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10 mg. E la pillola va giù?

10mg il testo di Maria Teresa Berardelli per la regia di Elisabetta Mazzullo ha debuttato in prima assoluta al Teatro Gobetti di Torino. Recensione

Foto di Andrea Macchia

È capitato spesso, durante i mesi più preoccupanti dell’esperienza pandemica, nei quali il sentimento di angoscia si legava a quello della costrizione per l’isolamento; che la comunicazione pubblicitaria fosse costantemente focalizzata sulla promozione di prodotti farmaceutici curativi per l’ansia, gli attacchi di panico, l’insonnia, la stanchezza mentale e fisica, il mal di stomaco e i sintomi influenzali, questi più rari però, al fine di non accrescere l’ipocondria da contagio. Acquistabile in farmacia, ordinato online, spedito a casa, qualsiasi sintomo poteva avere il suo rimedio. Con tempismo nefasto, ma per questo contingente, il testo 10mg scritto nel 2015 dalla drammaturga Maria Teresa Berardelli per il laboratorio Crisi condotto da Fausto Paravidino durante l’esperienza del Teatro Valle Occupato, ha debuttato in prima assoluta a giugno al Teatro Stabile di Torino per la regia di Elisabetta Mazzullo, con una lunga tenitura che speriamo possa essere abbrivio, e augurio, per una maggiore circuitazione in autunno. Una diversa «nota musicale» ha definito il testo la sua autrice Berardelli, nel docufilm Chimica Sentimentale dedicato allo spettacolo e realizzato nell’ambito del progetto Theatre in the Digital Age promosso dall’ETC European Theatre Convention.

Foto di Andrea Macchia

Se è vero infatti che la sua scrittura si è sempre contraddistinta per una caparbia dedizione all’andamento prosastico, con tensioni drammatiche a volte, comiche in altre ma senza cedere all’ibridazione dei registri performativi, in questo caso invece, la drammaturgia versatile di Berardelli si apre con padronanza all’incursione musicale, alle coloriture da rivista; le digressioni riflessivo psicologiche si affastellano a claim pubblicitari, a telegrafiche riduzioni e a canzoni da Carosello. Intorno, e a sostegno, si delinea nel pieno rispetto della poliedricità autorale, la regia di Mazzullo, la quale, oltre all’esperienza da attrice, caratterizza la sua formazione musicale componendo colonne sonore per spettacoli andati in scena nei teatri Ambra Jovinelli ed Eliseo di Roma. A ciò, si aggiunge il progetto di spettacoli musicali con il Bettedavis duo, di cui fa parte insieme a Davide Lorino, col quale ha composto le musiche e canzoni per 10mg. Nello spazio volutamente non realistico e senza appigli temporali costruito dalla scenografa e costumista Anna Varaldo, svetta nell’altezza del palcoscenico del Teatro Gobetti un enorme armadio/dispenser bianco all’interno del quale sono ordinatamente esposte pillole di vario colore e dimensione. Metonimia drammaturgica, la pillola da 10mg di Solforin rappresenterà l’oggetto scenico e narrativo attorno al quale si determineranno gli accadimenti interpersonali tra i quattro protagonisti: Andreapietro Anselmi nel ruolo del marito, Carolina Leporatti in quello della moglie, Davide Lorino il direttore commerciale di Solforin, Francesca Agostini l’esperta di comunicazione dell’azienda, e Lucio De Francesco il medico.

Foto di Andrea Macchia

Tanto la prova attoriale quanto quella registica hanno dovuto fare i conti con la difficoltà di doversi rendere malleabili verso la varietà dei diversi registri usati senza abbandonare tuttavia la densità emotiva dei personaggi pensati da Berardelli, e contigui all’attenzione che l’autrice ha per la loro psicologia. Le azioni sceniche si sfaccettano in un caleidoscopio di quadri a più dimensioni, questa molteplicità è incarnata anche dalle due diverse storie – quella del dramma familiare che unisce e poi separa il marito dalla moglie a seguito della morte del figlio, e la liaison insicura tra il direttore e la sua dipendente – le quali trovano nella figura del medico punto di incontro e snodo per i rispettivi malesseri e paturnie, il quale, con voce strozzata quasi fosse anche lui succube di una posizione che rifiuta, propina a tutti e tutte lo stesso placebo. La storia della coppia e delle difficoltà per il lutto rappresentano il campo di sperimentazione delle strategie pubblicitarie pensate dall’azienda farmaceutica di Solforin: tramite un espediente che potremmo definire metapubblicitario, la relazione marito moglie viene letteralmente inquadrata, tradotta e diretta dal direttore commerciale e dall’esperta di comunicazione in spot e, i dialoghi, in jingle – forse troppo pretenziose le contaminazioni con la lisergia sonora di Björk e gli accenni molto simili alle ballad di Eddie Vedder…

Foto di Andrea Macchia

La definizione del segno registico volto ad amplificare la tematica della commercializzazione della malattia attraverso il sistema pubblicitario è coadiuvata tanto dai movimenti coreografici, veri e propri balletti che fungono da raccordo per approfondire la caratterizzazione dei protagonisti, che dal disegno luci curato da Jacopo Valsania. Attraverso la rifrazione di colori primari su sfondo bianco opalescente e l’attento dosaggio tra luci a neon e led, Valsania crea una suggestione alchemica che illumina gli abiti degli attori e attrici anche loro monocromatici in verde, blu, rosa, giallo, come i colori pastello delle pillole riposte nei totemici dispenser al centro della scena. Se non fosse per un eccesso di esuberanza dimostrato dall’ensemble anche nelle scene che non appartengono agli spot pubblicitari, il ritmo trasversale e poliedrico della composizione sarebbe accuratamente sostenuto dal lavoro ingente e concertato a puntino sia dal cast scenico che tecnico. Innegabile per Anselmi, Leporatti, Lorino, Agostini e De Francesco la maturità dimostrata tanto nelle temperature interpretative relative ai distinti ruoli, che la padronanza tecnica nel cantato e nella pulizia delle partiture coreografiche.

Foto di Andrea Macchia

Quella di Mazzullo è infatti per la regia un’attenzione cavillosa al dettaglio, il suo è un macchinario scenico attentamente costruito che potrebbe anche concedersi di non ostentare un eccedente plasticismo nei toni e nelle azioni, negli accenni un po’ affettati tra una battuta e l’altra; che questi possano invece “sporcarsi” di spontaneità e, fuoriuscendo dal rivestimento, come quello delle pasticche appunto, far emergere le sfumature umanizzanti ristabilendo il valore della stravaganza emozionale. Sobillando il pubblico a non cedere al ricatto di un rimedio universale per tutte le malattie, 10mg è innanzitutto l’indicazione di un peso certo, ma ne indica anche la levità, l’occasione in un ritornello accattivante che invita a non cedere all’assuefazione alla malattia per rifuggire dalla miracolosa, perché strumentalizzata, possibilità di cura.

Lucia Medri

10 mg

di Maria Teresa Berardelli Menzione speciale al Premio Hystrio Scritture di Scena, 2015

con Andreapietro Anselmi, Carolina Leporatti, Davide Lorino, Francesca Agostini, Lucio De Francesco

regia Elisabetta Mazzullo

scene e costumi Anna Varaldo

luci Jacopo Valsania

musiche Bettedavis

Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale

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Lucia Medri
Lucia Medri
Giornalista pubblicista iscritta all'ODG della Regione Lazio, laureata al DAMS presso l’Università degli Studi di Roma Tre con una tesi magistrale in Antropologia Sociale. Dopo la formazione editoriale in contesti quali agenzie letterarie e case editrici (Einaudi) si specializza in web editing e social media management svolgendo come freelance attività di redazione, ghostwriting e consulenza presso agenzie di comunicazione, testate giornalistiche, e per realtà promotrici in ambito culturale (Fondazione Cinema per Roma). Nel 2018, vince il Premio Nico Garrone come "critica sensibile al teatro che muta".

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