ora in tournée in Emilia Romagna (Correggio, Cattolica, Casalmaggiore), poi Francia, Belgio, di nuovo Italia (Bolzano, Prato, Catania, Trento, Milano).
Amore. Così si intitola il nuovo spettacolo di Pippo Delbono. Amore, soltanto. È spiazzante, come titolo, da leggersi su un programma di sala, nel cartellone di una stagione. Soltanto Amore. Uno spettacolo che potrebbe parlare di ogni cosa, adattare un grande classico, mettere in scena la contemporaneità di una vita qualsiasi. E invece parla d’amore per davvero, in tutte le sue forme, e di ognuna di queste cose.
Un grande spazio vuoto ci accoglie in scena. Soltanto, da una parte, risplendono i rami bianchi di un albero secco, che è protagonista di una parabola di rinascita, ma che diviene presto anche l’Alentejo di José Saramago: il Portogallo, la terra dell’amore cantato, dell’amore perduto e distante un oceano, terra arsa e densa di segreti. Un Portogallo delle parole, questo il luogo che Delbono sceglie per il suo Amore. Un amore che risuona nelle note dolenti del Fado, nel canto del ricordo e della nostalgia, nella lingua dolce e misteriosa che è il portoghese. Le armonie del Fado, incontro di Oriente e Occidente, aprono questa danza e si susseguono, nella chitarra di Pedro Joia e nella voce di Miguel Ramos. Chi è stato in Portogallo lo sa, e non può togliersi dagli occhi le strade strette e scoscese della vecchia Lisbona quando, a sera, in ogni tasca risuona un canto distante, attutito da un vociare sommesso. E quando, ormai tardi nella notte, in ogni tasca i fadisti e i camerieri rimangono ancora un poco per un’ultima canzone, nella penombra rischiarata soltanto da una lampadina ingiallita; la stessa che ora pende al centro del palco.
Mentre la scena immaginata da Joana Villaverde si tinge di rosso e una linea di fuoco la attraversa e brucia, alle parole del canto si intrecciano le immagini e la voce vicina, quasi sussurrata di Delbono, di cui percepiamo la presenza, nel buio alle nostre spalle. Nell’intimità di un microfono le parole quotidiane si mischiano a quelle dei poeti, da Carlos Drummond De Andrade a Sophia de Mello Breyner Andresen, da Jacques Prévert a Reiner Maria Rilke. Di fronte a noi, intanto, prendono forma i quadri di questo spettacolo, le immagini ora statuarie ora frenetiche, le immagini possibili dell’amore che ipnotizza lo sguardo. Un amore candido, bianco, stretto in un abbraccio silenzioso. Un corpo che freme e danza una musica antica. Un amore maestoso e nudo, ricoperto di oro nella processione dei cuori. Un amore che aggredisce e toglie di dosso gli abiti e la pelle. Un amore in lutto, scosso dal vento. Un ballo mascherato dove poter smettere di riconoscersi. Sullo sfondo il Portogallo, e le sue contraddizioni. Un porto che accoglie e che vive nella diversità delle sue genti, un luogo di passaggio, di fuga, di scoperta, un rifugio. Ma insieme una terra spietata, la terra dei mercanti e dei conquistatori. Come quella che ci racconta la scrittrice e musicista Aline Frazão, che nella voce densa porta un Angola conquistata e dimenticata; come spesso fa l’amore, che in preda all’ardore conquista ma non sempre ricorda di aver cura di ciò che ha fatto suo.
E ancora quel titolo torna a sorprenderci. Poiché ciò che stupisce di questo spettacolo è la sua totale semplicità e, insieme, la difficoltà di raccontarlo. È un discorso diretto, senza mezzi termini, senza enigmi, senza niente da nascondere. La Pandemia, una parola brutta, difficile, che allontana e fa dimenticare le altre. La solitudine. Delbono riesce a spiazzare con tutta la semplicità delle sue parole, delle parole poesie dei poeti che cantano d’amore. La stessa schiettezza con cui, ormai anni fa, in Racconti di giugno narrava di un amore disastroso e disperato, che distrugge dirompente, e di un teatro che salva la vita. Ed eccola in scena quella vita che scorre, quell’amore che urla nel vuoto di una stanza piena di ombre, di porte e pareti che oscillano e si ribaltano e stringono in un angolo. Una stanza che gira, una giostra che gira e fa girare la testa. Un amore che forse, con il passare del tempo, è riuscito a conquistarsi qua e là qualche momento di pace che ora si concretizza in una sigaretta fumata in silenzio, in disparte; in un lento sgretolarsi e farsi polvere d’oro, e disperdersi in rivoli d’amore senza prezzo, senza fine, tra la luce e l’ombra. Gli attori storici di questa compagnia, Dolly Albertin, Gianluca Ballarè, Margherita Clemente, Ilaria Distante, Mario Intruglio, Nelson Lariccia, Gianni Parenti, Pepe Robledo e Grazia Spinella, appaiono e scompaiono nel gioco di luci, danzano e corrono, si inseguono e si scrutano tra i rami dell’albero bianco che presto troverà la rinascita. Tutti, tranne lui, Delbono. Di lui soltanto la voce riempie lo spazio intorno, mentre i quadri si susseguono, intervallati dai canti, le poesie si susseguono, su un tappeto sonoro ininterrotto, di voci e suoni.
“Volevo fare uno spettacolo sull’amore”, ci dice Delbono. Sull’amore che vediamo nella danza di questa compagnia che ha saputo conquistare il mondo. Uno spettacolo semplice, ma che perfettamente si inserisce nel percorso artistico di questo gruppo per l’eleganza e la solennità dell’immagine, per il colore denso, per la precisione e la finezza dei movimenti scenici e dell’alternarsi tra i quadri che lo compongono. Uno spettacolo che stordisce e rapisce, che invade con tutta la sua delicatezza. Un uomo in bianco ai piedi di un albero bianco. Una nuova via da percorrere, un amore da ritrovare, un dono. Con questo ci lascia Amore.
Angela Forti
28 ottobre 2021, Teatro Storchi, Modena
Date repliche Tournée 2023
28.02.2023 – 05.03.2023 AMORE Fonderie Limone Moncalieri TORINO
07.03.2023 – 09.03.2023 AMORE Teatro Chiabrera SAVONA
23.03.2023 – 24.03.2023 AMORE Théâtre Molière SETE
28.03.2023 – 02.04.2023 LA GIOIA Teatro Mercadante NAPOLI
04.04.2023 – 04.04.2023 LA GIOIA Teatro Comunale Teramo TERAMO
18.04.2023 – 22.04.2023 LA GIOIA Théâtre National Wallonie BRUXELLES
26.04.2023 – 30.04.2023 AMORE Comèdie GENEVE
10.05.2023 – 11.05.2023 AMORE BONLIEU ANNECY
Amore
uno spettacolo di Pippo Delbono
con Dolly Albertin, Gianluca Ballarè, Margherita Clemente, Pippo Delbono, Ilaria Distante, Aline Frazão, Mario Intruglio, Pedro Joia, Nelson Lariccia, Gianni Parenti, Miguel Ramos, Pepe Robledo, Grazia Spinella
collaboratori artistici Pedro Joia (musiche), Joana Villaverde (scene), Elena Giampaoli (costumi), Orlando Bolognesi (luci), Tiago Bartolomeu Costa (consulenza letteraria)
suono Pietro Tirella
capo macchinista Enrico Zucchelli
responsabile di progetto in Portogallo Renzo Barsotti
responsabile di produzione Alessandra Vinanti
organizzazione Silvia Cassanelli
amministratore di compagnia Davide Martini
direttore tecnico tournée Fabio Sajiz
personale tecnico in tournée Pietro Tirella/Giulio Antognini (suono), Elena Giampaoli (costumi), Orlando Bolognesi/Alejandro Zamora (luci), Enrico Zucchelli/Mattia Manna (scena)
assistente volontaria in Portogallo Susana Silverio
produttore esecutivo Emilia Romagna Teatro Fondazione
co-produttori associati São Luiz Teatro Municipal – Lisbona, Pirilampo Artes Lda, Câmara Municipal de Setúbal, Rota Clandestina, República Portuguesa – Cultura / Direção-Geral das Artes (Portogallo), Fondazione Teatro Metastasio di Prato (Italia).
Co-produttori: Teatro Coliseo, Istituto Italiano di Cultura di Buenos Aires e ItaliaXXI – Buenos Aires (Argentina), Comédie de Genève (Svizzera), Théâtre de Liège (Belgio), Les 2 Scènes – Scène Nationale de Besançon (Francia), KVS Bruxelles (Belgio), Sibiu International Theatre Festival/Radu Stanca National Theater (Romania)
con il sostegno del Ministero della Cultura (Italia)
foto di Estelle Valente – São Luiz Teatro Municipal
foto di scena Luca-Del Pia
Pessimo spettacolo. Pippo Delbono racconta al microfono ma non si capisce quello che dice. Le canzoni portoghesi e angolana non hanno didascalie per cui nessuno capisce il senso dei testi. Le ballerine (alcune d’antan oltre i 70…) erano un pianto. Bravi solo i chitarristi e una ballerina. In complesso una pena!