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#sottocento. Tornare alla necessità del fare teatro – Teatro della Brigata

#sottocento. Inchiesta sui piccoli spazi teatrali indipendenti a un anno dalla pandemia. Nel 18° appuntamento risponde il Teatro della Brigata di Livorno

#sottocento vuole indagare insieme alle direzioni artistiche degli spazi più esposti (piccoli teatri, indipendenti, ecc.), quali siano state le problematiche affrontate e da affrontare, quali le strategie di sopravvivenza messe in atto – economiche artistiche e umane. Leggi l’introduzione completa
Abbiamo posto le 6 domande di #sottocento a Ilaria Di Luca e Andrea Gambuzza del Teatro della Brigata

Abbiamo chiesto ai teatri intervistati di mandarci la foto di una loro poltrona, o sedia di platea, con un oggetto simbolicamente importante.

Quali attività avete messo in campo per reagire a quest’anno di pandemia?

Il Teatro della Brigata ( www.teatrodellabrigata.it ) sede della compagnia Orto degli Ananassi, è una realtà livornese che ha fondato la sua progettualità da prima su corsi dedicati a tutte le età e dal suo secondo anno – ad oggi sono quasi 6 anni che lo spazio è attivo – sull’ospitalità di artisti che nella nostra sede proponevano percorsi di formazione intensiva e spettacoli organizzati in due rassegne: I Piccoli Maestri e Tutti a Bordo! La prima per adulti e la seconda per le nuove generazioni. A fianco a questo l’attività di produzione della Compagnia.

La pandemia comprensibilmente poteva spazzarci via.

Durante il primo lockdown abbiamo deciso di farci carico dello sbigottimento della nostra comunità e abbiamo proseguito online con quelle fasce di età che più erano in grado di adattarsi al cambio di passo. Mentre cercavamo di tenere ferma la rotta, abbiamo continuato ad investire molto tempo nella partecipazione a tutti quei bandi che ci sembravano meglio rispondessero ai nostri obiettivi e così siamo riusciti a vincerne diversi, grazie ai quali abbiamo potuto sostenere le attività nella ripresa e finalizzare il nostro primo festival dedicato alle nuove generazioni “Con-fusione Festival” (https://www.con-fusione-festival.eu), svoltosi a Livorno a Settembre del 2020, parte finale di un percorso triennale, iniziato con la vittoria del bando Funder35 promosso dalla Fondazione Cariplo e sostenuto anche dalla Fondazione Livorno.

Nell’ultimo arresto invece, abbiamo deciso di sviluppare una proposta pedagogica gestita da attori che stimiamo, che potessero anche per noi rappresentare un momento di crescita. C’era bisogno di proporre un’idea di online diversa rispetto a quello che avevamo già proposto, intuendo che l’obiettivo dello spettacolo finale probabilmente non sarebbe stato raggiunto. Hanno collaborato così attori e attrici come Pietro Bontempo, Marco Simeoli, Federica Bern, Giovanni Carta, Elena Arvigo e ancora Giuseppe Nitti, Annick Emdin ed Emanuela Trovato.

Dall’interpretazione all’esplorazione della voce alla scrittura, abbiamo creato un ventaglio di proposte stimolanti che ha mantenuto vivo l’entusiasmo e attratto persone anche geograficamente lontane, in parte riconciliandoci con l’idea della dad, che se da un lato va a togliere contatto, dall’altro permette a persone che non avrebbero potuto partecipare, di conoscerti e contribuire al tuo percorso. Mentre la scuola proseguiva, ci siamo dedicati alla produzione di nuovi spettacoli e alla continua partecipazione dei bandi, spinti dalla necessità di mettere in salvo il futuro della nostra attività. E’ notizia recente la vittoria del bando di Scena Unita che sosterrà la nuova edizione del nostro Festival per le nuove generazioni e il nostro spettacolo, “Sii gentile e abbi coraggio” che ha debuttato durante il passato inverno in modalità online, sta finalmente replicando all’interno di alcuni Festival.

Quali contributi statali, regionali o comunali siete riusciti a intercettare?

La nostra realtà, avendo negli scorsi anni investito molto (con generosi sforzi organizzativi) nella programmazione e nell’ospitalità, ha potuto usufruire del contributo Extra Fus e ad oggi stiamo aspettando vari rimborsi regionali e non solo. Inoltre, poiché siamo riusciti a sostenere l’intero affitto dello spazio, potremo godere di un parziale rientro grazie al credito d’imposta previsto dal nuovo Decreto Sostegni. Abbiamo poi utilizzato la cassa integrazione per la nostra collaboratrice. Anche la nostra Amministrazione Comunale ha svolto una parte importante: fin da subito ha raccolto le varie realtà attorno a dei tavoli di discussione e ci ha invitati ad un dialogo comune. Ci ha proposto lavori e impegni che se da un lato cercavano di risarcire in qualche misura le economie perse, dall’altro ci facevano sentire presenti, necessari e fissi su un obiettivo che consentisse di non perdersi d’animo. Molti steccati tra le varie realtà si sono abbattuti e ci siamo sentiti partecipi del rilancio cittadino. Il difficile momento che stiamo vivendo ha avuto almeno il merito di amplificare la ricerca e l’offerta di quelle relazioni senza le quali, salvarsi da soli, sarebbe stato impossibile.

Per quella che è ad oggi la vostra situazione economica e organizzativa quanto potreste sopravvivere ancora?

Molte le variabili. Se il faticosissimo lavoro di partecipazione ai bandi delle varie Fondazioni e del Ministero porteranno i loro frutti, riusciremo a mettere in salvo le attività del prossimo anno e a continuare il rilancio, altrimenti dovremo inventarci qualche altra cosa. Crediamo però in questa fase serva anche restare fiduciosi.

Con le condizioni sanitarie attuali riaprireste il vostro teatro?

Impossibile riaprire il Teatro per la spettacolazione. Abbiamo appena 50 posti, se dovessimo in gran parte dipendere dallo sbigliettamento non potremmo pensare di sostenere gli artisti chiamati, così stiamo pensando a nuove collaborazioni che possano farci uscire dai confini conosciuti e portino il Teatro della Brigata laddove possa trovare una buona e nuova accoglienza. Per quanto riguarda invece i corsi, credo che da Ottobre riusciremo a riprendere con maggiore serenità dello scorso anno, per adesso popoliamo i giardini delle scuole e le ville pubbliche.

Cosa chiedete adesso alla politica nazionale, agli enti locali e alle grandi istituzioni culturali (teatri pubblici, musei, università, fondazioni…)?

Ciò che ci sta particolarmente a cuore è di contribuire alla crescita del comparto del teatro ragazzi in termini di riconoscibilità e considerazione da parte dei soggetti istituzionali. Se è vero che le amministrazioni locali ed alcuni Enti regionali (per la Toscana, con quello che riesce a mettere in campo FTS, possiamo ritenerci fortunati), è pur vero che sia in sede ministeriale che agli occhi di una certa opinione pubblica, le proposte artistiche a favore del pubblico dei più giovani sono viste talvolta come qualcosa che ha un valore artistico relativo. Crediamo quindi sia utile, una volta in più, anche attraverso questo spazio, affermare la rilevanza in termini sociali e culturali di una comunità di operatori e professionisti che vivono il lavoro a favore del giovane pubblico, con professionalità, etica ed abnegazione.

Crediamo inoltre che il percorso che, grazie al contributo di alcuni rappresentanti di categoria, ha trovato una sua sintesi nella proposta di Legge avanzata dall’on. Matteo Orfini, vada in una direzione auspicata e condivisa da molti nostri colleghi, ci auguriamo quindi che trovi presto un compimento senza perdersi nei gorghi e le infinite attese della dialettica parlamentare.

Un’ultima nota attorno ai meccanismi, che risultano troppo spesso inevitabili, degli scambi. Capiamo benissimo la necessità di rimanere dentro a rigide logiche imposte dalle normative ministeriali, che pure hanno provato (sebbene in termini spesso un po’ troppo astratti) a codificare e “misurare” l’efficacia dell’investimento pubblico (specie in risposta a decenni di spese, molto spesso, sconsiderate). Forse c’è da riportare il focus sul tema della necessità del fare teatro, inteso come rito collettivo e non come pratica di costume. Dare sempre più forza e credito a realtà e soggetti che, oltre ad amministrare adeguatamente (si parla pur sempre di soldi pubblici), provino a farsi carico di un ruolo di collante sociale, in modo che lo “strumento” teatro (in tutte le sue mille declinazioni), sia sempre più capace di produrre trasformazioni nelle comunità e non lo svago di pochi eletti.

Ci raccontereste un’attività, messa in campo in questo periodo da un’altra realtà teatrale, che vi ha interessato o colpito?

Abbiamo trovato nel lavoro di tanti nostri colleghi stimoli preziosi. Artisti che non si sono arresi alla considerazione inevitabile che il Teatro non si possa fare online, ma che per non lasciare spezzato il filo con la propria ricerca da una parte e la propria comunità dall’altra, ha preferito lanciare il cuore oltre l’ostacolo e tentare nuove strade senza snaturare troppo se stessi. E’ questo il caso di Lilly e Adam di Karakorum Teatro

( https://www.karakorumteatro.it/lily-e-adam/ )

del podcast di Radio Pollicino di Geometria delle nuvole/Adarte (https://www.spreaker.com/show/radio-pollicino) e della versione tutta online del Festival Segni d’infanzia di Mantova edizione 2020 (https://www.segnidinfanzia.org/?lang=it ).

Sicuramente ce ne sono state molte altre, ma queste ci sembrano una buona e variegata rappresentanza di quanto e noi vogliamo crederlo, si può sempre fare nonostante il contesto avverso.

Ilaria Di Luca e Andrea Gambuzza del Teatro della Brigata per #Sottocento

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Leggi le altre interviste dell’inchiesta #sottocento

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