HomeArticoliLimelight: al Quarticciolo la prima scuola biennale di illuminotecnica

Limelight: al Quarticciolo la prima scuola biennale di illuminotecnica

Intervista a Francesca Zerilli, direttrice, e Angelica Ferraù, co-direttrice di Limelight, la prima scuola romana di illuminotecnica e lighting design.

Un’idea che si fa materia effimera da cristallizzare. Questa l’essenza della luce teatrale, impalpabile sostanza che concretizza atmosfere e linguaggi. Ma anche pratica artigianale, che richiede competenze specifiche e variegate. In tempo di riaperture, dopo mesi di blocco che hanno messo in discussione apparati, strutture e natura stessa del lavoro teatrale, sembra più che mai urgente rimettere al centro la sostanza dell’azione scenica, fatta di collaborazioni strette tra le sfere impalpabili della creatività artistica con quelle materiche, concrete e tangibili del lavoro. In questo solco nasce Limelight, il progetto di formazione che mette al centro l’attività illuminotecnica nelle sue multiformi applicazioni tenendo ben presente tanto il mercato del lavoro, quanto la natura peculiare della luce teatrale. La scuola biennale, in partenza a novembre 2021 presso il Teatro Biblioteca Quarticciolo, si propone di riempire un vuoto: quello che riguarda la formazione di maestranze essenziali nel mondo dello spettacolo dal vivo, avvalendosi della collaborazione di tanti professionisti attivi nell’ambito nazionale e internazionale, con uno sguardo attento alle pari opportunità, alle nuove tecnologie e alle esigenze ambientali ed ecologiche legate all’uso della luce. Incontro Francesca Zerilli e Angelica Ferraù, rispettivamente direttrice e co-direttrice della scuola, per capire più da vicino le questioni che sottostanno alla nascita di Limelight.

Francesca Zerilli e Angelica Ferraù. Foto ufficio stampa

Perché aprire oggi una scuola di illuminotecnica?

Francesca Zerilli: L’idea nasce da un percorso personale. Io mi sono diplomata in regia e poi, come spesso capita ai registi, mi sono ritrovata in consolle, ma in questo ambito specifico mi sono formata da sola. Adesso stento a dire di essere una light designer, perché in quanto autodidatta ho dei “buchi”. Questo è il corso che avrei voluto trovare, non facevo altro che cercarne di questo tipo. E ne ho frequentati, ma si è sempre trattato di esperienze sporadiche, brevi.

Angelica Ferraù: In questo ambito l’Italia si posiziona un po’ indietro a livello europeo. Strutture come Limelight esistono già in Francia, Germania, Spagna, Inghilterra, sono riconosciute, hanno percorsi formativi certificati. In Italia ci sono poche realtà come questa, spesso riservate a chi ha già esperienza, come i corsi forniti dall’Accademia del Teatro Alla Scala. Da qui è nata l’idea di creare un percorso didattico strutturato, completo e permanente. Poi è arrivato il bando Impresa Formativa della Regione Lazio: con questo piccolo finanziamento, che copre solo il primo anno, abbiamo potuto avviare la scuola. Crediamo che questo progetto soddisfi le necessità del mercato del lavoro nel nostro settore, andando in qualche modo a riempire un vuoto.

A chi è rivolta l’offerta formativa di Limelight?

Francesca Zerilli: Ci sono tante categorie che hanno esigenze specifiche nell’ambito. C’è il regista che ha solo bisogno di imparare a declinare le sue idee in luce, magari da far realizzare da qualcun altro, oppure l’attore che non sa stare sotto la luce perché magari non ha mai fatto esperienza fuori dall’accademia. Abbiamo a cuore il dialogo tra le professioni: per questo abbiamo strutturato il corso in un biennio per chi voglia formarsi da tecnico e designer, ma proporremo anche altri corsi specifici per rispondere alle esigenze delle tante altre figure. Per esempio abbiamo già in programma seminari dedicati agli attori e al loro “sentire la luce”, oppure alla scrittura di una scheda tecnica per uno spettacolo, fino all’approfondimento delle tecnologie più avanzate in materia di motorizzati, LED e consolle, per chi è già del mestiere.

Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni, 2013, Deflorian/Tagliarini. Luci di Gianni Staropoli

Ci sarà una prova d’accesso?

Francesca Zerilli: Non esattamente. Il corso biennale sarà riservato ad un massimo di 15 allievi, ma faremo dei colloqui per capire le basi di partenza di ogni iscritto ed evitare che si crei una classe troppo mista. Non bisogna avere dei requisiti per partecipare, ma vogliamo mettere insieme un gruppo classe funzionale, riservando a chi ne abbia bisogno un eventuale percorso di avviamento. Essendo il primo anno, siamo flessibili e cerchiamo di strutturarci anche a seconda delle esigenze che riscontriamo strada facendo, per offrire una formazione più completa possibile.  

Limelight adotta la filosofia del learning-by-doing. Come declinate l’offerta formativa in tal senso?

Francesca Zerilli: Abbiamo strutturato il percorso in tre fasi fondamentali: la prima teorico-laboratoriale, di 800 ore, in cui imparare le basi del mestiere dal punto di vista teorico, ma anche pratico. Avremo a disposizione il palcoscenico del Teatro Biblioteca Quarticciolo e la sua dotazione tecnica: vogliamo che i ragazzi possano toccare con mano il materiale più vario possibile, da smontare e rimontare. Il TBQ possiede prettamente corpi illuminanti a incandescenza; noi forniremo come scuola pezzi di tipo diverso, soprattutto LED. La resa della luce a incandescenza è molto diversa, anche in termini espressivi, da quella LED. Vogliamo fornire agli allievi tutte le competenze che sottostanno ad una futura scelta artistica.

La seconda fase dell’apprendimento consiste nell’osservazione: gli allievi potranno assistere agli allestimenti dei professionisti, grazie alla collaborazione con tante realtà diverse, teatri e festival grandi e piccoli. L’ultima fase è quella di stage, di 400 ore, in cui finalmente mettere in pratica ciò che si è imparato. Stiamo differenziando le collaborazioni, anche rispetto alle propensioni degli allievi sceglieremo come ampliare gli ambiti di stage. Abbiamo tra i partner rassegne come Romaeuropa Festival e Short Theatre, grandi eventi come RGB Light Experience, ma anche realtà teatrali diverse come Carrozzerie N.O.T, Fortezza Est, il Teatro Elfo Puccini e lo Stabile di Catania.

Flauto magico, Orchestra di Piazza Vittorio. Luci Daniele Davino. Foto https://www.danieledavino.com/

Il corpo docenti è ampio e variegato: con che criterio è stato formato?

Angelica Ferraù: Vogliamo che la varietà sia il valore principale della nostra scuola: Daniele Davino, Andrea Rocchi, Massimiliano Vitullo, Gianni Staropoli, sono tutti light designer professionisti con un proprio specifico linguaggio, un proprio modo di concepire l’idea stessa del disegno luci. Vogliamo dare agli allievi l’opportunità di misurarsi con tante modalità e stili per essere poi in grado, entrando nel mondo del lavoro, di declinare nel migliore dei modi l’idea del committente. Questa varietà riguarda anche l’ambito di competenza dei diversi docenti. Ad esempio Daniele Davino lavora molto ai grandi eventi, mentre Roberto Andreotti con i concerti; l’idea è anche dare la possibilità di scegliere l’ambito di eventi in cui inserirsi. È importante saper fare più cose, perché nell’area di applicazione dell’illuminotecnica rientrano settori molto diversi: opera, danza, teatro, cinema, televisione, eventi, architettura. Potersi misurare con queste differenze e imparare a lavorare trasversalmente dà più chance sia di scelta che di lavoro.

Tra i docenti non figurano soltanto professionisti dell’illuminotecnica, ma anche registi, attori e drammaturghi come Fabiana Iacozzilli, Fabrizio Arcuri, Lisa Ferlazzo Natoli. Quale sarà il loro ruolo?

Angelica Ferraù: Abbiamo inserito discipline che non riteniamo secondarie, ma complementari. Il tecnico luci o il light designer deve relazionarsi con il regista, gli attori, il fonico, il macchinista, tutte le figure professionali coinvolte. La messa in scena è obiettivo comune e saper dialogare con tutti i reparti è indispensabile. Abbiamo a cuore anche gli aspetti che riguardano la contrattualistica e la sicurezza. Vogliamo formare lavoratori consapevoli, capaci di leggere i contratti, conoscere diritti e doveri. Bisogna imparare anche a gestire i soldi. Per fare un preventivo, ad esempio, devi aver capito molto bene cosa c’è da fare, e saperlo fare in tre o quattro modi diversi.

Come nasce la collaborazione con il Teatro Biblioteca Quarticciolo e che valore darà questo luogo al vostro percorso?

Francesca Zerilli: Nel momento in cui ho cominciato a ideare questo progetto iniziavo anche a collaborare con alcuni dei direttori artistici del Teatro Biblioteca Quarticciolo; insieme abbiamo capito subito che è il luogo perfetto per ospitare una scuola, perché già nasce con una struttura ibrida, aperta alla possibilità di ospitare più attività. Inoltre le specificità del Quarticciolo, ci offrono grandi possibilità di fare rete. Se si apre un dialogo bello e il quartiere ci accetta, ci possono essere miriadi di opportunità e di progetti realizzabili in loco. Questo è ancora un sogno, ma è tra i nostri obiettivi: far fare esperienza di lavoro agli allievi e contemporaneamente realizzare qualcosa per quel municipio. Vogliamo inserirci in quel clima di relazioni e idee già in fermento in un quartiere dalla forte identità e impegnato in un ampio progetto di rivalutazione. 

Sabrina Fasanella

Telegram

Iscriviti gratuitamente al nostro canale Telegram per ricevere articoli come questo

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Pubblica i tuoi comunicati

Il tuo comunicato su Teatro e Critica e sui nostri social

ULTIMI ARTICOLI

Prospero – Dicembre 2024

PROSPERO | Dicembre 2024 La scena delle donne, di Emilia Costantini e Mario Moretti, BeaT (2022) Scenografe. Storia della scenografia femminile dal Novecento a oggi, di...