Cantieri San Paolo è il nuovo progetto di rigenerazione urbana curato da Dominio Pubblico e realizzato con il sostegno della Regione Lazio nell’ambito dell’Avviso Pubblico Lazio Street Art
Non ricoprono, quanto innervano, non sono decorazioni ma segni, non si dispiegano su muri come se questi fossero fogli bianchi sui quali dipingere qualsiasi cosa, ma organicamente delineano volti e corpi “urbanizzati” con un proprio passato identitario. Stiamo parlando dei graffiti e murales che a Roma meravigliano il nostro sguardo, stupito agli angoli delle strade, disteso sulle pareti cittadine, dando visibilità a luoghi dapprima inosservati, come in un post-Barocco emerso da nuvole di spray e aerografi. In un momento storico di riaperture, della necessità di spazi all’aperto, quella promossa dalla Regione Lazio è un’azione nata nell’ambito dell’Avviso Pubblico Lazio Street Art e supportata da una proposta di legge di cui a giorni si definirà il regolamento attuativo. All’interno di questa costruzione di nuovi percorsi urbani destinati a stimolare flussi di socialità e scambio per la salvaguardia del territorio, la sua contemporaneità e futuro, si colloca Cantieri San Paolo, il nuovo progetto di Dominio Pubblico sostenuto dal Municipio VIII: «un’occasione di ricerca – come ricordato da Amedeo Ciaccheri, presidente del municipio, durante la presentazione in diretta streaming nello Spazio Rossellini Polo Culturale Multidisciplinare del Lazio – per esperienze di arte pubblica volta a costruire un percorso che possa accompagnare le opere e le connessione che queste attivano con la comunità».
«Una sfida di rigenerazione urbana che non nasce oggi ma che si è stratificata nel corso degli anni grazie ai millennials, sono loro che hanno contribuito a trasformare quello che era un movimento underground in una forma d’arte, e in questo processo si inserisce il nostro pensiero sulla città e la multidisciplinarietà» ha ribadito Tiziano Panici, direttore artistico di Dominio Pubblico e Project Manager Cantieri San Paolo. L’iniziativa rinnova le dinamiche spaziali e culturali nel rispetto del quartiere romano di Valco San Paolo articolandosi su due progetti principali: Tiber Courtyards, dell’artista Greg Jager e a cura di Michele Trimarchi, che vede il re-design di due campi da basket disseminati lungo la zona urbanistica; e One Take Project dell’associazione Dominio Pubblico con la guida dell’artista Gojo (al secolo Paolo Colasanti), tre opere murali realizzate dagli artisti Leonardo Crudi ed Elia ‘900 nel complesso architettonico dell’Istituto di Istruzione Superiore Statale Cine-tv Roberto Rossellini, a ottanta anni dal primo film del regista al quale la scuola è dedicata. A questi si aggiunge anche il programma di Open MA®T che con virtual tour e laboratori nel quartiere di Montagnola dal 4 al 7 maggio porterà alla scoperta le opere di 14 artisti presentate per 650mq di street art sulla Memoria, tra questi Alessandra Carloni, Alice Pasquini / UNO, Claudio, Collettivo 900, Dez Midez, Jerico, Krayon, Lola Poleggi, Lus57, Marta Quercioli, Emanuele Olives, Orgh, Zara Kiafar e Paolo, Gojo, Colasanti. Il progetto Millennials A®T Work è promosso da Roma Culture ed è vincitore dell’Avviso Pubblico Contemporaneamente Roma 2020-2021-2022 curato dal Dipartimento Attività Culturali.
E se è vero che «un progetto non salva una città» è risaputo però quanto questo possa far emergere, e provare a colmare, le contraddizioni del tessuto urbano nel quale viene promosso e anche le tensioni che lo animano. «Questa forma di arte urbana non mette d’accordo, ci sono state infatti anche delle difficoltà ma credo che Cantieri San Paolo possa cucire insieme le relazioni e gli spazi». Basandoci sulle parole di Panici, diremmo allora che un fenomeno estemporaneo come quello della Street Art è diventato, grazie all’azione progettuale e l’ascolto istituzionale, un cantiere dedicato ai processi, alla loro evoluzione e soprattutto al pensiero lungimirante per la creazione di spazi culturali aperti che generano altrettanti nuovi spazi, in una crescita continuativa e virtuosa sia culturale che sociale. «In questo senso il Municipio VIII ha fatto delle scelte molto importanti – continua Panici – diventando una vera e propria “cattedrale della street art” più vicina ai giovani. Anche Silvia Cifani, Prof.ssa di Comunicazione e Attività Culturali dell’Istituto Rossellini, ha sottolineato il valore civico di questa azione: «oltre al professionismo, noi prepariamo i futuri cittadini a vivere in una comunità educata e educante».
Ottimista è l’artista Gojo che con strenua convinzione e fiducia ci dice che «serve un piano continuativo, “da cantiere” appunto, perché le idee giuste applicate alla città se sono seguite e sostenute dalle istituzioni possono salvarla». Delle sue parole colpisce il rispetto precipuo per il lavoro da lui studiato e poi disteso nei e per i luoghi. Paolo Colasanti, Gojo, è un artista antropologo interessato al passato storico degli spazi, alla cura di ciò che li caratterizza da anni e come all’interno di essi si possa o meno inserire la sua azione artistica: «per il muro dell’Istituto Rossellini ho agito nel rispetto della colorazione originale delle pareti della scuola scegliendo una scala cromatica di rossi che non fosse invasiva per il luogo ma che, rendendolo vivibile e familiare, ne spiegasse la storia. I muri non sono delle tele sulle quali un io imperante dipinge se stesso». «Perseverare controvento» è la pratica di Greg Jager, «tutti i miei lavori nascono con una serie di pensieri, una ricerca fluida che passa da un progetto all’altro senza che ci sia un inizio o una fine. È sempre un discorso relazionale che deve porsi in ascolto delle esigenze del territorio, e non penserei mai di applicare una visione verticale ai progetti a cui lavoro perché altrimenti non sarebbero funzionali». Dalla sua azione artistica per i due campi da basket è infatti scaturita un’assemblea di residenti e gruppi di ragazzi per i turni di utilizzo del campo, la sua manutenzione e decoro. Così quella «multidisciplinarietà corale» alla quale è tornato spesso l’artista durante il dialogo avuto, è diventata strumento per l’attivazione di domande determinando un riscontro comunicativo e comunitario.
Al di là delle definizioni più consolidate che stanno provando a definire in fieri il concetto di urbanismo tattico e la sua rilevanza a livello europeo, è alle riflessioni di Michele Trimarchi, economista della cultura e direttore del progetto Tools for Culture, che torniamo per contestualizzare quanto l’operato di questi artisti abbia come effetto una sempre maggiore «istituzionalizzazione della street art che attraverso una scommessa orizzontale si faccia interprete dello spirito del tempo presente. Le dinamiche della città stanno cambiando, nella prospettiva futura scompaiono centro e periferia e cambiano anche i paradigmi di spazio e tempo». La pandemia ha modificato inevitabilmente, e continuerà a farlo, anche i paradigmi di fruzione culturale e non possiamo che soffermarci quanto la spinta propulsiva di questi progetti in ambito sustainability e impact investing sia determinante per la ripresa culturale, per il sostegno al rinnovato bisogno di socialità e alle rispettive strategie di reinserimento graduale, per la creazione di spazi di aggregazione, per una gestione, appunto, tattica o, come preferisce definirla l’artista Gojo, decisamente strategica: «con la tattica si vince una battaglia, con la strategia una guerra. Ed è una battaglia quella che dobbiamo portare avanti per rivendicare la necessità di azioni per la città che siano quanto più specifiche e “umanistiche”, perché è proprio attraverso gli “urbanismi” che si trasmette l’impegno etico e morale per la città che abitiamo».
Lucia Medri