HomeArticoliDebuttare, resistere, reinventare: Dominio Pubblico a Spazio Rossellini

Debuttare, resistere, reinventare: Dominio Pubblico a Spazio Rossellini

«Racconto della prima serata del Festival Dominio Pubblico. Tra rinvii, spazi negati e ritrovate possibilità, il Festival under 25 inaugura la sua ottava edizione celebrando l’incontro.

Foto Roberta Ungaro

L’atmosfera è quella concitata di un debutto, amplificata dagli eventi repentini che lo hanno posticipato di un giorno. L’ottava edizione del festival Dominio Pubblico si apre sulle note di Povera Patria di Battiato. Per diversi minuti ne riecheggiano i versi, fino a quel sigillo finale: “la primavera intanto tarda ad arrivare”. Sembra l’esatta metafora dello stato d’animo che ha portato la direzione artistica partecipata under 25 a scegliere il claim di questa edizione: “Sottovuoto”. Una condizione di stasi, di attesa soffocante, che non riguarda soltanto l’epoca delle restrizioni e dei lockdown, ma rappresenta l’ordinario per la generazione Z (i nati tra il 1995 e il 2012), come spiegano Clara Lolletti, Francesca Zetto e Cecilia Parazzoli a nome degli oltre 30 ragazzi del gruppo. Il festival è l’occasione per raccontarsi, condividere le proprie preoccupazioni, ma anche sovvertire questa condizione, ritagliarsi finalmente uno spazio proprio in «una realtà che forse non è pronta ad accoglierci».
Così come non è stato pronto il Teatro di Roma: l’agitazione sindacale che da ormai venti giorni tiene in stallo i luoghi del Teatro India ha tolto al festival quella che da cinque anni era la sua casa e che in questa edizione avrebbe ospitato parte degli eventi in programma. Con una fulminea riorganizzazione (che è costata al festival la perdita di uno degli eventi, la performance Else_Or The January Blues di Carla Andolina), Dominio Pubblico ha traslocato allo Spazio Rossellini, polo multidisciplinare della regione Lazio dove già erano previsti alcuni appuntamenti.

Foto Roberta Ungaro

Questo trasloco forzato raddoppia in qualche modo il senso del claim Sottovuoto, lo rende profetico, esplicitandone anche l’accezione positiva: ciò che è posto sottovuoto è ben conservato, protetto. Per Matteo Polimanti, 21 anni, «senza gli spazi dell’India, qui al Rossellini siamo davvero sottovuoto. È stato triste dopo più di un anno trovarci di fronte all’ennesima difficoltà, cioè riprogrammare un festival nel giro di due giorni. Avremmo potuto aspettare, ma pensiamo che questo sia un modo per mandare un segnale».
Lo spazio, attiguo all’Istituto Cine-Tv Roberto Rossellini, è partner di Dominio Pubblico da tempo. Nell’ambito del progetto di arte urbana MArt – Millennials Artwork (sempre curato da Domino Pubblico) sono stati realizzati i murales della facciata e del cortile interno: come racconta Tiziano Panici, ideatore e direttore artistico, «l’idea era di venire ad abitare questo spazio in estate in parallelo all’India. Volevamo creare un ponte per connettere i due luoghi e dar loro la possibilità di darsi visibilità a vicenda». La situazione di blocco dell’India priva il festival di uno dei suoi meriti più grandi, offrire a giovani artisti la rara possibilità di calcare il palco di un teatro nazionale. «Però ogni crisi va trasformata in occasione: spero che questa lo sia per mettere luce su un altro bellissimo luogo». D’altronde è un po’ quello che il festival ha già fatto proprio con il Teatro India, dove Dominio Pubblico ha lavorato fin dagli albori. «È uno spazio in cui abbiamo investito tantissime energie, perché in quel periodo India era come questo posto, un po’ fuori mano, meno frequentato. La volontà di Dominio è sempre stata di far brulicare di vita i luoghi».

Foto Sabrina Fasanella

Come da manifesto di questa edizione, i ragazzi di Dominio Pubblico hanno ben chiara l’intenzione di rompere l’immobilità del nostro tempo. Il caso del Teatro Di Roma ne è l’emblema. «La cosa più grave in questa storia è il silenzio delle istituzioni, – aggiunge Panici – l’intervento del Ministero è stato blando e poco chiaro, quello della Regione inesistente, quello del Comune è un continuo balbettio. Ma stiamo parlando degli enti che partecipano di uno stabile pubblico, che dettano le linee della dirigenza e possono permettersi di attuare le soluzioni necessarie e mettere fine allo sciopero».

Ciò che rappresenta la fonte di fiducia e forza per Dominio Pubblico sembra racchiuso nell’essenza salvifica dell’incontro mediato dall’arte, che innerva sottotraccia tutte le attività del progetto (non solo il teatro, ma “La città agli under 25”), quanto quelle proposte durante la prima giornata di festival.
È un incontro-spettacolo il primo evento del festival: Match, ideato e prodotto dall’associazione Gli Scarti di La Spezia per ricordare la figura di Alberto Arbasino, riproponendo in forma teatrale il suo omonimo programma televisivo degli anni ’70. L’omaggio è occasione per mettere in dialogo generazioni di attori e mondi teatrali che spesso non comunicano, quello del teatro mainstream e quello del circuito della ricerca. Una sfida mediata da Graziano Graziani che ha visto dialogare Claudia Marsicano, giovane attrice pluripremiata nelle categorie under 35, con Francesca Benedetti, classe 1935, rappresentante di quel teatro della grande tradizione attoriale che stenta a lasciare in eredità i luoghi chiave della produzione teatrale italiana (il prossimo incontro vedrà al suo posto Gabriele Lavia in dialogo con Nicola Borghesi della compagnia Kepler-452). La sfida è certamente meno avvelenata di quanto lo siano state certe pagine del Match televisivo (emblematica quella con Paola Borboni e Manuela Kustermann), ma emergono i punti salienti di quel dibattito che normalmente corre su binari paralleli: tradizione e innovazione, culto della parola, ruolo e rappresentazione dei corpi. Anche gli spettatori sono invitati a schierarsi, la platea divisa a metà e il posto assegnato per criterio anagrafico. L’incontro dunque è anche tra due generazioni di pubblico, che si spostano da un evento all’altro rimescolandosi e dimenticando le reciproche appartenenze.

Foto Roberta Ungaro

È incontro anche quello tra i corpi degli attori circensi della compagnia ZeC, nella sua forma più concreta: il loro 8ième Balle è un intreccio di musica, giocoleria e acrobazia, reazione a catena di energie. Ed è ancora l’incontro tra le anime perse di Peregrinationes del Collettivo MuSeCo a condurle fuori dal quel purgatorio immeritato e imprevisto che è il nostro mondo, sullo sfondo di un paramento funebre che ricorda un sipario chiuso. Infine, è ancora incontro quello attivato e vivificato dalla voce limpida di Hallyx, al secolo Alessandra Arcangeli, con un pubblico raccolto attorno a lei in intimo ascolto, “disperatamente allegro” sotto la luna.
Ritrovarsi immersi nella possibilità dell’incontro attivata dall’arte e vedervi riflesse insicurezze, dubbi, paure del nostro tempo, ma anche entusiasmi, domande e voglia di trovare risposte: è questa l’esperienza di chi entra nell’universo sottovuoto di Dominio Pubblico. Lo squarcio è possibile, si respira di nuovo.

Sabrina Fasanella

Telegram

Iscriviti gratuitamente al nostro canale Telegram per ricevere articoli come questo

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Pubblica i tuoi comunicati

Il tuo comunicato su Teatro e Critica e sui nostri social

ULTIMI ARTICOLI

Laura Curino. Un teatro di ispirazione, per e con il pubblico

A Genova è da poco passato lo spettacolo Alfonsina Alfonsina, con la regia di Consuelo Barilari e il testo di Andrea Nicolini. Abbiamo intervistato...

 | Cordelia | dicembre 2024