Bella Bestia di e con Francesca Sarteanesi e Luisa Bosi arriva a Roma al Teatro Torlonia nel cartellone di Sgombro per la stagione Cantiere dell’immaginazione del Teatro di Roma. Dalla visione di questo spettacolo nasce una riflessione sulla nuova comicità teatrale influenzata dagli artisti e dall’immaginario di Sgombro.
Pensavo che avrei riso. E invece no. Allora torno a ragionare ancora una volta attorno all’evidenza che il teatro comico sia pieno di pregiudizi, di abitudini prevenute – tanto per gli operatori e operatrici del settore che per il pubblico pagante – rispetto alle quali ci accontentiamo di sapere già cosa andremo a vedere. E invece no. O meglio il riso non è prerogativa caratterizzante di uno spettacolo comico, e se continuiamo, specie dopo un simile periodo storico, a concepire le categorizzazioni come indicatori di scelta e di esperienza, limiteremo l’offerta culturale, il nostro sguardo e anche le potenzialità critiche degli artisti che si cimentano nella scrittura comica padroneggiando quel rischioso e precario equilibrio tra il riso e il dramma.
Se anteponiamo il “pre” (pregiudizio, preventivo, presupposto…) non percepiremo come stridenti le sguaiate risate in platea in momenti che proprio quelle risate, non è che le stiano solleticando. Anzi. Sì è vero che il pubblico è libero di ridere quanto, quando e come vuole – rischiando tuttavia di influenzare l’ascolto proprio e quello altrui rispetto ciò che accade – vero anche che la comicità scopre sempre un velo di tristezza e malinconia, vero pure che abbiamo ragionato in altra sede riguardo la “questione storica” del teatro comico, di come questo sia influenzato da contingenze sociali e dalle strategie di comunicazione; ma se è tutto vero allora, oggi cos’è il teatro comico?
Sgombro è una delle risposte. Romana certo, ma che sta dialogando sempre più con il territorio nazionale, aiutata anche dalla partecipazione di alcuni artisti e artiste al programma tv de La7, Propaganda Live. Osserviamo che quell’indipendenza definita anni fa dallo stesso Daniele Parisi come un «metterci assieme e creare un salotto intellettuale laico dal linguaggio comico, ironico e anche disperato, ognuno però con il proprio mondo» stia ora maturando verso nuovi contesti, abitandoli e mettendo in discussione la fruzione stessa del comico, le definizioni drammaturgiche e pure le cornici attorno alle quali si è finora ragionato: quelle rimarranno appese ancora per poco, i chiodi stanno cedendo e prima o poi cadranno. Al Teatro Torlonia, durante la stagione del Teatro di Roma Cantiere dell’immaginazione – da poco ripresa dopo la sospensione dovuta all’emergenza da Covid-19 – nel corso del mese di maggio e giugno sono stati programmati alcuni appuntamenti della rassegna Sgombro che si concluderanno il 2 luglio con Sgombro-varietà, ultima data estiva.
L’apertura è stata inaugurata da Pane ai circensi di e con Andrea Cosentino e Lucio Leoni, seguito da Cuoro di e con Gioia Salvatori e Aristotele’s bermuda O delle nuove categorie prêt-à-porter di e con Luisa Merloni. Poi Wanderwoman scritto e diretto da Arianna Dell’Arti con Paola Michelini; questa settimana (venerdì 11 giugno) sarà la volta di La vita è belva di e con Daniele Parisi e Ivan Talarico e, prima dell’ultima serata conclusiva, Luisa, uno sguardo oltralpe Telenovela con attori, pupazzi e umorismo di e con Marco Ceccotti, Simona Oppedisano, Francesco Picciotti e a concludere Il tempo stinge Brevi monologhi contro l’affanno di e con Davide Grillo.
«Mondo» e «disperazione» sono i poli argomentativi sui quali conviene ritornare perché quello di Sgombro, lungi dal non essere più un contenitore, a patto che lo sia mai stato, è invece un linguaggio sempre meno prevedibile, estemporaneo, in grado di dialogare con progetti altri, di “stare sul pezzo” non solamente sulla scena ma in uno scenario, quello presente, che richiede agli autori e alle autrici versatilità, intraprendenza e anche accondiscendenza. Lo dimostrano gli interventi dei podcast e la partecipazione a Metamorforsi Cabaret di questi/e attori e attrici che sarebbe un errore definire appartenenti a un format quanto piuttosto a un’idea “collaterale” di teatro comico, che questo si rivolga alla scena teatrale, pubblica, televisiva o social.
Quella dimensione familiare in cui «gli artisti si incontrano con il pubblico» e tra di loro si attualizza ormai fuori dalle mura del Nuovo Cinema Palazzo (avevamo anche parlato dell’incursione di Morici e Talarico all’Auditorium Parco della Musica), anche ora che c’è sempre più bisogno di tornare ad “occupare le idee”, qualsiasi siano i contesti pronti ad accoglierle.
Ed è sempre significativo, e mai scontato, riconoscerli tra il pubblico e vederli supportare in platea i colleghi e le colleghe sul palco. Così, nella stessa serata in cui va in scena 46 tentativi di lettera a mio figlio di Claudio Morici, il pubblico fa i conti con il crudele e lucente Bella Bestia di e con Francesca Sarteanesi e Luisa Bosi. Lo spettacolo, prodotto dalla cooperativa aretina Officine della Cultura con il sostegno della Regione Toscana e di Armunia Festival Inequilibrio, debuttò proprio due anni fa a Castiglioncello, dove lo scorso anno vedemmo, sempre di Sarteanesi, la bozza del monologo Sergio. Autobiografico, Bella Bestia è un breviario del trauma che non fa affatto ridere. Si ride ma non fa ridere. Soprattutto quando, dopo aver conosciuto le due protagoniste con vestitino e maglietta a fiori su fondo nero, sedute sulle loro sediole da riviera, con quell’indolenza afasica ma riluttante, attraverso il loro racconto in prima persona costruito tramite sprazzi di memoria ed ellissi, entriamo nel cosiddetto «periodo conservativo», il loro, che è stato una o più volte nella vita anche il nostro. A ognuno il suo.
Paratassi secca, orfana di sentimento, cinica e stringente, non ammette pacche sulle spalle, sprona piuttosto a «datte ‘na regolata» per non cedere all’autocommiserazione; la scrittura è complementare alle posture scelte dalle due attrici immobili sulla sedia, in piedi, di profilo, in alcuni momenti si allontanano dal centro scena con pochi passi diagonali per poi ritornarvi. Tutto si muove per rimanere com’è, in un’introversione di senso, in un dolore che si fa corazza. Le battute sono portate senza coloritura patetica, solo quella dialettale a volte, il timbro della voce è incastonato, con nettezza, in un momento che non sappiamo se passato o ancora presente. Deprimenti per annichilimento, i vocali maschili in voice off riempiono il buio tra un cambio e l’altro e quando torna la luce, in scena, sono sempre di più le statue dei dobermann a circondare le due donne…
«Confidiamo negli artisti e artiste che “portano un mondo”, e se a noi questo piace, è giusto quindi che ci incontriamo», così si presentava il gruppo di Sgombro e questa spinta è stata oggi confermata e accolta dalla curatela alla stagione del Teatro di Roma che ha saputo riconoscere in Bella Bestia, progetto non indigeno alla Capitale e che ha avuto ben altra gestazione, la specificità comica mai compiacente, severa per rigore, dall’intelligenza sensibile e dalla logica sarcastica, caratteristica dell’autorialità di Francesca Sarteanesi e Luisa Bosi cresciute entrambe in due ormai storiche compagnie: Sarteanesi ne Gli Omini (Prato) e Bosi con Murmuris (Firenze). Bella Bestia è proprio quell’ “e invece no” comico, quella lancetta dei secondi dell’intimità che a un certo punto, non si sa quando né perché, si incastra e la vedi fare avanti e indietro, indietro e avanti, impasse grottesca, smorfia beffarda che durerà giusto il tempo maledettamente, e strettamente, necessario.
Lucia Medri
Teatro Torlonia, Roma – giugno 2021
BELLA BESTIA
di e con Francesca Sarteanesi e Luisa Bosi
Produzione “Officine della cultura”