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A proposito di Alice. Conversazione con Valeria Freiberg

L’Associazione Ariadne  ha avviato il progetto, “Teatro Letterario”: laboratori, workshop, master class teatral-letterari e spettacoli, letture drammatizzate; con il  contributo della Regione Lazio. Inoltre a novembre gli spettacoli di Teatro letterario vanno in in tournée (latina, Frosinone, Roma) Intervista in media partnership alla regista Valeria Freiberg

A proposito di Alice. Cosa aggiunge e cosa toglie una traduzione in altra lingua, a confronto con una diversa cultura di riferimento? Mi riferisco all’idea di attingere a due diverse traduzioni che certo si portano segni distintivi di diverse culture, confluite in una forma che dialoga con la società nostra attuale.

Ogni cultura, e dunque, ogni lingua ha un proprio paesaggio estetico, e anche quello morale. Va da sé che le favole riflettono meglio di ogni altra forma letteraria proprio questo aspetto particolare.

La favola nasce come un’alternativa alla pressione del caos della vita: il bene non vince sempre e il cattivo non sempre viene punito nella vita reale. La favola entra in conflitto con questa mancanza di equilibrio e ci propone una riflessione su come, in una situazione “giusta” dovrebbero funzionare le cose. Ci da possibilità di respirare e di sperare che le regole esistono, l’equilibrio fra bene e il male può essere ristabilito ecc. Ma ogni popolo lo spera proprio in base ai riferimenti culturali che muovono anche la lingua. E’ un’occasione straordinaria osservare come due grandi scrittori, ricordiamo che Vl.Nabokov è anche l’autore di “Lolita”, mentre B.Zachader è uno straordinario scrittore per l’infanzia interpretano “il caos” che regna nella favola di L.Carroll. E’ un libro, a mio avviso, che è stato scritto soprattutto per gli adulti, cioè, è un libro che fa paura e dunque, vedere come due menti incredibili lo rendono accessibile e spassoso ai bambini è davvero divertente. Teatralmente parlando è bellissimo interpretare i personaggi di Carroll, ma vederli attraverso lo sguardo di Vl.Nabokov o l’ironia di Zachader è qualcosa di unico. Per quel che riguarda la società attuale..

Antropologicamente parlando, non cambiamo così velocemente come ci piacerebbe pensare ed infatti, siamo abbastanza persi con tutti i cambiamenti che stanno accadendo intorno a noi. Anche noi , come i personaggi di Carroll, abbiamo grossi problemi con il Signor Tempo e così via. Forse per questo che abbiamo tanto pubblico adulto durante le repliche di “Alice”. Anche adulti cercano di “districare il mistero” insieme ai nostri personaggi.

A proposito di Teatro Letterario. Due forme d’arte da sempre in relazione, ma l’una, il teatro, lega l’immaginazione ulteriore a ciò che è visibile sulla scena, l’altra potrei dire che esprime l’esatto contrario, lasciando che il vedere concreto sia frutto proprio dell’immaginazione. Quale dialogo possibile tra le due arti?

Certo, sono due forme d’arte indipendenti e autosufficienti, per così dire, ma entrambe hanno come il materiale creativo le esperienza umana. Proprio questo, penso, le lega in particolar modo: ci danno la possibilità di rivivere le esperienze umane lontane da noi, ci regalano un modo di vivere le vite che nella realtà non ci appartengono. Il dialogo è inevitabile. Un grande regista russo A. Efros diceva: “Se volete capire di cosa tratta un certo libro non chiedete a un critico letterario. Chiedetelo a un regista.” Solo il teatro vede le correnti nascosti di un testo. Solo il teatro rende visibile il mondo narrativo di un grande scrittore.

Su Lettera a un giovane regista. Dice Strehler: “Il teatro ha sempre un rapporto con la tenerezza”. Come può questa espressione fare da guida alla nostra società contemporanea che perde continuamente empatia?

Qualche giorno fa, presso il Teatro Cometa Off abbiamo presentato: “C’era una volta Karlsson…”. Dopo lo spettacolo in sala entrò un ragazzino di 10-11 anni. Voleva salutare gli attori. Aveva gli occhi pieni di lacrime: “Anch’io- disse- vorrei avere un amico come Karlsson”. La società perde empatia…ma proprio per questo al Teatro deve essere riconosciuto il merito di saper svegliare le anime. Il Teatro non può essere considerato solo come un luogo di svago o di intrattenimento- deve essere visto per quello che è: un luogo in cui un essere vivente può tornare ad essere un essere umano. Penso che Giorgio Strehler intendesse proprio questo.

Su Salinger. Quali caratteristiche del Giovane Holden risuonano nell’universo giovanile di oggi?

Difficile dire. Per molti versi le dinamiche rivoluzionari adolescenziali sembrano cambiate. Sembra che giovani d’oggi abbiano più liberta, più coraggio. Ma per quel che vedo io, certo, è solo mio personale modo di vedere, di sentire la vita, i giovani d’oggi sono incompresi e manipolati allo stesso modo dei personaggi di Holden. E la difficoltà di comunicare con il mondo, con i coetanei oggi è forse più grave di 70 anni fa.

Quella straordinaria atmosfera di Holden, quell’inquietudine fatta di passione e di smarrimento risuona oggi con la stessa forza di allora.

Redazione

DATE TEATRO LETTERARIO
– 12 NOVEMBRE – “GRIMMROCK” E “LETTERA A UN GIOVANE REGISTA ” – LATINA – MUSEO DUILIO CAMBELLOTTI
– 13 NOVEMBRE – “SUAD” – FROSINONE – VILLA COMUNALE
– 14 NOVEMBRE – “C’ERA UNA VOLTA KARLSSON” – FROSINONE – VILLA COMUNALE
– 19 NOVEMBRE – “ALICE” – COMETA OFF

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