HomeArticoli#sottocento. Ricostruire il tessuto sociale partendo dai piccoli teatri

#sottocento. Ricostruire il tessuto sociale partendo dai piccoli teatri

#sottocento. Inchiesta sui piccoli spazi teatrali indipendenti a un anno dalla pandemia. Nel 8° appuntamento intervistiamo il Piccolo Teatro degli Instabili di Assisi (PG).

#sottocento vuole indagare insieme alle direzioni artistiche degli spazi più esposti (piccoli teatri, indipendenti, ecc.), quali siano state le problematiche affrontate e da affrontare, quali le strategie di sopravvivenza messe in atto – economiche  artistiche e umane. Leggi l’introduzione completa

Abbiamo posto le 6 domande di #sottocento a Fulvia Angeletti – direzione artistica Piccolo Teatro degli Instabili di Assisi (PG).

 

Abbiamo chiesto ai teatri intervistati di mandarci la foto di una loro poltrona, o sedia di platea, con un oggetto simbolicamente importante.

Quali attività avete messo in campo per reagire a quest’anno di pandemia?

La timida riapertura dei mesi estivi del 2020 ha costituito l’occasione, con tutte le incertezze del caso, per rimettere in moto le nostre attività. Come prima cosa abbiamo deciso di rincontrare i tantissimi allievi che frequentano i nostri laboratori, attraverso l’utilizzo di luoghi all’aperto che ci hanno fatto prendere nuovamente confidenza con il corpo nello spazio, dopo il torpore del lockdown. Già dal mese di giugno abbiamo sperimentato un nuovo format nello sconfinato Stadio degli Ulivi di Assisi: un’esperienza bellissima che ha permesso ad oltre 20 allievi attori seguiti da Samuele Chiovoloni e Caterina Fiocchetti, di tornare in scena con uno spettacolo originale dal titolo Passi Instabili per un Teatro Organico. L’esigenza di offrire alla città un programma di eventi di alto profilo, ha dato vita a una rete di associazioni operative nel territorio, in cui ci siamo messi a lavoro per realizzare “Assisi onLive” un’importante rassegna di musica, teatro e poesia. Come Piccolo Teatro degli Instabili abbiamo quindi recuperato il concerto finale previsto all’interno della Stagione 19/20, organizzato altri spettacoli in spazi non convenzionali e ideato “su misura” 2 nuovi Laboratori:  “A Teatro nel Bosco” presso il FAI-Bosco di San Francesco, rivolto esclusivamente ai bambini condotto da Giulia Zeetti e “In-col-to – Pratiche di biodiversità”, un’esplorazione “itinerante” di danza e movimento a cura di Lucia Guarino. Ma la brusca chiusura dei Teatri nel mese di ottobre e l’ordinanza regionale umbra che da 5 mesi ha fermato ogni attività promossa dalle associazioni culturali, hanno bloccato qualsiasi iniziativa in presenza, nonostante l’attivazione di ulteriori e più ampi locali cittadini inutilizzati. Attualmente stiamo lavorando a un progetto originale di comunità dal titolo Ogni angolo, ogni pietra – Immaginario poetico/teatrale della Città, un vero e proprio “tour artistico e sentimentale” di Assisi, composto da otto momenti performativi. Si svolgerà in estate ma i preparativi sono già in corso. Al centro di questa nuova proposta saranno i contributi scritti dei cittadini e non solo, selezionati attraverso una “call for memories” sui social in cui si chiede «Qual è il vostro luogo del cuore ad Assisi? Il posto o paesaggio a cui siete più legati e perché». Nell’impossibilità di svolgere regolarmente la stagione 2020/21, abbiamo quindi provato a immaginare una formula che possa consentire alla cittadinanza (e non solo) una riappropriazione fisica e politica della città post lockdown, ponendosi con uno sguardo originale e nuovo che crediamo meriti di vedere la luce. I ricordi, gli aneddoti e le suggestioni saranno raccolti e selezionati da un comitato artistico, che si occuperà anche di definire una “mappa sentimentale” della città e di elaborare una drammaturgia condivisa e la realizzazione di performance site-specific. Inoltre stiamo lavorando a due nuove produzioni originali, una di danza e una di teatro ragazzi, oltre a scrivere progetti in rete con altre Associazioni per cercare di mettere in atto nuove possibilità.

Quali contributi statali, regionali o comunali siete riusciti a intercettare?

Come altre realtà simili, la scorsa estate abbiamo ottenuto il contributo messo in campo per l’extra Fus. Abbiamo poi ricevuto un piccolo sostegno da parte della Regione e il Comune di Assisi (che fino a prima della pandemia ci ha sempre sostenuto) ha provveduto a saldare il contributo stanziato per la Stagione 19/20 ma tutto si è fermato dall’autunno 2020 in poi senza avere nessuna certezza rispetto al futuro. Ad agosto abbiamo partecipato a un bando della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia che ha accolto il progetto “Ogni angolo, ogni pietra” e lo sosterrà attraverso un contributo.

Valutando la situazione attuale dal punto di vista economico e organizzativo, quanto potete sopravvivere ancora?

È molto difficile prevederlo, ma senza sostegni sicuri e soprattutto senza la necessaria attenzione dello Stato e delle amministrazioni locali, sarà estremamente complicato far fronte a tutte le spese e programmare le attività e le stagioni future all’interno del nostro spazio.
La nostra ferma volontà di fare progetti si scontra continuamente con limiti di ogni tipo, se non si costruisce insieme la visione del domani.

Con le condizioni sanitarie attuali riaprireste il vostro teatro?

Desideriamo ardentemente riaprire il teatro, renderlo fruibile, aprirlo alla cittadinanza e agli artisti. Nelle nostre intenzioni c’era e c’è proprio quella di tenerlo aperto tutti i giorni, anche perché si tratta di un luogo ricco di fascino nel cuore di Assisi e soprattutto perché il Teatro resta un presidio culturale e sociale dal valore unico (“Dilettando Insegna” è il motto dipinto sul nostro arcoscenico). A settembre avevamo già previsto il distanziamento, attraverso tavolini illuminati a lume di candela come agli inizi della nostra storia, in una sorta di cafè-chantant caldo e accogliente. Le attuali condizioni sanitarie però darebbero l’accesso ad un pubblico di sole 25 persone. È chiaro che in queste condizioni non si può pensare che a delle iniziative extra-ordinarie. Per questa ragione cerchiamo di attivare anche altri spazi puntando come tutti sull’estate e soprattutto su un piano vaccinale più rapido e efficace possibile.

Cosa chiedete adesso alla politica nazionale, agli enti locali e alle grandi istituzioni culturali (teatri pubblici, musei, università,  fondazioni….)?

Quello che chiediamo è una presa di coscienza reale della assoluta necessità di rimettere la Cultura in primo piano per una rinascita, con la consapevolezza che è proprio dai piccoli teatri cittadini, portati avanti con il diretto contatto con la comunità, che si può ricostruire un tessuto sociale distrutto dalla pandemia. Non è attraverso le immani spese investite su piattaforme digitali che uno Stato dimostra di pensare veramente a un “nuovo Rinascimento”. Non è attraverso parametri e requisiti rigidi che si dà un concreto aiuto. Le amministrazioni locali che hanno il rapporto quotidiano con le nostre realtà devono sostenerci, parlare di noi, coinvolgerci, perché i piccoli centri come il nostro (e nel caso di Assisi, piccola per dimensioni ma grande per la portata culturale/artistica/spirituale della sua storia) già desertificati per i problemi legati allo spopolamento, devono essere valorizzati e considerati come veri e propri “scrigni” di bellezza vivi e funzionanti. Le grandi istituzioni culturali non possono prescindere da chi lavora dal “basso”, da chi conosce profondamente i bisogni della popolazione. Si devono attivare collaborazioni reali e offrire possibilità inedite. Il Piccolo Teatro degli Instabili è stato ideato, costruito, fatto nascere da zero dalla mia famiglia di ristoratori (Carlo e Antonietta Angeletti) nel 2002 – nel periodo del post terremoto – recuperando un luogo bellissimo ma abbandonato (una ex chiesa sconsacrata) e riportando dopo anni il pubblico a teatro. Fin dalla sua fondazione “Gli Instabili” rappresenta un riferimento essenziale per la cultura, lo spettacolo dal vivo e per la socialità, andando a colmare un vuoto paradossale in una città che per decenni è stata privata del suo teatro comunale e svolgendo quindi delle funzioni quasi pubbliche pur trattandosi di un teatro privato, mettendosi sempre a servizio della comunità. Riconosciuto da artisti di fama nazionale per essere uno spazio pronto ad accogliere ogni forma di teatro contemporaneo, ha avuto l’onore di ospitare da sempre spettacoli importanti, rendendolo una vera e propria fucina creativa che intreccia linguaggi e esperienze diverse. Un patrimonio del genere non può essere ignorato. Ha un valore collettivo troppo importante considerando il coinvolgimento quotidiano di spettatori e allievi di tutte le età. 

Ci raccontereste un’attività, messa in campo in questo periodo da un’altra realtà teatrale, che vi ha interessato o colpito?

Parto dal fatto che il comparto dello spettacolo dal vivo nella sua totalità sta affrontando difficoltà inaudite e nonostante questo si spendono quotidianamente tutte le energie per tenere comunque vivo il rapporto con il pubblico, pensando a soluzioni e progettando incessantemente per continuare a dare il proprio contributo alla cultura e alla società. Il nostro è un pubblico variegato e con bisogni differenti che non possono essere soddisfatti o sostituiti attraverso azioni digitali a tappeto. Siamo connessi 24 ore su 24, costretti a una immobilità fisica e mentale sempre più faticosa da sopportare e i linguaggi del teatro non si possono appiattire dietro uno schermo in una fruizione passiva che è lontana dalla sua natura. Soprattutto perché per fare “prodotti” artistici adeguati c’è bisogno di avere importanti risorse economiche a disposizione… Sicuramente, un modello da prendere in esempio nell’ambito delle istituzioni culturali pubbliche, è quello messo in atto dal Teatro Metastasio di Prato: azioni concrete con il Gruppo Artistico di Lavoro, ricerca, innovazione, la nascita di una nuova rivista culturale… Un fermento creativo portato avanti con determinazione e rispetto. Pensando invece a una realtà indipendente a me vicina, sia geograficamente che per la passione nello svolgere questo lavoro, il Teatro Thesorieri di Cannara (PG) si distingue per l’impegno di “Strabismi” (collettivo di giovani professionisti e non solo) che da anni realizzano un Festival e molte altre iniziative, facendo rete e coinvolgendo compagnie e artisti emergenti di tutto il territorio nazionale. Sono molte le realtà che meritano di essere menzionate. Grazie anche a questa inchiesta possiamo venire a conoscenza di tanti progetti da seguire facendo nascere magari future collaborazioni.

Piccolo Teatro degli Instabili (Assisi) per #sottocento

Sei un teatro indipendente e vuoi partecipare all’ inchiesta #sottocento? Scrivi a redazione@teatroecritica.net per inviare le tue risposte e allega anche un’immagine di una seduta della vostra platea sul quale è visibile un oggetto importante per la vostra storia e il vostro presente.

Leggi le altre interviste dell’inchiesta #sottocento

Leggi articoli e riflessioni su Coronavirus e teatro

Telegram

Iscriviti gratuitamente al nostro canale Telegram per ricevere articoli come questo

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Pubblica i tuoi comunicati

Il tuo comunicato su Teatro e Critica e sui nostri social

ULTIMI ARTICOLI

Laura Curino. Un teatro di ispirazione, per e con il pubblico

A Genova è da poco passato lo spettacolo Alfonsina Alfonsina, con la regia di Consuelo Barilari e il testo di Andrea Nicolini. Abbiamo intervistato...

 | Cordelia | dicembre 2024